Il camorrista, film del 1986, racconta la storia vera del boss della Nuova Camorra Organizzata Raffaele Cutolo, nel film identificato come O’ Professore (uno dei soprannomi di Cutolo), il film, peraltro, è ispirato all’omonimo romanzo scritto da Giuseppe Marrazzo. Cutolo, all’epoca detenuto in carcere, fece pubblicamente sapere di non aver apprezzato né il film di Giuseppe Tornatore, né il libro, di cui in particolare contestò l’uso della narrazione in prima persona.
Nato ad Ottaviano, in provincia di Napoli, nel 1941 da una famiglia di origini umili, Raffaele Cutolo nei primi anni è un piccolo boss di quartiere che traffica in cocaina e contrabbando leggero, che non fa nulla per farsi notare; poi, nel 1963, mentre costeggia una provinciale a bordo della sua Fiat 1100 procedendo ad alta velocità, rischia di investire due ragazze che passavano di lì. Una di loro gli si avvicina e lo schiaffeggia; Cutolo allora cerca di reagire; intanto, il trambusto ha richiamato l’attenzione di alcune persone tra cui un giovane, Mario Viscito, che cerca di sedare la lite; i risultati però sono drammatici; Cutolo estrae una pistola e spara al giovane, uccidendolo.
Preso dal panico, Cutolo scappa, ma capendo di non avere possibilità di cavarsela, si costituisce e, sottoposto a processo, viene condannato a 24 anni di carcere, salvo essere scarcerato nel maggio del 1970 per decorrenza dei termini di custodia. Proprio durante quel periodo, matura in Cutolo l’idea di allestire un’organizzazione criminale di zona che possa rivaleggiare per importanza e prestigio con la Cosa Nostra siciliana o l’ndrangheta calabrese; Cutolo, però, non fa in tempo ad attuare il suo progetto; qualche mese dopo, condannato in via definitiva dalla Cassazione per l’omicidio Viscito, si dà alla latitanza; viene di nuovo catturato il 25 marzo 1971, dopo un cruento conflitto a fuoco coi Carabinieri nei pressi di Palma Campania.
Rinchiuso nel carcere di Poggioreale, Cutolo comincia lentamente a dare vita a quella che in pochi anni diventerà la NCO, Nuova Camorra Organizzata, un’associazione criminale di tipo piramidale, basata su principi di fedeltà assoluta al capo; Cutolo, soprannominato “Vangelo”, dai suoi sottoposti, in poco tempo raccoglie attorno a sé quasi 5000 malavitosi, perlopiù in giovane età e di estrazione umile, promettendo loro sostegno economico e legale continuativo, ed esigendo in cambio totale dedizione.
In poco tempo, la marea in espansione dei cutoliani prende il controllo delle carceri italiane, e allo stesso Cutolo vengono concessi trattamenti di favore e libertà di movimento. Il boss, infatti, gestisce comodamente gli affari della nuova organizzazione, coadiuvato all’esterno dalla sorella Rosetta Cutolo. Anche grazie a perizie psichiatriche compiacenti, molte delle quali redatte dallo psichiatra Aldo Semerari, Cutolo riesce a farsi dichiarare semi-infermo di mente, e a farsi ricoverare nel manicomio criminale di Aversa, dal quale controlla, con ancora più agio, il suo crescente impero criminale.
Il 5 febbraio del 1978, però, Cutolo evade dalla struttura, facendo saltare con del tritolo un muro portante; passerà in latitanza poco più di un anno, nel corso del quale intesserà rapporti con la malavita milanese di Vallanzasca e Turatello, e stringerà intimi legami con la Banda della Magliana, nella persona di Nicolino Selis; e proprio al “Sardo” suo nuovo uomo di fiducia nella Capitale, Cutolo chiederà una mano, incaricato dai Servizi Segreti di avviare una trattativa per la liberazione di Aldo Moro, a rintracciare il covo dei rapitori, che verrà rapidamente individuato. Nonostante questo, però, Moro verrà ucciso il 9 maggio 1978.
Nel ottobre del 1979 Cutolo viene stanato in un casolare di Albanella e ricondotto a Poggioreale. Da qui, nel 1980, assiste agli effetti del drammatico terremoto dell’Irpinia, che si traducono in immediate e ulteriori occasioni di guadagno, sottoforma di ingenti appalti per la ricostruzione. La torta però, fa gola a molti, e alcune vecchie famiglie criminali della zona, tra cui i Giuliano, i Bardellino e i Nuvoletta, stanchi dell’egemonia di Cutolo, decidono di unirsi in un nuovo cartello criminale per contrastare il suo potere ; nasce così la Nuova Famiglia.
La guerra tra i due clan sarà sanguinosa, e porterà a centinaia di morti in entrambi le fazioni, in poco più di un lustro. Intanto, nel 1981, Cutolo viene chiamato ancora una volta per fare da intermediario in un sequestro terroristico; questa volta, a cadere nelle mani delle BR, il 27 aprile, è il consigliere regionale DC campano Ciro Cirillo, che verrà liberato circa due mesi dopo; un’inchiesta successiva rivelerà che Cutolo accettò di fare da mediatore per il pagamento del riscatto, in un gioco a tre tra servizi segreti, Camorra e BR.
Il boss avrebbe poi dichiarato di essere stato mandato in “esilio” dallo Stato dopo la trattativa segreta, senza che nessuna delle sue richieste (riconoscimento dell’infermità mentale, condizioni di detenzione migliori per i suoi sottoposti) gli venisse accordata; dal canto loro, le BR ricambiarono il favore uccidendo il vicequestore di Polizia Antonio Ammaturo, titolare di un’indagine sulle connivenze tra camorra e politiche. Nel 1982, però, le cose per Cutolo iniziano a cambiare; mentre la NCO, decimata sotto i colpi degli avversari, perde progressivamente importanza, lui viene trasferito nel carcere – isola dell’Asinara in Sardegna, dove resterà per molto tempo.
E da qui, nel 1983, assisterà impotente all’omicidio dell’amico di una vita Vincenzo Casillo, rimasto ucciso a causa di un’autobomba piazzata sotto la sua auto. Cutolo, in seguito sarebbe stato accusato dell’omicidio da alcuni pentiti, una teoria abbracciata sia dal romanzo di Marrazzo che dal film di Tornatore; la verità al riguardo sarebbe uscita solo molti anni dopo, con la confessione di Carmine Alfieri, esponente della NF. mandante dell’assassinio.
Raffarle Cutolo è morto, da detenuto, nel carcere di Parma, il 17 febbraio 2021, a 79 anni. Sua sorella Rosetta invece è morta nell’ottobre 2023.