Guardiani della Galassia vol. 3 ha concluso la trilogia dedicata a questo gruppo di supereroi Marvel. Uscito nelle sale cinematografiche nel maggio 2023 (puoi leggere la recensione qui), sarà disponibile sulla piattaforma Disney Plus a partire dal 2 agosto. La saga è stata interamente diretta da James Gunn, e questo terzo ed ultimo capitolo ha sancito il suo saluto ai Marvel Studios. Infatti, da novembre 2022 Gunn è direttore creativo dei DC Studios, lo studio cinematografico di Warner Bros. dedicato alla produzione di film e serie di casa DC Comics.
La saga dei Guardiani della Galassia ha ottenuto un enorme successo sin dal primo film, benché fosse un gruppo di supereroi non particolarmente noti. Nonostante ciò, i Guardiani hanno suscitato interesse con il vol. 1 della saga, mantenuto alto il coinvolgimento con il successivo vol. 2 e definitivamente conquistato il cuore della quasi totalità del pubblico con questo terzo ed ultimo capitolo. Vediamo insieme quali possono essere stati gli ingredienti che hanno contribuito al successo di questa saga cinematografica.
In un mondo di super, loro sono umani
Facciamo un salto indietro nel tempo. Quando Guardiani della Galassia vol. 1 è uscito nelle sale nel 2014, il pubblico aveva già conosciuto e approfondito i supereroi più famosi e amati. Il mondo cinematografico Marvel era ricco di supersoldati, divinità asgardiane, armature ultratecnologiche, minacciosi alieni da universi lontani. Ad eccezione di Vedova Nera e Occhio di Falco, che però non erano ancora stati approfonditi, gli eroi erano molto super e poco umani. Ed ecco che qualche mese dopo l’uscita di Captain America: The Winter Soldier e a quasi un anno prima di Avengers: Age of Ultron i Marvel Studios fanno atterrare sul grande schermo questo piccolo gioiello.
Facciamo la conoscenza di personaggi che sono contraddistinti fin da subito da una caratterizzazione sfaccettata. Iron Man, Thor, Captain America e Hulk sono personaggi a cui generalmente viene dato poco spazio umano. Per quanto possano essere ironici, sbagliare, e mostrare dei lati oscuri o vagamente deboli, restano sempre avvolti da una patina che li rende irraggiungibili. Piacciono al pubblico perché sono super. Invece, i Guardiani sono solo persone dalla morale grigia che devono trovare il modo di sopravvivere giorno dopo giorno.
I Guardiani della Galassia riflettono le nostre imperfezioni
Ogni Guardiano è un underdog, ovvero una persona senza particolare potere, spesso allontanata dalla società. Qualcuno con una morale dubbia da cui ci si aspetta il fallimento, ma che in qualche modo invece riesce a vincere. Nel mondo reale, per quanto ad ognuno di noi possa piacere sentirsi invincibile e giusto, spesso ci ritroviamo ad avere una morale discutibile o sentirci dei perdenti.
È per questo motivo che riusciamo ad empatizzare maggiormente con i personaggi grigi, spezzati e feriti, disillusi. Ed è anche per questo che quando uno di quei personaggi fa la scelta moralmente giusta, agisce al di là delle conseguenze personali, inconsciamente vediamo un barlume di speranza anche per noi, anche per il nostro mondo.
Viva gli anni Ottanta
I Guardiani hanno una fortissima carica anni Ottanta. A differenza della maggior parte dei film del genere supereroistico, James Gunn usa una gamma cromatica ben più ampia e accesa proprio per riportare visivamente lo spettatore alle atmosfere pop e disco di quel decennio. Anche la scelta di Kurt Russell nel vol. 2 si è rivelata ottimale, in quanto l’attore è stato uno dei volti simbolo del cinema degli anni Ottanta (1997: Fuga da New York, La cosa, Grosso guaio a Chinatown). In ultimo, i temi di rapimenti alieni e space opera si sposano perfettamente con il decennio. Il cinema di fantascienza si arricchisce proprio in quel periodo di film che ne hanno fatto la storia: Guerre Stellari (iniziata nel 1977), Dune di David Lynch, ma anche le serie televisive Star Trek: The Next Generation e Galactica ne sono solo degli esempi.
L’effetto nostalgia
Per catapultarsi nel passato basta la scena iniziale del primo film, con un giovanissimo Peter Quill che ascolta la musica con il suo walkman. O qualche minuto dopo, quando un Trollz dai capelli arancioni volteggia nella sua astronave mentre, adulto, tenta di scappare da Korath. Ne abbiamo un altro esempio in Avengers: Infinity War. Quando Peter si ritrova faccia a faccia con Thanos e lo chiama Grimace, ovvero un pupazzo viola che affiancava Ronald McDonald nelle pubblicità americane.
Peter è stato rapito da Yondu alla fine degli anni Ottanta quando era un bambino. È quindi normale che abbia continuato a vivere rifugiandosi nei ricordi della Terra di quell’epoca, facendolo restare sospeso nel tempo e bloccato a come i suoi occhi da bambino avevano vissuto determinate cose. Come il film Footloose con “il grande eroe di nome Kevin Bacon”.
Ogni personaggio è approfondito e ha un suo “viaggio dell’eroe”
Questo aspetto diventa molto più chiaro dopo aver visto Guardiani della Galassia vol. 3 (ma non si fanno spoiler qui). A differenza degli altri supereroi, che bene o male restano abbastanza simili a come li abbiamo conosciuti, i Guardiani hanno un’evoluzione più approfondita. Il loro sviluppo non è solo dettato da quello che succede, ma anche e soprattutto dalla vicinanza con gli altri. Si influenzano tra loro, spingendosi, spesso inconsciamente, a cambiare e far cambiare in meglio.
Nel lavorare per raggiungere un equilibrio di gruppo finiscono col cercare anche un equilibrio interiore personale. Ognuno di loro trova negli altri ciò di cui aveva bisogno e grazie a questo riesce a crescere. Quando l’azione termina, non sono un gruppo di supereroi che torna alla propria vita quotidiana lontana dagli altri, come gli Avengers. I Guardiani sono una famiglia. Il legame che si va a creare tra di loro è fatto di sentimenti, non solo di dovere.
I Guardiani della Galassia: Bonus Track
C’è chi ballerebbe insieme a Star-Lord su Korath, o a Groot con una battaglia galattica alle spalle, e chi mente. Gli Awesome Mix sono pieni di brani rock e pop anni Settanta e Ottanta, con l’eccezione di qualcosa anni Novanta e Duemila per il vol. 3. Fanno venire voglia di alzarsi dal divano e mettersi a ballare in mezzo al soggiorno. Accompagnano le scene facendo calare lo spettatore ancora di più nel mood e nell’azione. Ma soprattutto, parlano di Peter e di sua madre. E forse è per questo motivo che lui è così legato al suo walkman e alla sua musica. Ogni brano continua a ricordargli della sua infanzia, del suo pianeta, della sua mamma. E come si fa a non emozionarsi con una colonna sonora con così importante carico emotivo?