Trama: Immaginiamo un uomo comune del millennio digitale catapultato in un inaspettato viaggio analogico. È quello che succede a Ennio Storto, il nostro protagonista, che si ritrova improvvisamente in un 2023 alternativo dove la tecnologia si è fermata per sempre agli anni ’90. Ma quello che nasce come un disastroso imprevisto può evolvere in un’avventura straordinaria, in cui Ennio scoprirà un nuovo lato di sé.
Maccio Capatonda è a buon diritto uno dei comici più apprezzati degli ultimi anni, portatore sano di umorismo demenziale, molto molto non-sense. Quando Marcello Macchia, quindi, aka Maccio, fa un film, quindi, il minimo che possiamo fare è dedicargli tutta l’attenzione che merita. Nella sua ultima fatica, Il migliore dei mondi, Capatonda scrive una storia a sua immagine e somiglianza, credibile e divertente. Come vedremo nella recensione di Il migliore dei mondi, disponibile su Prime Video dal 17 novembre, Maccio c’è ed è perfetto in questo intrigrante mix di fantascienza e commedia.
La trama: 2023 o 1999?
Ve lo ricordate il capodanno del 1999, quando l’arrivo del 2000 ci sembrava un salto nel vuoto, emozionante e al tempo stesso spaventoso? Tutto sembrava possibile, e invece… Invece è rimasto più o meno quasi tutto invariato. Certo, internet e i social hanno stravolto il nostro mondo, consegnandoci una realtà fatta di acquisti online, appuntamenti online, recensioni online, amori online. Ma delle macchine volanti nemmeno l’ombra, per dirne una e queste ce le aspettavamo un po’ tutte e tutti. Il preambolo serve per introdurre il personaggio di Ennio Storto, esperto di elettronica, titolare di un negozio che conduce assieme al fratello Alfredo (Pietro Sermonti, favoloso), e soprattutto un uomo calato nel suo tempo. Fa l’influencer consigliando ai follower le migliori luci per il water, cambia ragazza ogni sera, ma non rinnega l’onanismo, ha una casa completamente tecnologica di cui Alexa è regina sovrana.
D’un tratto, il suo universo implode. Alla festa di compleanno di Alfredo incontra una Viola e il suo cuore batte all’impazzata. Questa ragazza naïf, al contrario di Ennio, non è fatta per un mondo ipercomputerizzato. Lei è una fiera utilizzatrice del modem a 56k e quando chiede e Ennio di aggiustarlo, succede il patatrac. Ennio viene improvvisamente catapultato in un nuovo presente. Un multiverso in cui la tecnologia, dopo il Millennium Bug, è rimasta agli anni ’90 ed è considerata illegale. Riuscirà il povero Ennio a fare a meno dello smartphone e a tornare nel suo oggi? Potrà aiutarlo solo Viola. Anzi no: potrà aiutarlo solo un certo Stefano Lavori che vive a Copertino, in provincia di Lecce.
Ritorno al presente
Che poi il punto è tutto qui: perché bisogna tornare in un presente che a volte ci ingabbia? La risposta del film fortunatamente non è ordinaria, anzi. Se ci pensate, la comicità di Maccio è quanto di più lontano esista dalla convenzionalità. Essa si nutre della banalità delle frasi a effetto, per smontarle pezzo per pezzo. Non è una via facile da seguire, perché il pubblico può avere la sensazione di essere preso in giro nelle sue certezze, quindi è facile deragliare. Però in questo caso, l’ironia tagliente di Capatonda è un’ottima chiave di lettura della storia, la libera dal romanticismo fasullo e dalla sterile riflessione sui bei tempi andati.
Grazie a uno script ben calibrato sugli interpreti, la commedia di Maccio riesce a essere contemporanea, ma anche sanamente nostalgica. Ascoltare il suono del modem 56K ha un effetto straniante, così come vedere Blockbuster e il Nokia 3310 e le sue suonerie. Ma fosse solo questo, sarebbe un film come tanti altri, che gioca sulla mancanza di un certo passato per funzionare. Il rischio che si approdasse al concetto di “si stava meglio quando si stava peggio” era alto, dunque. In realtà, e questo il film lo dice a chiare lettere, si sta bene solo quando davvero non si rinuncia alla nostra umanità, con o senza smartphone. Certo, con lo smartphone e la fibra superveloce è più facile.
Non ci resta che ridere
Il migliore dei mondi rilegge anche il tema dei viaggi nel tempo con un certo acume. Ne rispetta la struttura canonica, ma con intelligenza. Da un lato c’è la comicità scatenata dalla classica situazione dell’uomo contemporaneo sbalzato in una realtà che non riconosce. Dall’altra la riflessione (non banale) sul senso di una società in cui “mancano i veri nemici” per citare Alfredo, dove ci troviamo un filo spersonalizzati. Ci passano davanti, non lo neghiamo, le immagini di Massimo Troisi e Roberto Benigni catapultati a Frittole quasi nel 1500 e capiamo quanto uno spunto visto e stravisto possa diventare l’origine di una storia raccontata in maniera nuova, strizzando l’occhio alle mille contraddizioni di un presente incasinato.
Dove non può esserci originalità, allora, Maccio Capatonda fa quello che sa far meglio: ideare un personaggio molto riconoscibile e imperfetto, che prova in tutti i modi a incastrarsi in un nuovo-vecchio universo dominato dal Pentium 2 e dalle stampanti a getto d’inchiostro. Ennio ci riesce a patto di capire davvero quali siano le cose davvero importanti, abbandonando il suo iper controllo, l’incapacità a gestire gli imprevisti. Viola (Martina Gatti) è l’imprevisto per antonomasia e la sua verve mette a dura prova Mr. Storto ma lo rende più umano. Il migliore dei mondi è decisamente un prodotto sopra la media, con una regia curata e non scontata. E al netto di una storia che accelera troppo nel finale rispetto alla giusta lentezza con cui l’epilogo è stato costruito, è una commedia davvero divertente e godibile. E che vi farà apprezzare internet super veloce.
La recensione in breve
Il migliore dei mondi di Maccio Capatonda è una commedia intelligente sulla problematicità di un presente che sembra darci libertà e invece, poco alla volta, ci incatena. Ma siccome è Maccio a spiegare questo concetto, si ride anche tanto.
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Voto CinemaSerieTV