Uno dei film più criptici della storia del cinema è sicuramente quello diretto da Mary Harron nel 2000 intitolato American Psycho, con protagonista un broker di nome Patrick Bateman interpretato da un Christian Bale in quella che è decisamente una delle migliori performance della sua carriera.
Questa caratteristica che la pellicola presenta è sicuramente una di quelle che l’hanno resa così celebre ed amata. O meglio, amata da molti ma non da tutti. Questo perché il finale è talmente tanto enigmatico da aver diviso in due l’opinione pubblica; c’è chi lo ha adorato e c’è chi lo ha odiato.
Lo scopo di questo articolo è quindi fare chiarezza sulle ultime scene di questa opera, presentando alcune interpretazioni di quello che potrebbe essere successo.
Cosa succede nel corso del film
Patrick Bateman è un ragazzo di ventisette anni che viene presentato per la prima volta quasi come un uomo perfetto: bello, di successo e ricco.
Lavora come broker per l’azienda di famiglia e ricopre il ruolo di vice-direttore. Assieme a lui però, tantissime altre persone più o meno della sua età ricoprono lo stesso ruolo. La regista inizia a inscenare la questione degli scambi di identità; in questo film tutti si conoscono, ma credono sempre di stare parlando con qualcun altro.
Il protagonista viene mostrato in situazioni che lo portano ad odiare particolarmente un suo collega di nome Paul Allen, perché percepisce che faccia le sue stesse cose, ma meglio. Ciò gli fa crescere non poca invidia nei suoi confronti. Una sera quindi lo invita a casa sua. Ad un certo punto, inizia a parlare di musica, ma mentre lo fa si mette addosso un impermeabile, prende un’ascia ed comincia a colpire brutalmente il suo ospite, fino a togliergli la vita.
Lo infila poi dentro ad un sacco e lo porta da un’altra parte, poi si reca a casa sua, dove fa una valigia con la sua roba e lascia in segreteria un messaggio in cui dice che lui (spacciandosi per Paul Allen) sarebbe andato a Londra. E Paul Allen così scompare.
Qualche giorno dopo un detective di nome Donald Kimball lo va a trovare perché sta indagando sulla scomparsa di Allen e vuole sapere se Bateman sa qualcosa.
In questa parte del film, Kimball rivela a Bateman di aver trovato il messaggio in segreteria.
Kimball prosegue le indagini, senza mai arrivare però ad una conclusione. Nel frattempo Bateman continua a mietere vittime, in particolare due prostitute dopo una serata spinta.
Un giorno decide di andare nell’appartamento di Paul Allen dove tiene nascosti i cadaveri, ma lo trova totalmente svuotato, imbiancato, con i cadaveri ripuliti ed in vendita.
La signora che gestisce la vendita lo vede, sembra capire che stia cercando i cadaveri e gli chiede se abbia trovato l’annuncio sul Times; lui risponde di si ma lei replica che non esiste nessun annuncio, invitandolo in seguito ad andarsene via se non vuole che le cose vadano male.
Una sera si reca ad un bancomat a prelevare, quando vede il bancomat stesso chiedergli di inserire un gatto dentro al suo interno. In quel momento sta passando vicino a lui proprio un gatto, lo raccoglie e cerca di inserirlo nel buco dove si mette la carta. Una signora lo vede e cerca di fermarlo, ma lui le spara un colpo di pistola, uccidendola. Comincia a scappare perché la polizia, che si trova nei paraggi, assiste alla scena.
Ad un certo punto si trova faccia a faccia con la polizia stessa ed inizia a sparare contro di loro. Colpisce le volanti e queste con pochi proiettili esplodono. Si rimette a correre ed a uccidere chi trova davanti a se finché non entra nel suo appartamento, dove vede dalle finestre degli elicotteri che lo stanno cercando.
Spaventato, chiama il suo avvocato e confessa tutto. Qualche giorno dopo lo incontra di persona e quest’ultimo gli rivela di aver creduto che quella telefonata fosse uno scherzo. In particolare, non crede che Bateman abbia ucciso Paul Allen, perché sostiene di averlo visto per davvero a Londra, lasciando il dubbio nella mente del protagonista se è davvero un serial killer o se si è immaginato tutto.
Ed è qui che possiamo entrare nel merito della nostra spiegazione del finale di American Psycho.
