Brian Banks – La partita della vita è stato ispirato alla storia vera di un grande talento del football americano, che aveva nel suo futuro la possibilità di diventare una star dello sport. Brian Banks fu però accusato di stupro da una compagna di scuola, un crimine che non aveva commesso e che lo porterà a scontare una condanna di ben dieci anni. Anni dopo, la sua accusatrice ammetterà di aver detto il falso.
Banks aveva 17 anni quando nel 2002 fu accusato di aver sequestrato e stuprato una compagna di scuola, Wanetta Gibson, di anni 15. I due ragazzi, entrambi di colore, avevano avuto dei contatti fisici, ma tra di loro non c’era mai stato un rapporto sessuale. Da lì iniziò per il ragazzo una lunghissima battaglia legale per dimostrare la sua innocenza. Dopo la scarcerazione e l’assoluzione il ragazzo provò a vivere la carriera da professionista nel football, arrivando anche a firmare un contratto con gli Atlanta Falcons ma inevitabilmente segnato da quanto era accaduto. Quando Banks uscì di prigione e dieci anni dopo le accuse che gli stravolsero la vita, l’accusatrice di Banks lo cercò sui social e ammise che aveva mentito. Si ipotizza che la ragazza avesse mentito perché temeva che lui avrebbe detto ai suoi amici che si erano baciati e non voleva farlo sapere ai suoi familiari, ma di fatto Banks, nel 2015, al New York Daily News, ha spiegato che la Gibson non ha mai dato una giustificazione chiara per il motivo delle sue accuse.
Oggi Brian Banks fa parte del comitato consultivo del California Innocence Project, un’organizzazione no profit che dà supporto a chi subisce degli errori giudiziari. Fox 11 Los Angeles raccontò come il ragazzo vinse la sua battaglia ma dopo ben sei anni di reclusione e cinque di libertà vigilata.
Brian Banks La partita della vita racconta principalmente la battaglia legale del ragazzo e si sofferma su quanto ha dovuto subire per un’accusa ingiusta e difficile da smentire in tribunale.