Fukushima 50 è tratto da una storia vera, piuttosto recente. Il film di Setsurō Wakamatsu si ispira infatti all’incidente nucleare di Fukushima Dai-chi avvenne nel marzo del 2011 portò a 184mila evacuazioni anche se i report UNSCEAR sottolinearono come non ci furono morti. Come il disastro di Chernobyl del 1986 è stato l’unico a essere classificato come livello 7 nella scala INES.
La causa scatenante di questo incidente fu il terremoto e il conseguente maremoto di Tohoku sulla costa est del Giappone. A quel punto il sistema di sicurezza antisismico della centrale spense automaticamente tutti i reattori con la procedura SCRAM pronta ad attivarsi da sola. L’enorme tsunami causato dalla scossa però si abbatté sulla centrale che non era protetta con barriere adeguate, alte meno di dieci metri in confronto ai quattordici del maremoto.
Si verificarono così nelle ore e giorni successivi quattro esplosioni distinte causate dalle fughe di idrogeno e alcune distrussero le strutture superiori degli edifici dei due reattori. Decisamente pesante fu la conclusione della commissione d’inchiesta nominata appositamente che il 5 luglio 2012 si espresse specificando che il disastro si sarebbe potuto prevedere e l’incidente si poteva evitare.
Le autorità, nei giorni seguenti alle esplosioni, ordinarono le evacuazioni delle case nel raggio di 20 chilometri per il rilascio di radioattività nell’aria e la contaminazione dei terreni circostanti. Ancora oggi la contaminazione nel sottosuolo e nell’ambiente oceanico è persistente. C’è dunque grande preoccupazione per quanto riguarda possibili evoluzioni per quanto riguarda gli abitanti.