Prima interpretazione: succede tutto per davvero
La nostra interpretazione è quella che prende quello che abbiamo visto come se fosse effettivamente accaduto. Il primo elemento che ci fa pensare a questa soluzione è il messaggio in segreteria che Bateman lascia spacciandosi per Allen.
Questo perché è lo stesso detective ad affermare di aver ascoltato quel messaggio, facendo quindi pensare al fatto che la registrazione esista per davvero.
Facciamo un salto in avanti fino alla sequenza che va dal bancomat fino alla confessione. Dopo aver visto la rivelazione finale, l’ultima prima dei titoli di coda, gli spettatori hanno iniziato a pensare che quella sequenza fosse solo il frutto della sua immaginazione, poiché ciò che vediamo è palesemente irrealistico; sia la richiesta che il bancomat gli farebbe, sia le volanti della polizia che esplodono con così tanta facilità, sia che basti così poco per farsi inseguire con degli elicotteri.
Una prova che Bateman abbia effettivamente ucciso tutte quelle persone la si può trovare nella scena in cui si reca nell’appartamento di Paul Allen, trovandolo totalmente svuotato e in vendita.
In quel momento, incontra una signora, che sta gestendo la compravendita.
Quest’ultima si comporta in modo tale da far capire al protagonista e allo spettatore che sappia cosa Bateman stia cercando, facendo intuire che tutto sia successo per davvero.
Tutta questa interpretazione è sostenuta dal fatto che i personaggi di questo film scambino qualcuno per un altro per tutta la sua durata.
Questo continuo scambio d’identità si è generato poiché tutte queste persone per bene sono in realtà omologate tra di loro. Sono tutte uguali, con gli stessi interessi e lo stesso modo di pensare.
Talmente uguali ed interscambiabili che l’avvocato di Bateman potrebbe non aver incontrato Paul Allen a Londra, ma qualcuno che credeva essere Paul Allen. Tutti i personaggi del film si sono sempre scambiati tra di loro; di conseguenza l’avvocato potrebbe aver incontrato qualcuno che pensava fosse Allen, ma che in realtà non era effettivamente quest’ultimo, rendendo plausibile quindi che si trovi per davvero senza vita, sciolto in una vasca da bagno. In sostanza, Bateman è mentalmente instabile, un serial killer a tutti gli effetti, che capisce inoltre di avere spesso delle allucinazioni, portandolo a chiedersi cosa nella sua vita sia reale e cosa no.
Seconda interpretazione: si è immaginato tutto o solo l’omicidio di Allen
Che si sia immaginato tutto è una chiave di lettura che ci suggerisce il finale, quando l’avvocato rivela a Bateman di aver incontrato Allen a Londra, creando il dubbio nella mente del protagonista.
O più nello specifico (secondo una teoria appoggiata, ad esempio, da Sabrina Crivelli de ilcineocchio.it) si potrebbe anche pensare che si sia immaginato solo l’omicidio di Allen.
Queste due ipotesi potrebbero essere supportate dal fatto che il detective Donald Kimball abbia comunicato al personaggio di Bale di avere un alibi per lui, poiché alcuni suoi amici hanno affermato che Bateman si trovasse con loro la sera dell’omicidio. Questo fatto, però, può essere confutato con la questione degli scambi di identità, poiché è possibile che gli altri interrogati avessero solamente creduto che ci fosse anche Bateman con loro, avendo quindi passato la serata con qualcun altro pensando fosse lui.
Rimarrebbero però vere tutte le supposizioni fatte nel precedente paragrafo, confermando ulteriormente che è più plausibile che Bateman non si sia immaginato gli omicidi.
Inoltre, se non avesse effettivamente ucciso Paul Allen, come avrebbe fatto ad entrare in possesso delle chiavi del suo appartamento? Poiché lo stesso Bateman afferma di avergliele prese dopo che è stato ucciso e senza quelle, chiaramente, non avrebbe mai potuto accedere alla sua abitazione.
Possiamo solo fare teorie
Probabilmente non sapremo mai l’assoluta verità di quello che effettivamente accade nel corso della pellicola, poiché sappiamo che il protagonista soffre di allucinazioni, quindi non abbiamo assolutamente nessun elemento che ci possa chiarire cosa si sia immaginato e cosa sia effettivamente accaduto realmente. Una cosa però la si può affermare con certezza: appare tutto talmente sconnesso che risulta estremamente facile elaborare una propria personale ricostruzione dei fatti. Compito dello spettatore quello di formulare teorie su teorie, confrontarle e decretare quali risultano più credibili e quali no.