In Berlinguer ti voglio bene, film del 1977 di Giuseppe Bertolucci, Roberto Benigni interpreta Mario Cioni, un ragazzo di origini umili, sessualmente frustrato e oppresso da una madre rigida e autoritaria. Incapace di stabilire alcun contatto con le donne, Cioni passa il suo tempo bighellonando con gli amici, immerso nel mito di Enrico Berlinguer, carismatico leader del Partito Comunista italiano. Mario cerca senza successo di entrare nelle grazie di un’avvenente compaesana, conosciuta in una balera. Quando finalmente l’obiettivo sembra raggiunto, Cioni subisce un crudele scherzo da parte degli amici, i quali gli fanno credere che l’amata e insieme odiata madre sia morta.
Disperato, il giovane fugge per le campagne, gridando al vento tutto il suo dolore in un lungo e a tratti incomprensibile monologo farcito di volgarità, turpiloquio e frasi completamente prive di alcun senso logico – grammaticale, di cui vi proponiamo video e testo integrali. Per quanto possibile, abbiamo cercato di riprodurre e spiegare il più fedelmente possibile il flusso torrenziale di parole pronunciato. Avvertenza: i prossimi paragrafi contengono scurrilità, riferimenti sessuali espliciti, e argomenti non adatti a tutti i lettori.
Arrivato stremato in città sotto una pioggia battente, Mario si ferma presso il cartellone pubblicitario del Circo Lina, riflettendo sulle ingiustizie di una vita passata a seguire i dettami imposti dalla Chiesa; il giovane, incapace di metabolizzare il dolore per la morte della madre, pensa di masturbarsi all’aperto, ma desiste, dopo aver rinvenuto una bottiglia di Cola nella patta dei pantaloni.
La scena, comunque potente nella sua stranezza, fu pesantemente tagliata, nella parte iniziale della fuga in campagna, già a partire dal 1988; per anni, il film sarebbe dunque circolato monco dei deliri del Cioni. La versione originale del delirante flusso di coscienza sarebbe poi riapparsa in un’ edizione VHS a tiratura limitata nel 2000, per poi trovare definitivamente posto nell’edizione integrale in DVD doppio disco, pubblicata nel 2006.
La, l-la merda della maiala de degli stronzoli ne’ culo de’ le poppe pien di piscio, con… con gli… con gli… con gli stronzoli che escon dalle poppe de’… de’ budelli, de’… de’ vitelli…
con con l’… con l’… le cosce della sposa che gl’ che gli sciorte fra l’… fra le cosce troppe… troppi e’ seghe dentro iccazzo tro… troppi tr – troppi… troppi cazzi dentro i’ culo che… che gli spuntan dalle cosce che… gl… che gli tornan… dal, dalle… dal, dalle gambe…
con la mamma ne’ pompino… del… della nonna che gl… che gli sc… che gli sch… schianta… dal… dalle… da… da i’ su corpo che gli leccano la schiena poi gli spu… gli sputa ne’ coglioni e gli lecca ni’ groppone!
Schiantasse tra le zolle che si striscia trai… trai… tra mezz’all’erba che che coi’ belle mamme tutte ignude che si struscian dalle file e si sgroppano con… con la schiena,
con le poppe sbatacchiate su… senza latte, che si scopran tra tra le mucche, che che si carezza, infila gni sorte in mezz’all’erba che… gli gira mezz’a’ denti, e ci sputan quand’è in terra, e gli mettano le seghe ne nella fica e… e si gode… tutti insieme si e si gode tu- tutti insieme, e si piglia….
Segue la parte censurata in cui la fantasia orgiastica del Cioni raggiunge picchi di invidiabile surrealismo linguistico; l’articolazione delle parole è sempre più difficoltosa e il discorso senza inizio né fine del giovane si interrompe di colpo mentre la pioggia imperversa sempre di più
Coll’amici sittorna da’ parenti.. col babbo che non viene.. e si scatena… tra le palle che… che si gonfiano.. il corpo tutto pieno.. si schianta all’improvviso… con la fica striminzita… gli bolle nelle cosce con le poppe… sudaticce.. gli si schianta le palle.. gli ci levano i coglioni… gli ripiglian la su’ nonna, la riportano… la maiala…. e le mucche che lo guardan da lontano… col groppone insudiciato.. elle cosce no si sposa co i’ marito il parente…
Le schianta e si ripiglian’il parente ma chi chi lo piglia ‘sto parente, coi peli… da schiacciati… col pelo tutto ‘nseme… li leva dalla bocca, lo risputa sette volte [bofonchia].. gli stronzoli… co con la carne de dentr’i ‘corpo co’ i’ corpo de la de la carne e e la mamma co’ co’ sdraiata tra le zolle che che gl… gl… gli rimena le le zolle e ritornan… gli tornan sulla terra… gli lavano col piscio… e gli schiantano i parenti…. ne levano tre vorte e li riportano di sotto..
Ricompostosi, il Cioni vaga per la città sotto una pioggia torrenziale finché non decide di ripararsi sotto un ponticello; qui, sempre più solo, riflette sulla morte della madre, maledicendo i dettami religiosi che impediscono di godere (in tutti i sensi) dei piaceri della vita terrena.
Morta. Morta la mamma. Io sono vivo, io sono il figliolo vivo di una mamma morta. Dove sarà andata? Inferno, purgatorio, paradiso, uno due x.
Bestem… l’inferno, te tu bestemmi e i’ diavolo gode, bestemmio io e dio s’incazza.
Te sotto terra e i’ diavolo ragiona, e io sotto i’ ponte e dio zitto.
Silenzio. Silenzio no, dio non non discute.
Te all’inferno co co’ i’ caldo de’ diavolo e io co’ i’ freddo de’ dio.
Allora, paradiso uno uno sta tutta la vita tutta la vita senza tirassi seghe pe’… pe’ andare in paradiso, poi tu mori tu ci vai, dice ‘oh, ora mi potrò fare du du’ o tre seghe in pace, son morto dalla voglia, arriva Iddio magari dice ‘Alt! Vietato! Seghe ci si tirano all’inferno! No allora scusa… allora, allora ho sbagliato! No io volevo, son venuto qui pe’… sbagliato, son morto.
Dalla mamma, bada qui me mi tiro, ora mi tiro 700 seghe, prima di morire, poi vo’ all’inferno gli dico a i’ diavolo, ‘Guarda ier sera prima di morire mi tirai 700 seghe. Dice ‘bravo, pe’ premio ti fo un pompino, godi!’
Tzè, e’ gode. Ci vo davvero. Via. Almeno vo’ dalla mamma. Ora parto, comincio. Almeno vo’ dalla mamma, dio bono, tanto che m’importa… Via con la prima sega, capito?