Chi non conosce il cult movie Black Christmas (Un Natale rosso sangue) di Bob Clark? I cinefili amanti dell’horror e, nello specifico, dello slasher, sapranno sicuramente di che pellicola si parla. Black Christmas è fra i lungometraggi del genere più conosciuti e apprezzati, oltre che un autentico capolavoro. Era il 1974 quando uscì nelle sale distribuito dalla Warner Bros, qualche anno prima che lo slasher affrontasse i suoi anni gloriosi della Golden Age, pronto a spaventare i suoi spettatori. Seppur all’inizio ebbe pareri contrastanti da parte della critica, ad oggi è considerato uno dei primi film del sottogenere slasher, nonché colui che ha influenzato in seguito John Carpenter per il suo Halloween – La notte delle streghe. In Canada, nel periodo successivo al debutto, il film incassò al botteghino ben 1,3 milioni di dollari.
Uno dei meriti di Black Christmas è essere riuscito a incuriosire il suo pubblico non solo per la storia, ma per il suo finale. Nell’atto conclusivo, infatti, non si conosce l’identità dell’assassino, che rimarrà avvolta nel mistero. Questo ha portato gli spettatori a fare congetture sul finale e su chi effettivamente potesse essere il responsabile. Questa magia però è poi stata spezzata dal suo remake nel 2006, il quale svela tutto del suo killer. Una direzione, questa, seguita anche da Sophia Takal per il secondo remake del 2019. Come vedremo nella spiegazione del finale di Black Christmas (2019), poco è lasciato al caso e all’incertezza. Nessuna sorpresa attende lo spettatore nelle battute finali, ma l’aver messo molta carne al fuoco porta comunque ad una riflessione volta a comprendere meglio la sua conclusione.
Il rituale
Nel secondo atto di Black Christmas, Riley insieme al suo gruppo di amiche (Kris, Jesse, Marty ed Helena), partecipa ad un talent show di Natale alla DKO. Nel dietro le quinte dello spettacolo, la ragazza si imbatte in un rituale molto ambiguo della confraternita, notando che gli iniziati sono tutti non solo incappucciati, ma anche marchiati con uno strano liquido nero. A torreggiare nella sala della cerimonia c’è anche la statua di marmo del fondatore della Hawthorne College, Calvin Hawthorne. Riley in quel momento non capisce cosa stia accadendo, ma comincia a sospettare che nella confraternita si svolgano riti particolari. Poco dopo una delle sue amiche, Helena, andata via per una sbronza, scompare. Quello sarà l’inizio di un bagno di sangue.
La DKO sono i veri assassini
Dopo la scomparsa di Helena e di un’altra ragazza di nome Franny, Riley, Kris, Jesse e Marty si ritrovano alla MKE per passare la serata insieme. Dopo un litigio fra Riley e Kris, Jesse si allontana dalla cucina per andare a prendere delle decorazioni in soffitta. L’assassino è però lì ad attenderla e dopo averla uccisa, la abbandona su una sedia in mansarda. Quando Kris scopre il cadavere dell’amica, il killer si palesa, uccidendo prima il fidanzato di Marty, Nate, e poi ferendo lei con una freccia. Molte inquadrature irregolari mostrano il gruppo di amiche scappare dallo psicopatico incappucciato, fin quando Riley non viene assalita riuscendo però a infilzargli delle chiavi al collo.
Steso a terra inerme, le ragazze sporche di liquido nero pensano di essersela scampata e di averla avuta vinta. Ma quando tutto sembra oramai solo un brutto ricordo, la macchina da presa mostra un’altra figura incappucciata e mascherata, identica a quella di prima. Marty, già ferita, cerca di far guadagnare terreno alle sue amiche sacrificandosi, ma Riley decide di affrontare gli assassini che si rivelano essere i confratelli della DKO. In una delle sequenze, vediamo Riley che si piega verso un ragazzo e, scoprendogli il viso, la cinepresa ne mostra gli occhi iniettati di nero. Riley e Kris fuggono subito dopo con un’auto e proprio nel tragitto, la prima capisce che i ragazzi sono vittime di un incantesimo da lei visto la sera dello show. Riley in un momento di collera scende dalla macchina: il suo obiettivo è distruggere il busto del fondatore.
Il punto interrogativo nel finale di Black Christmas
Nelle battute finali, Riley decide di chiedere aiuto a Landon, palesemente innamorato di lei. Infiltratasi nella DKO, scopre però Helena, l’amica precedentemente scomparsa, ma è vittima di un tranello. Helena infatti ha giurato fedeltà alla confraternita, la quale ha il compito di riportare le donne al margine, in una posizione di inferiorità, per far vincere la supremazia maschile. I ragazzi della DKO vengono posseduti a causa di un antico rituale di magia nera, svolto grazie al busto del fondatore Calvin Hawthorne, dal quale esce una sostanza nera maledetta. Nella sala dove viene poi portata Riley sono riuniti tutti i confratelli, il cui leader si scopre essere proprio il professor Gelson, che all’inizio di Black Christmas si capisce subito essere misogino e razzista.
Gelson sembra la reincarnazione del fondatore: Kris infatti nelle prime scene del film ci informa che Calvin Hawthorne era non solo un sessista, ma possedeva anche schiave nell’America del Nord, uccidendole se queste gli avessero disobbedito. Riley a quel punto non ha via di scampo: si deve piegare al potere maschile se non vuole morire. Quando la situazione sembra precipitare, Kris irrompe nell’aula assieme al gruppo di amiche di Lindsay, la ragazza uccisa nella prima sequenza. In una scena piena di fuoco, armi e combattimenti, vediamo Riley in un ralenti correre verso il busto del fondatore e, pregata da Gelson di non farlo, distruggerlo al suolo. La magia sembra così spezzata, con i ragazzi che si svegliano dallo stato di trance; le ragazze decidono comunque di dare fuoco sia al professore che all’istituto.
La cinepresa le segue poi mentre corrono verso la libertà, all’esterno, e l’inquadratura finale è un primo piano sui volti di Riley, Kris e Landon che, sporchi, volgono lo sguardo sull’edificio in fiamme. Il gruppo ha vinto. Più tardi però, dopo una prima parte di titoli di coda, una post credits scene di Black Christmas riprende un gatto che lecca un po’ della sostanza nera. Questa immagine lascia intendere una sola cosa: la minaccia non è stata realmente debellata.