House of Gucci è il film attraverso il quale Ridley Scott ha riacceso i riflettori sulla storia vera di Patrizia Reggiani e dell’omicidio di Maurizio Gucci, avvenuto ormai 27 anni fa. Per farlo, il regista britannico ha riunito un cast di livello, guidato da Lady Gaga e Adam Driver, interpreti dei personaggi sopracitati. Durante la sua corsa nelle sale, il film ha ottenuto pareri contrastanti, dividendo sia il pubblico che la critica. In ogni caso, della serie “bene o male, purché se ne parli“, l’opera è finita al centro di numerose discussioni e polemiche, provocando anche la reazione di alcuni componenti della famiglia Gucci, i quali hanno accusato il film di raccontare una versione distorta della realtà. Ma cosa è successo, davvero, all’epoca dei fatti?
Innanzitutto, bisogna fare un piccolo passo indietro nel tempo. Patrizia Reggiani e Maurizio Gucci si conoscono ad una festa nel 1970: una passione immediata che sfocia in un matrimonio, avvenuto nel 1972, dopo che la coppia si era trasferita a vivere a New York. Nel corso degli anni, dalla loro relazione sono nate due figlie, Alessandra e Allegra, venute al mondo rispettivamente nel 1976 e nel 1981. Già all’epoca, alcuni membri della famiglia Gucci non approvavano questo matrimonio: in particolare Rodolfo Gucci, padre di Maurizio, vedeva in Patrizia un’arrampicatrice sociale, interessata solamente al denaro.

La relazione tra Patrizia Reggiani e suo marito prosegue fino al 1985, quando cioè i due decidono di divorziare. Maurizio Gucci si rifà presto una vita al fianco di Paola Franchi, donna che provocò una forte gelosia in Patrizia. Il divorzio tra Reggiani e Gucci è diventato però ufficiale soltanto nel 1994, quando l’uomo ha cioè accettato di riconoscere alla sua ex moglie un pagamento annuale di circa un milione e mezzo di dollari. A quel punto, la donna non avrebbe dovuto più usare il cognome dell’ex marito, eppure ha continuato a farlo, autodefinendosi “la più Gucci di tutti“.
Il fattaccio che però è passato tristemente alla storia, è avvenuto appena un anno dopo, quando cioè Reggiani commissionò l’omicidio di Maurizio Gucci. Gucci fu ucciso a sangue freddo con quattro colpi d’arma da fuoco mentre si stava dirigendo nel suo ufficio a Milano. A sparare fu un uomo che poi si scoprirà essere Benedetto Ceraulo, proprietario di una pizzeria piena di debiti, pagato come sicario da Patrizia Reggiani. Una serie di intercettazioni telefoniche ha infatti incastrato la donna, che verrà arrestata due anni dopo, nel 1997.
“Sei una… sei una escrescenza deforme. Sei un’appendice dolorosa che tutti noi vogliamo dimenticare. Mi hai detto che durante il periodo della falsificazione della firma di tuo padre sei passato dall’Inferno. Eh no, ti sbagli Maurizio. L’inferno per te deve ancora venire.”
(dalle registrazioni audio delle telefonate di Patrizia Reggiani a Maurizio Gucci)
Come prevedibile, la vicenda finì al centro della cronaca italiana ed internazionale, e da quel momento Patrizia Reggiani è stata soprannominata La vedova nera. Le autorità hanno subito individuato il movente dell’omicidio nella gelosia e nel risentimento della donna, desiderosa di ottenere il controllo della tenuta Gucci e decisa nell’impedire che l’ex marito sposasse la sua nuova compagna. Alla fine, Patrizia Reggiani è stata condannata a 27 anni di carcere, mentre Ceraulo è stato condannato all’ergastolo. Giuseppina Auriemma, amica di Patrizia – soprannominata “la maga” – che fece tra intermediaria tra i due, ha invece ottenuto una condanna di 25 anni per favoreggiamento. La pena di Reggiani è stata poi ridotta a 26 anni, mentre nel 2011 la donna ha rifiutato di svolgere un’attività lavorativa in cambio della libertà vigilata poiché, come lei stessa disse all’epoca, “non aveva mai lavorato in tutta la sua vita e non aveva alcuna intenzione di iniziare a farlo in quel momento“. Nel 2016, infine, è stata rilasciata per buona condotta dopo 18 anni di carcere.