Dune di Frank Herbert è una delle pietre miliari della fantascienza moderna. Questo romanzo, pubblicato nel 1965 e primo di un ciclo di 6 libri, contiene infatti temi che saranno centrali nei decenni successivi del genere, come lo sfruttamento delle risorse naturali, il progressivo deterioramento del nostro pianeta, l’imperialismo da parte delle principali potenze mondiali e il sempre attuale potere della religione, capace di degenerare in veri e propri fondamentalismi. Suggestioni e contenuti che convergono nella figura di Paul Atreides, giovane irruente destinato a prendere le redini della sua casata, e nel pianeta sabbioso Arrakis, fondamentale per la galassia in quanto unico luogo della raffinata Spezia, sostanza in grado di estendere i limiti della mente umana e di permettere la navigazione spaziale. Dopo aver segnato l’immaginario collettivo dello scorso secolo, il romanzo sta vivendo una nuova giovinezza grazie all’uscita di due sontuosi film ad esso ispirati, diretti da Denis Villeneuve (qui la nostra recensione del secondo capitolo, attualmente in sala). Questo nuovo Dune è però solo l’ultimo di una serie di adattamenti del romanzo di Frank Herbert.
La fantascienza cinematografica, seriale e videoludica ha tentato più volte di trasporre su altri media la magia delle pagine di Frank Herbert, con alterne fortune. Nel prosieguo dell’articolo faremo una panoramica tutti gli adattamenti di Dune, che sottolineano la solidità del lavoro di Denis Villeneuve che, anche grazie a un cast di stelle come Timothée Chalamet, Rebecca Ferguson, Oscar Isaac e Zendaya e all’operato di professionisti di caratura mondiale come il compositore Hans Zimmer e il direttore della fotografia Greig Fraser, è riuscito dove molti hanno fallito, dando vita una sontuosa opera cinematografica, fedele ma non limitata al romanzo originale e capace di coniugare spettacolarità e massima espressione artistica.
Il film mai realizzato di Alejandro Jodorowsky
Il primo tentativo di adattare Dune per il grande schermo è considerato da molti un vero e proprio capolavoro, purtroppo mai realizzato. Un’apparente contraddizione, che acquista però senso per chi conosce il regista, attore e scrittore cileno Alejandro Jodorowsky, autore di pietre miliari del cinema surrealista come Il paese incantato, El Topo e La montagna sacra. Sulla mancata realizzazione di questo film esiste il pregevole documentario Jodorowsky’s Dune, che può contare sulla testimonianza dello stesso regista, insieme a quelle di critici e altre autorità del settore.
Il documentario è la bizzarra e appassionata cronica di un’opera che avrebbe potuto diventare un vero e proprio classico immortale della fantascienza, dato che a metà degli anni ’70 Jodorowsky era riuscito a portare a bordo del progetto autorità della cultura contemporanea come Orson Welles, Mick Jagger, Salvador Dalí e i Pink Floyd e artisti come Chris Foss, H.R. Giger e Moebius. Una sorta di dream team dell’arte e del cinema, a disposizione di un regista visionario e dall’estro irrefrenabile, intenzionato a modificare radicalmente passaggi di Dune come il concepimento di Paul o la conclusione del racconto.
Purtroppo, il progetto si arenò poco prima dell’inizio della produzione, a causa del budget sempre più alto e di un certo scetticismo nei confronti di Jodorowsky da parte degli Studios. Fortunatamente, esiste però un prezioso e dettagliatissimo storyboard, dal quale possiamo intuire (grazie anche a Jodorowsky’s Dune) l’estetica e le atmosfere psichedeliche che avremmo potuto ammirare sul grande schermo. Uno storyboard che in qualche modo ha comunque contribuito alla storia del cinema, dal momento che opere come Alien, Star Wars e I predatori dell’arca perduta hanno attinto a piene mani dalle idee del regista cileno, come documentato in Jodorowsky’s Dune.
Dune di David Lynch
Qualche anno dopo il fallito tentativo di Alejandro Jodorowsky, complice anche il successo di Star Wars, Dino De Laurentiis ritenne che i tempi fossero maturi per un vero kolossal di fantascienza basato su Dune. A ottenere la guida del progetto fu un regista con molti punti di contatto con Jodorowsky, ovvero David Lynch, reduce dal cult estremo e sperimentale Eraserhead – La mente che cancella, dallo struggente dramma The Elephant Man e dal rifiuto della regia de Il ritorno dello Jedi, considerato troppo definito dal creatore della saga di Star Wars George Lucas per toccare le sue corde.
Per il suo Dune, uscito nel 1984, David Lynch chiese e ottenne uno sforzo monumentale da parte della produzione, con cui finanziare anni di studi e prove sulle scenografie e sui costumi, un anno di lavorazione negli studios di Città del Messico, diversi mesi di riprese e altrettanti di post-produzione. Come per la mancata opera di Alejandro Jodorowsky, il budget lievitò fino a sfiorare i 45 milioni di dollari, una cifra astronomica per l’epoca.
Lo stile onirico e visionario di David Lynch è chiaramente visibile anche nel suo Dune, che è però altrettanto evidentemente penalizzato da numerosi tagli al montaggio, a causa dei quali il racconto è spesso criptico e confuso anche per gli esperti del romanzo di Herbert. Pur con la buona prova di Kyle MacLachlan (futuro Dale Cooper in Twin Peaks) nei panni di Paul e con la presenza nel cast di star come Max von Sydow, Sting e Silvana Mangano, Dune si rivelò un clamoroso fiasco commerciale, acuito da ulteriori montaggi televisivi che allontanarono ulteriormente il risultato finale dalla visione del suo autore.Molti fan del maestro statunitense trovano comunque del buono nel suo Dune. Lo stesso David Lynch ha ammesso di avere lavorato a lungo su un potenziale sequel, ma con il passare del tempo l’amarezza per quanto accaduto ha preso il sopravvento, al punto che il regista non ama più parlare di Dune.
