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Home » Film » Bohemian Rhapsody: tutto quello che c’è di vero nel film sui Queen

Bohemian Rhapsody: tutto quello che c’è di vero nel film sui Queen

Bohemian Rhapsody è accuratissimo nelle ricostruzioni, ma si prende la libertà di riscrivere la storia: ecco quello che c’è di vero nel film.
Maurizio ErmisinoDi Maurizio Ermisino1 Marzo 20236 min lettura
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bohemian rhapsody cover
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Bohemian Rhapsody, il film su Freddie Mercury e i Queen firmato Bryan Singer, a oltre quattro anni dalla sua uscita, ha già acquisito lo status di classico. Merito delle grandi canzoni, della messinscena del regista, delle interpretazioni, su tutte quella di Rami Malek che, siate d’accordo o no, è stato un Freddie Mercury da Oscar. È un film che ha diviso fin dall’inizio: i fan più appassionati dei Queen non hanno apprezzato le libertà narrative e certi anacronismi della sceneggiatura, altri uno stile un po’ troppo edulcorato che ha glissato forse un po’ troppo sulla sessualità e gli eccessi di Mercury. Molti appassionati meno ferrati sui Queen hanno apprezzato una storia capace di far loro conoscere chi c’era dietro a canzoni che hanno ascoltato tante volte e amato.

Le canzoni, quelle sì, hanno messo d’accordo tutti: la vera forza di Bohemian Rhapsody è stata proprio questa, aver riportato in auge la grande musica dei Queen e averla fatta conoscere a nuove generazioni, oltre a riportare il desiderio di ascoltarli in quelle più mature. Va detto che chi volesse conoscere i Queen da questo film si troverebbe però di fronte ad alcune libertà. La cosa paradossale di Bohemian Rhapsody è questa: da un lato è accuratissimo in alcune ricostruzioni, su tutte la loro esibizione al Live Aid; dall’altra si prende la libertà di riscrivere la storia per esigenze narrative. Allora proviamo a raccontarvi tutto quello che c’è di vero in Bohemian Rhapsody (e, per forza di cose, quello che non lo è, e quello che non è del tutto fedele a come sono andate le cose).

I discografici non volevano lanciare Bohemian Rhapsody

bohemian rhapsody

“Una nenia di sei minuti pseudo-lirica e senza senso”. Forse non avrà usato proprio queste parole, il discografico dei Queen. Ma è vero che, al momento di lanciare Bohemian Rhapsody come singolo, i discografici ebbero dei dubbi. All’epoca (e in realtà spesso anche oggi), le radio non trasmettevano canzoni sopra i tre minuti. E poi le canzoni da radio vivevano della classica struttura stofa-ritornello-stofa-ritornello, non certo un susseguirsi di movimenti come in una sinfonia tipico della canzone. Le cose andarono così: Kenny Everett, un deejay amico di Freddie Mercury, ebbe una copia del disco, e promise di non trasmetterlo in radio.

Ma Mercury sapeva che lo avrebbe fatto. Everett iniziò a trasmetterlo sempre più volte, arrivando anche a toccare le quattordici volte in due giorni. Il successo fu così grande che la casa discografica fu costretta a pubblicare il singolo. Quello che sicuramente non disse il discografico (interpretato da Mike Myers) è “non sarà mai il tipo di canzone che i teenager grideranno ascoltandola ad altro volume nelle loro macchine”. È un riferimento a quello che fece proprio Mike Myers nel suo film del 1992 Fusi di testa sulle note di Bohemian Rhapsody

Fu John Deacon a dar vita a Another One Bites The Dust

bohemian rhapsody

Come vediamo in Bohemian Rhapsody, fu proprio John Deacon, il bassista, l’anima più sperimentale e moderna dei Queen, a tirare fuori il riff di basso (che riprende Good Times degli Chic) che dà il via alle danze di Another One Bites The Dust. I Queen erano noti per i loro inni, per il loro hard rock sinfonico e negli anni Ottanta decisero di far ballare la gente. Da quel giro di basso di Deacon, poi, Mercury costruì una linea vocale da brivido. Quello che Bohemian Rhapsody non racconta è che i Queen non erano convinti di lanciare la canzone come singolo, e che fu Michael Jackson a convincerli che sarebbe diventata un successo. Il Re del Pop aveva ragione. A proposito di innovazioni: We Will Rock You è davvero incisa battendo i piedi e le mani, solo che Bohemian Rhapsody sposta la sua nascita negli anni Ottanta, mentre la canzone è dei tardi anni Settanta.

La scaletta a prova di bomba del Live Aid

bohemian rhapsody

Se c’è qualcosa di vero, nel film su Freddie Mercury, è l’esibizione dei Queen al Live Aid, allo Stadio di Wembley, Londra, in quel pomeriggio di luglio del 1985. Tutto è perfettamente come lo vediamo nel film. Il look di Mercury, i suoi movimenti, le bibite sul piano. Ed è vera, (o quasi), la scaletta di quello show: Bohemian Rhapsody, Radio Ga Ga, Hammer To Fall, We Are The Champions. In realtà la scaletta completa fu questa: Bohemian Rhapsody (solo il primo ritornello, seconda strofa e secondo ritornello), Radio Ga Ga, Hammer to Fall, Crazy Little Thing Called Love, We Will Rock You e We Are the Champions.

I Queen prepararono il Live Aid alla grande

Freddie Mercury

Un’altra cosa vera, anche se il film non ci dedica troppo tempo, è che, nel prepararsi al Live Aid, i Queen fecero terribilmente sul serio; molti altri artisti presero la cosa sottogamba, e improvvisarono le loro esibizioni, alcuni puntarono sui loro pezzi più recenti, alcuni furono molto deludenti. I Queen invece noleggiarono un teatro per una settimana e si misero a provare ogni dettaglio. Avevano venti minuti a disposizione e scelsero di fare delle versioni più brevi delle loro canzoni per poterne suonare il più possibile: così quell’esibizione fu un greatest hits perfetto. Ed ebbe un grande successo anche perché il loro tecnico del suono alzò strategicamente i volumi… Nel momento in cui Freddie Mercury sale sul palco, nel film vediamo scendere gli U2: in realtà al Live Aid prima dei Queen suonarono i Dire Straits.

I Queen portarono avanti delle carriere soliste

Freddie Mercury e Jim Hutton

È vero che i Queen, nel 1983, avevano preso una pausa: Freddie Mercury e gli altri membri avevano lavorato a dei progetti solisti. Ma il film fa intuire che la decisione del cantante di fare il solista fu un punto di rottura, un voler abbandonare la band. In realtà i Queen non si sciolsero mai, come suggerisce Bohemian Rhapsody, e la band non tornò affatto a lavorare insieme in occasione del Live Aid: aveva da poco fatto uscire The Works, il disco di Radio Ga Ga, ed era in tour. Agli sceneggiatori, però, serviva un altro elemento drammatico prima del finale del Live Aid.

Freddie Mercury e l’AIDS

Fotografia che raffigura Freddie Mercury

Anche la storia dell’Aids di Freddie Mercury è vera: il leader dei Queen scoprì di essere sieropositivo nel 1987, due anni dopo il 1985, l’anno del Live Aid in chi si chiude il film. Questo fatto, nel film, viene anticipato ai momenti prima del Live Aid che però aveva bisogno di un momento di commozione prima del grande finale. Freddie Mercury morì di Aids a Londra, il 24 novembre 1991.

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