Silvia Brena, nata nel 1990 è la maestra di ginnastica ritmica che nel 2010 lavorava nel Centro Sportivo di Brembate di Sopra (a Bergamo) dove si allenava anche Yara Gambirasio, la ragazza uccisa in circostanze mai del tutto chiarite. Di Brena si sa poco, sappiamo che ha un fratello e che una traccia del suo DNA è stata individuata sul giaccone trovato sul corpo di Yara. Al processo a più domande, rispose di non ricordare nulla. Fu anche intercettata per un mese, insieme ai familiari, poi si stabilì che era estranea ai fatti.
Attraverso il suo profilo su MammaFit, scopriamo che Brena è laureata Scienze della formazione primaria e Scienze motorie e dello sport e che, dopo aver accantonato l’attività di insegnante di ginnastica ritmica, dal 2015 ha lavorato con Motus Bergamo, una struttura nella quale si praticano attività fisiche e discipline olistiche. Impara il Pranic Healing e altre discipline olistiche, una formazione costante che la porterà a viaggiare in India e ad insegnare yoga a bambini e adolescenti.
Il documentario Il caso Yara – oltre ogni ragionevole dubbio, attualmente in streaming (fortemente innocentista nei confronti di Bossetti) sottolinea che sebbene tracce del sangue di Silvia siano state individuate nel polsino destro del giaccone di Yara, quella traccia non ha dato il via ad una pista investigativa importante come lo è stata quella relativa alla traccia lasciata da Bossetti sullo slip della tredicenne. Brena non ha mai saputo spiegare perché tracce corpose del suo sangue fossero sull’indumento di Yara.
Come scrive Oggi – via Pressreader – Il capitano Nicola Staiti dei Ris di Parma spiegò che si trattava di una traccia circoscritta di un materiale corposo che conteneva sangue. E poi dichiarò, spiegando che era stata data preferenza a cercare di capire chi avesse lasciato quelle tracce, piuttosto la reale natura del materiale:
“L’approfondimento decisivo sulla traccia lasciata da Silvia Brena non è stato possibile perché per risalire al DNA sono state distrutte le proteine”
Stando alla deposizione di Silvia Brena in aula, durante il processo a Bossetti, la sera della scomparsa di Yara, come riporta il Messaggero, la donna stava rientrando a casa e ha incrociato il custode della struttura sportiva.
“Stavo rientrando a casa e ho incrociato per strada Walter Brambilla alla guida del suo furgone”.
Per il resto, Brena ha ripetuto più volte, sorridendo, di non ricordare nulla. Risulta che lei e suo fratello si scambiarono un SMS quella sera stessa, mentre Yara era in palestra, SMS che entrambi cancellarono e di cui lei non ricordava il contenuto.
Quando le è stato chiesto se ricordava cose messe a verbale nel 2010, come il fatto che suo padre aveva detto che lei si sarebbe messa a piangere, a casa, la sera della scomparsa di Yara, la Brena ha risposto “No, ma se lo ha detto lui, è possibile”.
Va detto che lo stesso atteggiamento di Brena, fu tenuto da altre istruttrici e dalle compagne di Yara. Tutte hanno ribadito che non ricordavano nulla.
Come riporta il Corriere, Il Colonnello dei Ros di Brescia, Michele Lorusso, spiegò in aula che Brena e suo fratello, così come il loro padre, vennero intercettati, ma dopo un mese uscirono dalle indagini, perché furono considerati estranei ai fatti:
“Silvia Brena è stata intercettata, così come il fratello dell’istruttrice. Tutto ciò che hanno raccontato è stato verificato e il loro racconto è stato giudicato coerente. Si è capito che entrambi non c’entravano nulla con la scomparsa di Yara Gambirasio”
Al link che segue alcuni criminologi spiegano perché Massimo Bossetti ha ucciso Yara e qual è il suo profilo criminale. Qui invece spieghiamo come è stata uccisa Yara secondo la sentenza e l’autopsia.