Il film Fortuna del 2020 è ispirato alla storia vera e tragica della piccola Fortuna Loffredo, detta Chicca, una bambina di sei anni che viveva nel rione Parco Verde di Caivano (Napoli). La piccola, dopo esser stata vittima di abusi sessuali a opera del vicino di casa Raimondo Caputo, venne uccisa dallo stesso, che la scaraventò dal terrazzo dell’ottavo piano a seguito del tentativo di ribellione della bimba. Caputo è stato condannato all’ergastolo. La drammatica vicenda si è consumata nel 2014 .
Il Parco Verde di Caivano, nella periferia di Napoli, tristemente noto per essere un complesso di palazzine costruite dopo il terremoto del 1980 per accogliere terremotati, rapidamente diventato un coacervo di piazze di spaccio, è lo scenario in cui si svolge la storia di Fortuna Loffredo e altri bambini. Il 24 giugno 2014 Fortuna viene gettata giù dall’ottavo piano di un palazzo e muore in ospedale, poche ore dopo aver fatto un volo di 30 metri. L’anno prima, un bambino, Antonio Giglio, aveva fatto la stessa fine, nello stesso isolato. L’autopsia di Fortuna svela che la bambina, prima della caduta era stata sottoposta ad atroci abusi sessuali. Esplode un caso mediatico e un’indagine serrata che coinvolge gli adulti che gravitavano attorno alla bambina, tra cui anche sua madre Mimma Guardato, che ha altri due figli, un compagno in carcere e uno a casa. Mesi dopo viene arrestato Raimondo Caputo, patrigno del piccolo morto un anno prima, che abusa anche delle tre figlie della sua compagna. Nel vortice delle accuse però, finisce anche la compagna di Caputo, Marianna Fabozzi. Fabozzi finisce in carcere, poi viene assolta. Caputo viene condannato all’ergastolo ed è tuttora in carcere. Su tutta la vicenda però, restano dettagli mai chiariti.
La storia del film Fortuna si concentra sulla vita di Nancy (Cristina Magnotti), una timida bambina che vive in un palazzone della periferia di Napoli con la madre e il padre. A seguito del persistente mutismo della bimba, la mamma (Valeria Golino) decide di portarla dalla psicologa Gina per comprendere le ragioni del suo ostinato silenzio.
Il film, che segna il debutto cinematografico del regista Nicolangelo Gelormini, nonostante il patrocinio ufficiale di Save the Children è stato ampiamente contestato dalla famiglia Loffredo, che ha richiesto il sequestro immediato della pellicola. Richiesta che però è stata negata dal Tribunale di Napoli, che nella sentenza ha riconosciuto “il valore artistico nel trattare un tema così drammatico e delicato come la violenza sui minori”.
“Al posto della parola morte, spesso viene usata l’espressione eterno riposo. Così la morte sembra essere meno terribile. Mia figlia, abusata e uccisa a sei anni, ogni tanto viene scossa da questo eterno riposo.” – disse la madre di Fortuna Loffredo, all’uscita del film, come riporta Il Mattino – “Ogni tanto sulle ferite mai rimarginate di una mamma che è sopravvissuta a sua figlia e che hanno segnato me e i suoi due fratelli, qualcuno continua a spargere sale come se il dolore che ci portiamo dentro e che è solo nostro e che non vogliamo condividere con niente e nessuno, non bastasse da solo a spezzarti l’anima”