Il film: Bioling Point, 2022. Regia: Philip Barantini. Cast: Stephen Graham, Vinette Robinson, Hanna Walters. Genere: Drammatico. Durata: 94 minuti. Dove l’abbiamo visto: In anteprima stampa.
Trama: Una frenetica serata tra i fornelli per lo chef Andy, che oltre ai problemi famigliari deve affrontare alcune magagne non da poco nel suo ristorante londinese. L’arrivo di Alistair, divenuto famoso in televisione, non farà altro che alzare ancor di più la tensione.
Arrivando a fine anno si tirano sempre le somme dei prodotti audiovisivi che si sono visionati e delle produzioni che sono andate dividendosi tra cinema e serie tv. Il risultato è quello di riscoprirsi a parlare quasi sempre degli stessi titoli, delle opere più chiacchierate e arrivate con immediatezza soprattutto a un pubblico generalista, che giustamente rappresenta la maggioranza di coloro a cui pellicole o operazioni seriali hanno parlato maggiormente. Un’evidenza che si esprime al massimo del potenziale durante la stagione dei premi, quella che comincia a intravedersi alle soglie dell’anno che verrà e che fa da cassa di risonanza a tanti film o serie che ricordano nomi già sentiti.
Molto spesso va bene così, i grandi autori continuano a realizzare opere che è giusto vengano premiate e la serialità si fa crocevia di chiacchiere e speculazioni che ne alimentano la fama. Ma in un sottobosco di produzioni indipendenti, di pellicole e serie più piccole che arrivano facendosi difficilmente strada nel panorama mainstream, esistono prodotti di cui vale la pena parlare per ammirarne la carica espressiva e la rivisitazione di linguaggi consolidati resi propri e personali. È ciò che vediamo nella recensione di Boiling Point del 2021. Film di Philip Barantini scritto dallo stesso assieme a James Cummings, il lungometraggio è nato da un corto omonimo del medesimo autore, anche in quel caso con protagonista l’attore Stephen Graham e premiato solamente nel 2022 ai 75th British Academy Film Awards.
Dal cinema alla serie TV
Una produzione di un successo tale che non solo ha visto il riadattamento dell’intuizione iniziale di Barantini che ha così esteso la propria storia rendendola un film a tutti gli effetti, ma che si avvarrà di un un proprio sequel, stavolta in versione seriale. Un ritorno per il regista che si occuperà di dirigere i primi due episodi, mentre vedrà nella writing room nuovamente il collega Cummings, nonché (la riconferma di quel…) riconferma anche la presenza di quel Stephen Graham nel ruolo principale insieme agli attori del cast originale Vinette Robinson e Hanna Walters.
Un’operazione certificata e presa in mano dalla BBC, che si fa affermazione delle potenzialità di una pellicola di cui sarebbe bene conoscere dunque la radice partendo proprio dagli eventi interni all’opera. Ma ancor più analizzare come, utilizzando lo strumento del one-shot film, il cineasta non si sia abbandonato solamente a un mero esercizio stilistico, ma abbia apportato all’aspetto estetico e tecnico un significato narrativo pari a quello contenuto nel ristorante del protagonista.
La trama di Boiling Point
È infatti la cucina il luogo d’azione di Boiling Point. I fornelli infuocati di un locale elegante e raffinato, che proprio al suo inizio vede le sue stelle abbassarsi da cinque a tre nella valutazione di un ispettore per l’igiene, dando da subito la sensazione del tracollo che la pellicola andrà intraprendendo e in cui rimarranno coinvolti tutti gli chef, i camerieri e i dipendenti del ristorante.
Una discesa trainata da quel capo cuoco interpretato da Stephen Graham che incanala gli aspetti frenetici e devastanti che può incorporare una cucina. L’ansia e la prestazione attenta e spinta a un massimo che non sempre si riesce a sostenere e in cui mantenere i nervi saldi è l’unica maniera con cui riuscire a non naufragare.
L’utilizzo del piano sequenza
L’unico piano sequenza che comprende al proprio interno l’intero racconto di Boiling Point non è mai manifestazione della bravura o dell’ego del proprio autore, bensì è sfogo delle nevrosi e dei sentimenti contrastanti e altalenanti con cui devono approcciarsi ogni sera chef e capi sala nell’accogliere e servire i propri clienti. La frenesia di un lavoro che sembra andare contro il tempo viene messa in scena dai movimenti scattanti e sporchi di una camera a mano che permette di percepire la velocità e la stanchezza che può arrivare a fine serata dopo tavoli rimasti insoddisfatti e lamentale gratuite, ma che mostra anche l’impegno assiduo e costante che deve richiede la massima concentrazione, quella per nulla centrata del protagonista Andy durante la notte di lavoro di Boiling Point.
La scelta di riprendere tutto con una sola lunga inquadratura consente al regista di riportare l’impossibilità di staccare che c’è all’interno di un ristorante durante le sue ore di punta e come quel flusso continuo e impellente non possa abbandonare nemmeno per un attimo i dipendenti e, perciò, i personaggi. Ma è proprio il fuggire da questa costrizione intransigente che Andy tenta di compiere (e che non riesce minimamente a mettere in atto), rimanendo incastrato tanto negli ingranaggi di un macchinario il cui più piccolo intoppo può mandare in sovraccarico l’intera giostra, quanto nel quadrato stretto e costante della telecamera.
Da Boiling Point a The Bear: la frenesia della cucina
I tormenti dell’uomo, il suo muoversi ossessivamente non facendo mai staccare la regia, sono il tunnel che Philip Barantini riesce a restituire in forma visiva e che contagia anche gli altri personaggi su cui il proprio occhio si sposta, concedendo pochi momenti di respiro a Andy prima di tornare a imprigionarlo. Il film è una panoramica sull’intero ristorante, sui diversi commensali e su coloro che devono renderli felici, ma è pur sempre focalizzata primariamente su un disagio che si intuisce ben presto nel volto e negli scatti dello chef, che esploderanno gradualmente tra la fine di una portata e l’altra.
Come ha saputo dimostrare anche The Bear nella serialità con la rapidità delle sue puntate e con il ribollire convulso dei suoi protagonisti, con Boiling Point ci ritroviamo nel vortice sfrenato di fornelli infuocati che bruciano di tensione e creatività. Un film che rende sincopato il coinvolgimento dello spettatore e lo incatena finché non suona l’ultimo campanello dell’ultimo ordine pronto per essere portato al tavolo. È la commistione tra un estro registico e l’abbinamento al proprio materiale narrativo impeccabile. È un piatto delizioso che può andare di traverso, ma che non si può dimenticare.
La recensione in breve
Boiling Point ci porta nella cucina e nei tormenti del protagonista Andy, per una pellicola che sta dietro ai ritmi elettrici e inarrestabili di un ristorante, riportandoli per creare un flusso incandescente su cui seguire storia e personaggi.
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