Killers of the Flower Moon di Martin Scorsese è finalmente arrivato nei cinema di tutto il mondo dal 19 ottobre. Il film ha ricevuto recensioni entusiastiche fin dalla sua anteprima al Festival di Cannes e sta già generando grande entusiasmo in vista degli Oscar del prossimo anno. Come molti dei film più acclamati di Scorsese – tra cui Toro Scatenato (1980), Quei bravi ragazzi (1990), The Aviator (2004) e The Wolf of Wall Street (2013) – l’ultimo film del regista è basato su una storia vera. In questo caso, partendo dall’omonimo libro di David Grann, che documenta gli omicidi che hanno afflitto la tribù indiana degli Osage in Oklahoma negli anni ’20 dopo il ritrovamento del petrolio sulla loro terra. Una cospirazione da parte di un gruppo di uomini bianchi così nefasta che portò a una delle prime indagini sugli omicidi da parte di quella che oggi è conosciuta come FBI. In questo articolo, vi portiamo alla scoperta della storia degli omicidi degli Osage, che ha ispirato Killers of the Flower Moon, per godervi nella sua interezza il nuovo film di Martin Scorsese con Leonardo DiCaprio, Robert De Niro e Lily Gladstone protagonisti.
La storia degli Osage
Per migliaia di anni, la Nazione Osage ha risieduto in un vasto territorio che si estendeva dal fiume Ohio attraverso il Mississippi, in Oklahoma e nel Kansas meridionale. Nel XIX secolo, tuttavia, con l’invasione dei coloni bianchi nel loro territorio e il fiorire del sentimento anti-indigeno, il governo statunitense iniziò una serie di trasferimenti forzati, reinsediando gli Osage ripetutamente fino a quando, negli anni Settanta del XIX secolo, il governo li costrinse a trasferirsi nel nord dell’Oklahoma. Inizialmente, gli Osage erano stati trasferiti in alcuni dei peggiori terreni agricoli dell’Oklahoma, per poi approdare accidentalmente nei più ricchi giacimenti di petrolio del Paese: alla fine degli anni Novanta, quando questi vennero scoperti, gli Osage entrarono improvvisamente in possesso di quantità sconcertanti di ricchezza, diventando la comunità più ricca del pianeta.
L’imponente corsa alla terra che seguì la scoperta del petrolio riempì la prateria di truffatori, imbroglioni, uomini alla ricerca di soldi facili, arrivati con l’obiettivo di sfruttare gli indigeni e la loro nuova ricchezza. Le assegnazioni tribali stabilite tra il 1905 e il 1907 avevano stabilito che tutti i terreni Osage esistenti erano legalmente riservati ai membri rimanenti della tribù. Tuttavia, gli estranei potevano ottenere contratti di locazione per lavorare la terra in cambio di una quota dei profitti. Al culmine della corsa al petrolio negli anni Venti, le aste per le locazioni petrolifere generavano regolarmente milioni di dollari. I forestieri potevano anche sposarsi con membri delle famiglie Osage per poter avere accesso al denaro della tribù.
Mentre i cacciatori di fortuna bianchi affollavano la campagna sperando di assicurarsi affari e accesso alla terra, il governo, tramite il Bureau of Indian Affairs, impose che a quasi tutti i membri degli Osage venisse affiancato un “tutore” bianco che gestisse il loro denaro per loro. I membri della tribù dovevano ottenere il permesso di accedere ai propri conti bancari, di far approvare i propri acquisti, di prelevare il proprio denaro – quasi sempre con presupposti del tutto razzisti incorporati nei giudizi su quali Osage “meritassero” di avere accesso al proprio denaro. Il sistema spesso portava i tutori a trattenere o a rubare direttamente denaro agli Osage, che raramente avevano un mezzo di ricorso all’interno del sistema legale statunitense a causa della consapevole indifferenza o del razzismo delle autorità locali, statali e federali. “Ho un diploma alla Lawrence e mi hanno messo un tutore“, disse un membro della tribù Osage di nome John Goodskin ad Harper’s Monthly nel novembre 1920. “Ho combattuto in Francia per questo Paese, eppure non mi è permesso nemmeno di firmare i miei assegni… Sono un prigioniero in questo posto“.
