Il film: Bird, 2024. Regia: Andrea Arnold. Cast: Barry Keoghan, Franz Rogowski, Nykiya Adams,
Jason Buda . Genere: Drammatico. Durata: 119 minuti. Dove l’abbiamo visto: al Festival di Cannes, in lingua originale.
Trama: La 12enne Bailey vive col padre Bug e suo fratello maggiore Hunter in uno squat nel Nord Kent mentre cerca di sopravvivere a una vita di degrado e a un corpo in cambiamento che non riconosce più.
A chi è consigliato? A chi non è interessato tanto a un iter narrativo quanto ai rapporti umani.
La selezione dei film in concorso al Festival di Cannes riserva sempre molte sorprese: una di queste è sicuramente Bird di Andrea Arnold, commovente ma al tempo stesso potente storia di formazione ambientata in un degradato sobborgo del Nord Kent. Protagonista della narrazione è Bailey, dodicenne sveglia e indipendente in perenne lotta con un contesto sociale difficile e con tutte le sfide che un periodo complesso come quello dell’adolescenza porta inevitabilmente con sé. Ad arrivare in suo soccorso sarà Bird, forestiero bizzarro e dall’animo buono che accompagnerà la ragazza in un viaggio alla scoperta di se stessa e della propria forza.
Come vedremo nella nostra recensione di Bird, il quinto lungometraggio della regista britannica riflette sul concetto di identità e di senso di appartenenza, sul difficile passaggio dall’infanzia all’età adulta, e sulla necessità di scovare la bellezza anche nelle crepe dei contesti più avversi. Lo fa attraverso una regia attenta e sensibile e sfruttando l’ottima performance dei suoi attori protagonisti, tra i quali troviamo anche Barry Keoghan.
Vita di periferia
In un sobborgo di Gravesend, nel Nord Kent, abita Bailey (Nykiya Adams), una ragazzina di 12 anni che dimostra più della sua età, come tutti i ragazzi di quella comunità senza prospettive, segnata dal degrado e dalla delinquenza giovanile. Vive con il padre Bug (Barry Keoghan), apparentemente disinteressato all’accudimento dei figli a favore del suo imminente matrimonio e dei modi più impensabili per fare soldi facili, e con il fratellastro quattordicenne Hunter (Jason Buda), una sorta di vigilante mascherato, facente parte di una piccola gang locale. Per Bailey le giornate scorrono senza uno scopo preciso, in continua lotta con il suo corpo che cambia e con la perenne apprensione per l’incolumità delle sorelline e del fratellino minori, costretti a vivere con la madre e il fidanzato violento di lei. A cambiare per sempre la sua vita, però, sarà l’incontro con un forestiero gentile ed eccentrico di nome Bird (Franz Rogowski), alla disperata ricerca delle proprie radici.
Un incontro per trovare se stessa
Bird è un affascinante racconto di formazione che segue il percorso di Bailey, una dodicenne alla ricerca non solo del proprio posto nel mondo, ma anche di un senso di appartenenza dentro di sé; immersa in un ambiente familiare dove sembra non trovare alcun tipo di sostegno e interesse, e con un corpo che inizia ad affrontare i cambiamenti destabilizzanti della pubertà, Bailey si ritroverà infatti a lottare contro una serie di sfide sia esterne che interne. Tuttavia, il destino le riserva una svolta inaspettata quando incrocia la strada di Bird, un’anima errante dall’animo buono interpretata magistralmente da Franz Rogowski. Un incontro che si rivelerà non solo un evento casuale ma, soprattutto, un catalizzatore di cambiamento: attraverso la sua interazione con Bird, infatti, la ragazza inizia un viaggio alla scoperta di sé stessa e di riscoperta del valore dei legami affettivi. L’uomo diventa così una sorta di mentore per Bailey, una guida che la aiuta a navigare attraverso le acque agitate della sua giovinezza fino a trasformarsi in una donna consapevole e fiduciosa.
