Storie come quella di Harry Potter, quando le incontri, ti restano dentro per sempre, ti accompagnano lungo tutta una vita, con i suoi insegnamenti, dopo averti intrattenuto e accalappiato con la sua meraviglia, quando eri bambino. La saga del mago allievo di Hogwarts è stata in grado di travalicare lo spazio e il tempo per diventare simbolo intergenerazionale, e icona culturale. Ed è proprio stando in bilico tra questi due estremi,il personale e il collettivo, che Potter Legacy, il nuovo documentario prodotto da Screenworld, restituisce il significato più profondo del “fenomeno” Harry Potter: tre potteriani di lunga data ci accompagnano in un viaggio sul viale dei ricordi, in una retrospettiva personale, che parte dal cuore, ma rimane ancorata a fatti, aneddoti e considerazioni critiche sul significato della saga, la sua genesi, e la sua evoluzione intermediale.
Il cuore del documentario, come detto, sono le memorie; all’interno della cornice avvolgente dell’Emporio Stregato di Grazzano Visconti, negozio di “memorabilia” potteriani, Valentina Gessaroli, Giacomo Giaquinto e Giuseppe Grossi ripercorrono, per cominciare, la loro prima esperienza col mondo di Harry Potter, rievocando con grande potenza aneddotica la prima indimenticabile scintilla che ha saputo dare il là alla magia, analizzando poi analiticamente il rapporto che intercorre, all’interno della saga, tra la magia stessa e la realtà, la cui presenza non viene mai del tutto a mancare, fornendo anzi un valore più “radicato” e concreto alle manifestazioni magiche.
La chiacchierata prosegue, senza soluzione di continuità, affrontando la classica ma mai desueta domanda sul proprio personaggio preferito della saga; ciascuna risposta diviene un’occasione ulteriore per sviscerare aspetti più o meno noti del racconto potteriano: la tragica traiettoria di Piton, l’incompresa eccezionalità di Harry, e la sottovalutata centralità dell’insegnamento di vita di Sirius. Dai personaggi preferiti si passa al complesso rapporto tra originale letterario e adattamento filmico, sempre analizzato a partire da una prospettiva autobiografica e personale, con qualche doverosa riflessione sul prosieguo della saga (la trilogia di Animali Fantastici, possibili spinoff sui Malandrini, un adattamento cinematografico de La maledizione dell’erede, oppure addirittura, una serie tv reboot).
A fare da corollario alla chiacchierata, incastonate a mo’ di intermezzi musicali nel mezzo del flusso del racconto, troviamo alcune appendici, di natura diversa, che a loro modo fungono entrambe da note a piè di pagina della narrazione principale.
Da un lato, tre pillole di contestualizzazione storico-sociale che aiutano ad inserire il fenomeno Harry Potter nel suo contesto, in tre momenti storici diversi: Giacomo ci racconta la genesi della saga letteraria, con aneddoti sulla vita problematica di una giovane J.K. Rowling; Giuseppe ci tratteggia la figura chiave di Chris Columbus, regista dei primi due film della saga, che con il suo stile registico preciso ha dato un’impronta di estrema fedeltà ai primi due adattamenti, facendo anche da mentore ai giovanissimi attori presenti sul set; Valentina invece ci porta alla scoperta della Potter Mania, fatta di code infinite in libreria, e neonati chiamati come i protagonisti della saga.
Dall’altro, invece, ecco i ricordi degli spettatori, dei fan, dei follower (e non solo) di Screenworld, condimento finale di una pietanza che rievoca nostalgia senza essere nostalgica, da consumarsi magari all’interno di una personale camera dei ricordi. “Potter Legacy – la camera dei ricordi è un documentario Screenworld di Gabriele Scarcelli, a cura di e con Valentina Gessaroli, Giacomo Giaquinto, e Giuseppe Grossi.