L’insediamento bianco
Per capire come la serie di omicidi Osage sia potuta rimanere incontrollata per così tanto tempo, è fondamentale comprendere sia lo sfruttamento del sistema di tutela sia il modo in cui la comunità ruotava intorno ad esso. I membri della comunità bianca cercavano di ottenere locazioni petrolifere e poi, attraverso la tutela, ottenevano un ulteriore controllo sugli Osage. Per far funzionare questo sistema, c’era bisogno di persone disposte a sfruttare gli Osage come loro tutori e di persone disposte a guardare dall’altra parte mentre lo facevano, spesso in cambio di tangenti o di accesso personale. Così, intorno alla capitale Osage di Pawhuska e alla vicina città Osage di Fairfax, si creò rapidamente un intero ecosistema di avidità e di intrallazzi che garantiva il flusso di denaro e il controllo da parte dei bianchi locali, compresi i nuovi arrivati. Una volta stabilito, l’intera comunità bianca fu incentivata a partecipare a questo sistema di avidità e, una volta che i cittadini Osage cominciarono a morire, era nell’interesse economico dei bianchi locali lasciare che continuassero a farlo.
Ciò è dovuto al modo in cui funzionava la legge relativa alle quote della Nazione Osage nei giacimenti petroliferi, note come headrights. Era illegale che i diritti di testa, il bene più prezioso degli Osage, venissero venduti o ceduti ma, se un membro della Nazione Osage moriva, il suo diritto di testa passava al suo erede legale. Questa persona poteva essere il coniuge bianco, che spesso era anche il suo tutore. Altrimenti, il diritto di testa poteva andare a un parente o a un erede il cui tutore aveva già il controllo completo sui conti, in modo che il denaro andasse direttamente a loro. In altre parole, sposare un Osage che poi moriva, o essere nominato tutore di un Osage che improvvisamente entrava in possesso di un’eredità dopo la morte di qualcun altro, era l’unico modo per un uomo bianco di accedere ai profitti di tutto quel petrolio. La legge sull’inviolabilità dei diritti di testa degli Osage, intesa a renderli meno vulnerabili allo sfruttamento, significava invece che per i loro guardiani corrotti gli Osage erano più preziosi da morti che da vivi.
Così, un gruppo di assassini sconosciuti iniziò a prendere di mira i membri della tribù. Tra il 1921 e il 1923, Anna Brown, sorella di Rita Smith, sua cugina e forse anche sua madre, Lizzie Kyle, morirono in circostanze sospette, insieme a una serie di altre morti: almeno 24 membri della Nazione Osage e diversi loro alleati. Alcuni, come Anna, erano stati uccisi con un proiettile alla nuca; altri, come Lizzie, erano morti apparentemente di stricnina o di altri veleni più oscuri. Correva persino voce che il marito bianco di Rita, Bill, avesse ucciso la sua prima moglie, Minnie, sorella di Rita, qualche anno prima. Aveva sposato Rita poco dopo. Anche l’altra sorella di Rita, Mollie, aveva sposato un bianco, Ernest Burkhart, nipote di un ricco e influente allevatore, William Hale. Sotto il patrocinio di Hale, la famiglia aveva prosperato, ma ora stavano morendo, uno dopo l’altro.
Il coinvolgimento dell’FBI
Il fenomeno divenne così incontrollato che nel 1923 la Nazione Osage chiese formalmente che il governo federale si occupasse delle indagini sul Regno del Terrore, perché sembrava che non ci fossero speranze di giustizia da nessun’altra parte. Fino a quel momento, i tentativi dello Stato di indagare erano andati completamente fuori strada. Le forze dell’ordine locali erano state, nella migliore delle ipotesi, completamente intimidite e avevano interrotto le loro indagini. I migliori sforzi per risolvere i crimini erano stati compiuti da gruppi di investigatori privati che lavoravano per le famiglie delle vittime. Fino a quel momento, tuttavia, le piste non avevano portato da nessuna parte, le prove erano misteriosamente scomparse, le teorie plausibili si erano rivelate voci prive di sostanza, la corruzione sfrenata della regione aveva contaminato le informazioni disponibili sul caso, i testimoni erano improvvisamente scomparsi o avevano smesso di parlare, e tutti quelli che sembravano avvicinarsi alla vertà erano morti. Mentre si diffondeva l’allarme e l’isteria per le morti, un uomo bianco di nome Barney McBride si recò a Washington per cercare l’aiuto dei federali per risolvere gli omicidi, ma lì venne picchiato ferito a morte. Altri tre investigatori morirono per cause analoghe proprio quando sembravano avvicinarsi alla verità: uno fu drogato e spinto giù da una rampa di scale; un altro fu ucciso a colpi di pistola; il terzo, un procuratore locale, fu gettato da un treno mentre si diceva stesse andando a rivelare l’identità degli assassini.