I videogiochi di Dune
Fra anni ’90 e 2000, Dune è stato ampiamente sfruttato dalla fiorente industria dei videogame, con numerosi adattamenti per PC e per console. Il primo esempio in questo senso è Dune della Cryo Interactive, avventura con elementi strategici distribuita nel 1992 per Amiga e MS-DOS, dal notevole successo commerciale. Ancora migliore il riscontro per Dune II: The Battle for Arrakis, sviluppato sempre nel 1992 da Westwood Studios per MS-DOS, Amiga e Sega Mega Drive. Questo secondo titolo conserva ancora oggi un posto nella storia dell’arte videoludica, dal momento che è considerato uno dei primi grandi videogiochi strategici in tempo reale, dinamica di gioco che successivamente farà la fortuna di serie entrate a loro volta nell’immaginario collettivo come Command & Conquer, Warcraft, Starcraft e Age of Empires.
Del 1996 è invece Dune 2000, una sorta di remake di Dune II sviluppato da Intelligent Games e Westwood Studios per Windows e PlayStation, con importanti migliorie grafiche e sonore ma una trama sostanzialmente invariata rispetto a quella del predecessore. Il seguito arriva nel 2001 col titolo Emperor: Battle for Dune, altro strategico in tempo reale sviluppato da Westwood Studios per Windows. Nello stesso anno arriva anche Frank Herbert’s Dune, sviluppato da Cryo Interactive (già autrice del primo adattamento videoludico) per Windows e PlayStation 2. A differenza dei precedenti, questo titolo fin un flop sia dal punto di vista commerciale che da quello critico e contribuì in maniera determinante alla chiusura dello studio, arrivata appena un anno dopo.
Una pausa di più di 20 anni ci porta infine a Dune: Spice Wars, sviluppato nel 2023 da Shiro Games per Windows e Xbox. Un altro buon titolo strategico in tempo reale (con elementi di 4X), lontano però dai fasti dei videogame precedenti.
Gli adattamenti di Dune: le serie televisive
Parallelamente alle uscite videoludiche, Dune ha vissuto una nuova vita in televisione, grazie agli adattamenti seriali Dune – Il destino dell’universo (2000), basato sul primo romanzo di Frank Herbert, e il seguito I figli di Dune (2003), incentrato invece sul secondo e sul terzo capitolo del ciclo, intitolati rispettivamente Messia di Dune e I figli di Dune. Si tratta di due progetti dignitosi, figli però di un’epoca in cui le serie televisive non avevano le risorse economiche e artistiche di oggi ed erano ancora lontane dalla cosiddetta Golden Age.
Dune – Il destino dell’universo è andata in onda su Sci-Fi Channel, per un totale di 273 minuti divisi in tre parti. Per molti si tratta di un vero e proprio remake del film di David Lynch, dal momento che alcune scene e determinati dialoghi sembrano ricalcati dall’adattamento del maestro americano. A differenza del primo adattamento cinematografico, in cui i monologhi interiori caratteristici del libro sono stati resi attraverso la voce fuori campo, nella serie li ritroviamo invece sotto forma di dialoghi, quindi più ricevibili dai fan più intransigenti di Herbert. La parte di Paul è affidata all’ottimo William Hurt, mentre nei panni dell’Imperatore Shaddam IV troviamo il nostro Giancarlo Giannini.
I figli di Dune, anch’essa trasmessa su Sci-Fi Channel, è un altro progetto senza infamia e senza lode, che segue abbastanza fedelmente i romanzi (modificando però alcune morti) senza particolari guizzi narrativi e registici. A interpretare Paul stavolta è Alec Newman. Nel cast troviamo anche James McAvoy nel ruolo di Leto Atreides II e Susan Sarandon nei panni della Principessa Wensicia Corrino. I figli di Dune ha conquistato un Emmy Primetime per gli effetti speciali visivi, decisamente sopra alla media degli show televisivi dell’epoca.
Gli adattamenti di Dune di Denis Villeneuve
Concludiamo il nostro viaggio fra gli adattamenti di Dune con la stretta attualità, rappresentata dai due (almeno per ora) film di Denis Villeneuve, che dopo il suo Blade Runner 2049 si confronta ancora con la storia della fantascienza. Stavolta la macchina spettacolare hollywoodiana si coniuga con un’evidente ambizione artistica da parte del regista canadese, che riesce nel non facile intento di condensare in immagini le parti più esplicative del romanzo di Herbert e a evidenziare i passaggi più attuali del racconto, come le istanze ecologiste o il complesso quadro politico.
In un cast ricco di stelle, spicca un carismatico e ambiguo Timothée Chalamet nei panni di Paul Atreides, mentre Zendaya e Rebecca donano profondità e sfumature a Chani e Lady Jessica. Dopo i 433 milioni di dollari di incasso della prima parte in pieno Covid (conditi da 6 Oscar), la seconda parte si addentra negli anfratti più cupi e sinistri del racconto, in un crescendo di emozioni e intensità che ha appena cominciato la sua corsa al botteghino. In attesa di vedere come Villeneuve proseguirà la saga (per ora sappiamo che ha quasi terminato la sceneggiatura di Dune 3), possiamo affermare con certezza che la storia dell’opera di Frank Herbert non è finita qui e continuerà anche in futuro a ispirare lettori, cineasti e artisti di ogni genere.