Il senso della famiglia
In Bird, la celebrazione dei legami familiari emerge in modo potente nonostante vengano presentate al pubblico famiglie profondamente disfunzionali. Bug, interpretato magistralmente da Barry Keoghan, è una figura paterna imperfetta, un ragazzo di periferia che, nonostante la giovane età, ha già un sacco di figli alle spalle, dei quali è assolutamente inadatto a prendersi cura: è infatti troppo occupato a organizzare le sue imminenti nozze e a trovare modi bizzarri per fare soldi – come sfruttare un rospo dalla bava allucinogena – per prestare attenzione alla sua prole. Tuttavia, Keoghan riesce a rendere Bug un personaggio quasi adorabile nella sua eccentricità e nella sua apparente incuranza verso la vita. Inoltre, anche se trascura Bailey e suo fratello maggiore per la maggior parte del tempo, Bug riesce a essere presente nei momenti cruciali, dimostrando che l’amore può manifestarsi anche nelle maniere più inaspettate. Quando dice loro: “Sarei stato meglio senza di voi, ma io vi amo” Bug esprime un’inedita profondità di sentimenti, riconoscendo le difficoltà di essere genitore ma affermando comunque un sentimento genuino.
Il tema della famiglia è ulteriormente esplorato attraverso il personaggio di Bailey, il cui profondo amore per le sorelline e il fratellino minori è evidente, ma non solo: nonostante una probabile storia di abbandono alle spalle, la ragazza manifesta il desiderio di proteggere la madre dal fidanzato violento e misogino, facendo emergere l’importanza di trovare forza nei legami familiari, anche quando le circostanze sembrano del tutto avverse.
Vedere la bellezza in ogni luogo
La regista Andrea Arnold trasforma un sobborgo di periferia caratterizzato da povertà, emarginazione e delinquenza giovanile in un palcoscenico dove la bellezza può essere scoperta anche nei luoghi più inaspettati. Riesce infatti a infondere un’aura quasi onirica al contesto degradato della periferia inglese, proponendo allo spettatore immagini evocative che trasformano i paesaggi di decadimento in luoghi che nascondono messaggi di speranza, incisi nelle trombe delle scale e sui muri scrostati. In questi spazi che sembrano dimenticati dal mondo, la violenza è sì una presenza costante e opprimente, ma non riesce comunque a soffocare la bellezza che si nasconde sotto la superficie. Così, Bird diventa un invito a guardare oltre le apparenze, a scoprire la poesia nei più piccoli dettagli, anche tra le crepe delle vite più difficili.
L’elemento magico
Nel film, l’elemento magico gioca un ruolo sottile ma significativo, caratterizzato da una natura metaforica che rimane enigmatica e ambigua fino alla fine: non capiamo mai, infatti, se gli eventi soprannaturali (che non vi spoilereremo) rappresentati accadano veramente o siano frutto della mente della protagonista. Questo tocco di magia, sebbene presente, risulta però piuttosto superfluo, poiché il cuore del film resta saldamente ancorato alla realtà di una periferia difficile e al percorso di crescita personale di Bailey. Pur essendo permeato da una metafora fiabesca e da rimandi al folklore britannico, infatti – con la natura stessa che riflette lo stato d’animo dei personaggi e gli animali che fungono da totem semantici – l’elemento fantastico rimane volutamente sfumato, solamente abbozzato. Ma di una cosa siamo certi: come le promette Bird, Bailey starà bene.
La recensione in breve
Bird riflette sul concetto di identità e di senso di appartenenza, sul difficile passaggio dall'infanzia all'età adulta, e sulla necessità di scovare la bellezza anche nelle crepe dei contesti più avversi. Lo fa attraverso una regia attenta e sensibile e sfruttando l'ottima performance dei suoi attori protagonisti, tra i quali troviamo anche Barry Keoghan.
Pro
- La sensibilità con cui affronta il percorso di crescita della protagonista
- Le brillanti interpretazioni di tutti i membri del cast
- La capacità di trovare la bellezza anche negli angoli più bui
Contro
- L'elemento magico, piuttosto superfluo e ambiguo
- Voto CinemaSerieTV