Fu l’attentato alla casa degli Smith, tuttavia, che determinò una svolta nelle indagini sull’omicidio. Nelle prime ore del mattino del 10 marzo 1923, Bill e Rita Smith e la loro governante Nettie Brookshire morirono tutti a causa dell’esplosione di una bomba piazzata sotto la loro casa: l’ennesima tragedia di quello che divenne noto come il Regno del Terrore Osage. L’alto numero di morti e la minaccia che un triplice attentato omicida comportava, attirarono finalmente l’attenzione dei media nazionali e sollecitarono l’intervento del governo federale e del Bureau of Investigation, la neonata organizzazione che sarebbe poi diventata l’FBI. Gli investigatori del Bureau, guidati da Tom White, un ex Texas Ranger diventato veterano del Bureau, ebbero il compito di fare ordine in un panorama di voci e disinformazioni e di trovare persone – chiunque – che a) fossero disposte a dire la verità e b) non fossero già morte. Lavorando perlopiù sotto copertura, White e i suoi detective hanno rapidamente formulato un’ipotesi sugli omicidi: una cospirazione omicida davvero agghiacciante che riconduceva alla famiglia al centro di tutto.
Il “reverendo” William K. Hale
I tre mesi di investigazioni continue da parte di White e dei suoi uomini portarono alla luce un complotto comunitario di dimensioni devastanti per orchestrare gli omicidi dei membri della tribù Osage, che venne messo in atto, favorito o silenziosamente rispettato da decine di membri della società bianca di Fairfax, dai giudici ai pastori, dai medici legali agli investigatori privati, fino a una serie di scagnozzi. Al centro di tutto questo c’era un solo uomo: William K. Hale (interpretato da Robert De Niro nel film), un allevatore di bestiame di Fairfax che trascorse decenni ad accumulare potere e terre in una saga di tangenti, intimidazioni, omicidi e spietatezza. Hale fece tutto questo ammantandosi di un’immagine pubblica di gentilezza e filantropia; si faceva chiamare “il Reverendo” ed era noto per le sue generose donazioni in beneficenza e per il suo costante impegno a favore del popolo Osage.
Hale assunse anche il controllo di quasi tutti i sistemi sociali e legali della regione: ottenne una nomina a vice-sceriffo, il che significava che poteva andare e venire dalle carceri a suo piacimento e poteva facilmente manipolare i criminali per farli lavorare per lui da dietro le sbarre. Aveva in pugno i funzionari locali, che avevano il terrore di disobbedirgli. Persino i medici della zona pare lo aiutassero ad avvelenare discretamente i loro pazienti per suo conto. Il suo obiettivo finale, realizzato attraverso una serie di sfacciate truffe assicurative, complotti per omicidio, omicidi a pagamento e frodi, era quello di accumulare la sua fortuna sottraendola agli Osage.
Ernest Burkhart e Mollie
Ciò che Tom White e i suoi agenti sono riusciti a dimostrare riguarda la famiglia Osage in cui si è sposato Bill Smith, che è anche la famiglia in cui si è sposato il nipote di Hale, Ernest Burkhart. Non è chiaro quanto presto abbia preso forma il grande disegno di Hale ma, alla fine, ha portato all’uccisione sistematica di i suoceri di Burkhart, fino a quando tutte le loro eredità non sono passate alla moglie di Burkhart, Mollie (nel film di Scorsese, Mollie è interpretata dalla star Gladstone, mentre DiCaprio ha il ruolo di Ernest). Mollie era sopravvissuta alle sue tre sorelle, a diversi cugini e a sua madre. Quando White finalmente arrestò Hale, la donna era stata lentamente avvelenata – presumibilmente tramite iniezioni fatte direttamente dai suoi medici con la scusa di somministrare insulina – con l’apparente aspettativa che, alla sua morte, l’intera fortuna della sua famiglia sarebbe passata a Ernest Burkhart. L’uomo era pienamente consapevole di tutto ciò e ha contribuito al complotto per uccidere i suoceri, aiutando anche a facilitare l’attentato agli Smith. La possibilità che non sapesse che la donna era stata avvelenata sembra remota. Nei capitoli finali del suo libro, Grann offre l’agghiacciante possibilità che Burkhart non solo abbia avuto piena complicità, ma abbia addirittura voluto che la moglie Mollie e due dei loro figli morissero insieme alla sorella Rita nel bombardamento della casa degli Smith.
