Sam Neill ha ricordato, all’interno della sua recente autobiografia, l’incontro con Robin Williams, morto suicida nell’agosto 2014 a 63 anni; nelle pagine di Did I Ever Tell You This, Neill ricorda il periodo passato con il famoso attore comico, durante la lavorazione de L’uomo bicentenario, di Chris Columbus: “si tratta della persona più triste che io abbia mai conosciuto”, si legge nel libro.
Neill ricorda così il periodo passato sul set con Williams, tra lunghe chiacchierate e momenti di spensieratezza nei camerini: “Parlavamo di tutto e di più, a volte persino delle scene che stavamo per girare; era un uomo titanicamente, scandalosamente ed irreprensibilmente divertente; era irresistibile”. Ma non tutto quel che luccicava era oro: “Era ricco, famoso, aveva degli splendidi figli, la gente lo amava…aveva il mondo ai suoi piedi. Eppure, ho provato per lui una pena che mi riesce difficile esprimere; era l’uomo più solo che mai abbia abitato questo solitario pianeta; mi è sembrato un uomo inconsolabilmente solo e profondamente depresso”. Ma, aggiunge Neill, l’umorismo era per Williams arma di salvezza: “Le battute sgorgavano da lui come da una fontana, faceva piegare tutti in due dalle risate. E quando questo succedeva, lui era felice.”
Robin Williams, come detto, si è tolto la vita nell’agosto del 2014, a 63 anni; due anni prima, aveva ricevuto una diagnosi, poi rivelatasi errata, di Parkinson; l’autopsia avrebbe invece rivelato che Williams era affetto dalla demenza da corpi di Lewy, una forma di demenza senile. Zak Williams, figlio del famoso attore, ha rivelato durante un podcast quale fosse lo stato d’animo del padre durante il decorso della malattia, e i dubbi sulla diagnosi iniziale: “Per lui è stata dura, si sentiva frustrato; aveva problemi a concentrarsi, problemi legati all’emotività, e anche da un punto di vista neurologico, non si sentiva a posto, era davvero molto a disagio; oltretutto, i sintomi non combaciavano del tutto con quelli del Parkinson.”