L’MCU è sempre stato accusato di non prestare particolare attenzione nella costruzione della storia dei suoi villain, ma con la fase 4 questa critica potrebbe essere venuta meno. Con l’uscita di Black Panther: Wakanda Forever e settimana prossima dello speciale di Natale dei Guardiani della galassia, si conclude ufficialmente questo divisivo nuovo inizio del Marvel Cinematic Universe. Quella che doveva essere la ripartenza dopo Avengers: Endgame, ha portato non poca carne al fuoco, sia dal punto di vista narrativo che della linea editoriale. Il cinema resta sempre lo snodo principale di tutto il grande disegno, ma complice anche la pandemia e l’arrivo di Disney+, le serie tv sono entrate a gamba tesa inserendo nuove trame e personaggi e articolando maggiormente il tutto.
Lo stress post-traumatico e le conseguenze del blip, l’elaborazione del lutto e i rapporti con le madri sono stati i temi portanti di queste storie e, nella diversificazione totale di ogni prodotto uscito, quel che stavolta è riuscito meglio ai Marvel Studios é stato raccontare gli antagonisti, dare loro delle motivazioni forti e permetterci di empatizzare con loro come prima non era sempre riuscito.
In poche parole Marvel si è concentrata sul restituirci racconti di persone che soffrono e sbagliano, finendo per giocare con un potere più grande di loro. Vediamo dunque chi sono i migliori villain della fase 4 dell’MCU.
7. Karli Morgenthau
Le serie Marvel sono state croce e delizia di questa fase. Se da un lato hanno cercato di sperimentare molto (come fatto anche dai film), raccontando nuovi e vecchi personaggi attraverso nuovi filtri, generi cinematografici diversi (pensiamo alla comedy di WandaVision o di She-Hulk o alla spy story di The Falcon and the Winter Soldier); dall’altro,gli show della piattaforma hanno però avuto sempre un grande difetto comune: le aspettative e l’appiattimento delle storie. Grandi premesse, ottime basi nella costruzione dei personaggi, che poi lasciavano il posto a risoluzioni povere e sbrigative. Karli soffre di questo stesso problema, ed è un gran peccato. I Flag Smashers in The Falcon and the Winter soldier entrano in scena portando sul banco un’ottima motivazione: il mondo dopo lo snap di Thanos era andato avanti e chi era rimasto si stava rifacendo una vita. Il blip ha portato a queste persone solo confusione e nuovi traumi. La politica in tutto questo si è dimenticata di loro e da qui la deriva anarchica che vediamo poi nella serie. Terminata malamente nel pessimo finale a New York, dove volevano ripetere un 11 settembre – per lanciare quale segnale oltre a quelli che già avevano lanciato? – bloccati dal nuovo Cap Sam Wilson, che ci tiene poi a concludere il tutto con un discorso alle telecamere degno del miglior Stanis La Rochelle.
6. Wanda Maximoff
La fase 4 dell’MCU avrebbe dovuto avere un altro inizio, ma causa pandemia Disney+ ha giocato un ruolo primario e con Wandavision abbiamo capito da subito che le cose sarebbero cambiate. Wanda diventa nemica delle istituzioni e nemica di se stessa, non riuscendo a superare il lutto di Visione. Cos’é il dolore se non amore che persevera, gli dice la coscienza delle gemme che ancora risiedeva in lei. L’illusione provata a Westview però fa ammalare di più Wanda, che alla ricerca di una nuova ragione di vita, pianifica un omicidio multiversale per appropriarsi di due bambini che non sono i suoi figli ma dai quali non riesce a separarsene.
5. Il Mandarino/Xu Wenwu
Con Shang-Chi, il regista Destin Daniel Cretton ha confezionato un action rivolto al mercato asiatico introducendo un personaggio che anche nei fumetti aveva trovato la gloria negli anni ’70 in seguito all’esplosione dell’icona Bruce Lee. Il cattivo invece ha tutt’altre origini ed è quel Mandarino accennato nel primo Iron Man, taroccato nel terzo e ora vivo e vegeto interpretato da una delle vere star del cinema orientale: Tony Leung (Miglior attore protagonista nel 2001 a Cannes per In the Mood for Love, ma anche protagonista di Hong Kong Express o Città Dolente). Guerriero, imperatore, razziatore, boss della Yakuza, sulla Terra da centinaia di anni. Ha visto passare sul nostro pianeta generazioni di esseri umani, osservandoli dall’alto di chi con il suo potere poteva decidere della vita di ognuno, avendo il controllo assoluto e inebriato da esso. Questo finché si innamora e una volta messa su famiglia decide di separarsi da quella vita. Una cosa che riesce facile con questo personaggio è empatizzare con il suo desiderio di ricongiungersi con la sua compagna e i figli. Meno semplice invece entrare in sintonia con il trattamento che riserva al piccolo Shang-Chi e con la sua fame di potere e di controllo, traduzione dell’incapacità di accettare la realtà che ha di fronte, il lutto e la colpa per esserne stato la causa indiretta.
