Aspettando il Re, film del 2016 diretto da Tom Tykwer, non è tratto da una storia vera, ma è un adattamento dell’omonimo romanzo, datato 2012 dello scrittore americano Dave Eggers, che racconta la vicenda, totalmente inventata, di Alan Clay (Tom Hanks) uomo d’affari di successo che all’improvviso, a causa della forte recessione economica, si trova senza lavoro e con pochissime prospettive.
Dave Eggers ha raccontato così al New Yorker la genesi del personaggio: “Questo personaggio mi frullava in testa già da due anni prima che iniziassi a scrivere il romanzo, già fornito di uno specifico background; un venditore di manifatture che all’improvviso non ha più un posto nel mondo, perché le sue conoscenze sono considerate superflue; sin dall’inizio sapevo che noi lo avremmo incontrato alla deriva, ma poi mi è sembrato inevitabile che andasse a cercare un riscatto personale in Arabia Saudita“. Per quanto riguarda un possibile adattamento cinematografico, Eggers inizialmente non era affatto convinto della fattibilità, ma l’incondizionato interesse di Tom Tykwer lo avrebbe persuaso. Il regista ricorda così il suo approccio al romanzo: “Ho trovato subito la chiave giusta per farci un film, non saprei nemmeno io dire perché, sono quelle cose che non si riescono a spiegare del tutto”. Per scrivere la sceneggiatura del film, Tykwer ha visitato gli stessi luoghi in cui Eggers aveva messo piede durante la stesura del romanzo.
Lo scrittore di Aspettando il re descrive così la sua esperienza a Jeddah, e più precisamente ancora, nella enclave denominata King Abdullah Economic City, o KAEC: “Non appena ho sentito parlare della KAEC mi sono detto che quello era il posto giusto per Alan per ripartire. Ero stato a Jeddah già tempo prima, a trovare mio cugino, quindi più o meno sapevo cosa aspettarmi da quella zona, Ma l’Arabia Saudita, come del resto ogni paese del mondo, non smette mai di stupire. La KAEC era surreale, con i suoi nugoli di stradine che si inerpicano nel deserto, ma più avanti, presso il Mar Rosso, una moltitudine di corsi d’acqua lascia ben sperare per il futuro. Del resto, io ho cercato di vivere la città non con gli occhi di un giornalista, ma con lo sguardo che potrebbe avere Alan; per quella che è stata la mia esperienza la KAEC è un’isola di liberalità, per quanto sia possibile in quelle zone“,