Altrettanto poco chiaro è se il piano di Hale si sia fermato a Mollie o abbia incluso anche l’uccisione di Burkhart. Burkhart sembrava sinceramente pentito e si è dichiarato colpevole del suo ruolo nell’uccisione di Rita Smith, sorella di Mollie, di suo marito Bill Smith e della loro domestica Nettie Brookshire. (L’uomo che avrebbe piazzato la bomba era morto in circostanze sospette che implicavano Hale come mente). In seguito, Hale avrebbe tentato di convincere un testimone a rapire e uccidere il nipote prima che Burkhart potesse testimoniare contro di lui.
Alla fine, Hale e un altro uomo, un criminale di carriera di nome John Ramsey, furono condannati per aver ucciso il cugino di Mollie, Roan Horse, noto anche come Henry Roan, in una truffa assicurativa. A ciascuno di loro fu dato l’ergastolo. L’altro nipote di Hale, Bryan Burkhart, contribuì a facilitare l’omicidio dell’altra sorella di Mollie, Anna Brown ma gli venne concessa l’immunità per testimoniare contro l’uomo che aveva premuto il grilletto. Anche quest’uomo, Kelsie Morrison (che Grann coinvolge in un complotto simile per l’omicidio della moglie e di tutta la sua famiglia), è stato condannato. Sebbene Hale sia stato coinvolto in decine di morti, è stato condannato solo per una. Sia lui che Burkhart vennero infine rilasciati sulla parola e Burkhart chiese e ottenne la grazia dallo Stato dell’Oklahoma, nonostante le obiezioni degli Osage indignati. Da parte sua, Mollie inizialmente sostenne il marito e credette nell’innocenza di Ernest ma, dopo aver appreso la portata del suo coinvolgimento negli omicidi, divorziò da lui. Nel 1931, fece causa con successo per porre fine alla sua tutela e finalmente ottenne il pieno controllo sulla fortuna di famiglia che altri avevano cercato di prendere con tanta fatica.
I numeri del genocidio Osage
È impossibile conoscere l’intera gamma di crimini commessi da Hale e dai suoi cospiratori, per svariate ragioni. Da un lato, i documenti sono andati perduti e potrebbero non essere stati conservati bene all’epoca. Dall’altro, Hale non era l’unico uomo bianco della zona che cercava di accedere alle ricchezze degli Osage con la forza, la violenza, la coercizione e l’omicidio. Inoltre, poiché a un certo punto le forze dell’ordine locali hanno semplicemente smesso di indagare sugli omicidi, il numero totale di persone uccise durante Regno del Terrore Osage potrebbe non essere mai noto nella sua interezza.
Nel suo libro, Grann cita stime che si aggirano sulle centinaia di vittime, e questo solo all’interno della comunità Osage. Sembra inoltre che Hale abbia orchestrato senza pietà l’assassinio di decine di persone che indagavano sugli omicidi, lo aiutavano a commetterli o ne erano a conoscenza. Durante le ricerche precedenti alla stesura del libro, l’autore non ha potuto fare a meno di imbattersi in altri omicidi commessi da altre persone: nel primo caso, un banchiere in combutta con Hale è stato sospettato dagli agenti dell’FBI ma non è mai stato perseguito; un’altra donna ha probabilmente ucciso il marito per il suo diritto alla testa e in seguito ha evitato per un pelo di essere uccisa a sua volta. La prima vittima incontrata da Grann fu uccisa a bastonate nel 1918 da amici che poi si spacciarono per suoi familiari per accedere ai suoi conti. La vittima più recente di cui è venuto a conoscenza sarebbe stata avvelenata nel 1931. “Praticamente ogni elemento della società era complice del sistema omicida“, conclude Grann dopo aver considerato la portata delle uccisioni, “una vasta operazione criminale che stava raccogliendo milioni e milioni di dollari“.
Così, il sistema sociale che era iniziato come un ecosistema di avidità si era evoluto in un ecosistema di morte, raccogliendo tragedie e traumi che ancora perseguitano gli Osage e i loro discendenti. Le leggi sui diritti di testa sono cambiate, ma sono ancora argomenti giuridici spinosi, anche se la ricchezza degli Osage si è da tempo prosciugata, letteralmente, insieme ai giacimenti di petrolio esauriti.