4. Green Goblin
Parliamo forse del villain dei villain di questa fase 4 dell’MCU. È Willem Dafoe, preso dallo Spider-Man di Raimi e traslato di 20 anni nel contesto attuale. Perché forse nessun altro poteva interpretare Norman Osborn se non lui. Come per Christopher Reeve con Superman, ha settato lo standard. Serviva come il pane il suo ingresso nella vita di questo Peter Parker, per fargli capire davvero il motto perenne che insegue qualsiasi Uomo Ragno. Pensavamo di aver saltato le origini dell’arrampicamuri di Tom Holland, per poi scoprire nella sadica risata del Goblin che tutta questa trilogia ha in un certo senso riadattato la base mantenendo stabili i valori del personaggio e fatto da origin story. Peter che per tre film prende decisioni alla leggera sbagliando continuamente e senza mai imparare la lezione, finisce per scoprire nel peggiore dei modi in questo terzo capitolo, che ogni azione comporta delle conseguenze. E per farlo è servito il nemico che prima di ogni cosa ha attaccato il suo cuore.
3. Gorr
Dio è morto scriveva Nietzche ne “La Gaia scienza”, facendo intendere la morte della fede nei valori cristiani e della loro morale e innescando una deriva dell’uomo verso il nichilismo. Gorr, personaggio che anche su carta nasce recentemente dalla mente di Jason Aaron, é in un certo senso enfasi di quel concetto. Christian Bale porta in scena un padre che perde tutto, compresa la figlia e una volta incontrati gli Dei e scoperto il loro egoismo e la loro meschinità, decide di diventare uno spirito di vendetta e di consumare un vero e proprio genocidio. Gorr é vittima e poi carnefice di un sistema malato, in cui i potenti vivono sulle spalle di chi ha meno. Gli Dei sono i veri malvagi e Taika Waititi li mostra per quello che sono: non saggi e gloriosi ma beoti e capricciosi. é lo Zeus di Russell Crowe il vero villain e chi come lui vive da Dio prendendo più di quanto abbia bisogno e facendosi idolatrare.
2. Ikaris
Il nome dell’Eterno si rifà al mito di Icaro. Il personaggio che però Richard Madden porta in scena nel film di Chloé Zhao incarna molto di più però una fiaba: quella della rana e dello scorpione. La volontà di fare una cosa, seguita dall’impossibilità di farla perché la propria natura dice altro. Seguire ciecamente un ordine, una dottrina, dandola per assodata come corretta e scoprire poi di non sapere cosa si vuole per davvero. Ikaris è il mito che sembra perfetto solo in apparenza ed è disgustato dal suo opposto, Druig, che manipola, mente, è pieno di difetti, eppure ha trovato il suo posto nel mondo. Ed è con la sua ribellione che invece si consuma il suo percorso di comprensione dei suoi fratelli e degli umani. Un percorso che lo porta infine a riconciliarsi con il suo omonimo della mitologia greca: scegliendo di morire entrando nel Sole, distrutto dai sensi di colpa per aver tradito la persona che amava e non aver adempiuto al proprio compito.
1. Namor e Shuri
Chi si aspettava di trovare il solo Namor nella schiera dei villain resterà deluso, ma in Wakanda Forever, ultimo film di questa fase 4 dell’MCU, tutti hanno le proprie ragioni e tutti commettono gravi errori e passano dalla parte del torto. Namor, così come la sua controparte cartacea a metà tra i villain e gli antieroi, farebbe qualsiasi cosa per proteggere il suo popolo, incluso uccidere una ragazza che nulla ha a che fare con le azioni dei governi e che per un compito del college si ritrova in una situazione più grande di lei. Namor è arrogante e pieno di sé e per mostrare la sua forza e assoggettare il Wakanda al suo volere, uccide degli innocenti e la regina Ramonda (Angela Bassett). Senza contare il doppio gioco che fa con Shuri per garantire un vantaggio alla sua nazione, degno del più viscido Dito Corto, Machiavellico non poco.
Shuri però non è da meno e a ben pensarci arriva a portare la sua gente in guerra, mettendo a rischio le loro vite, per ottenere una vendetta personale. Con le sue azioni si dimostra un eroe sintetico, come la foglia che costruisce. Lei sceglie il modus operandi di Killmonger, la sua rabbia e le sue giustificazioni per usare il potere fisico e politico della Pantera Nera per il proprio tornaconto e in battaglia finisce Namor con un attacco alle spalle. Emblematica è l’arringa con cui ordina a M’Baku di entrare in guerra per lei.