Ne Il postino suona sempre due volte, la scena hot sul tavolo della cucina, sporco di farina, è reale? La domanda può sembrare peregrina, ma sin dall’uscita del film nel 1981, l’estremo realismo della sequenza portò molti spettatori a chiedersi se l’intesa tra Jack Nicholson e Jessica Lange non fosse autentica. Negli anni i due attori hanno ribadito che in quella sequenza non vi sia naturalmente nulla di vero, e che si tratta semplicemente di ottima messa in scena. D’altro canto, le voci sul fatto che il rapporto sessuale potesse non essere simulato, erano state alimentato dal fatto che, in quella particolare giornata di riprese, il set fu chiuso; l’unico membro della troupe presente sul posto oltre a Rafelson, Nicholson e Lange, era infatti lo svedese Sven Nykvist, il direttore della fotografia.
La scena rientra appieno nel tono crudo e realistico dell’intero film, tratto da un romanzo dello scrittore noir James M. Cain, adattato una prima volta al cinema nel 1946, in un omonimo film con John Garfield e Lana Turner; a questo proposito, Rafelson ha ricordato in un’intervista come il suo intento fosse di aderire il più possibile al tono duro del romanzo; “Non me ne frega un cazzo di cosa fanno gli altri registi; cosa cazzo ne sanno di come si gira un film sporco e violento? Hanno fatto un film tratto da un libro che parla di sadomasochismo, e non sono stati capaci di farlo come si deve. Allora ho dovuto pensarci io“.
Attenzione: nei paragrafi a seguire si affrontano tematiche che potrebbero urtare la sensibilità di alcuni lettori.
La descrizione della scena hot non lascia poi molto alla fantasia: Frank Chambers (Nicholson), mascalzone vagabondo nell’America della Grande Depressione, capita nella locanda gestita da Nick Papadakis, immigrato greco, sposato con una donna sensuale, molto più giovane di lui. Frank è immediatamente attratto da lei, e decide che deve averla. Approfittando di una momentanea assenza del marito, allora, sorprende Cora in cucina, intenta a preparare il pane, e dopo brevi convenevoli, tenta un approccio verso di lei. La donna lo respinge e cerca di divincolarsi, ma Frank la trascina accanto al tavolo della cucina; a quel punto la donna sembra rispondere alle sue avances, lasciandosi trasportare di peso sul tavolo della cucina; una volta sdraiata, fa spazio di tutto quello che occupa il tavolo ed esorta Frank a possederla. L’uomo è sopra di lei; la camera indugia sulle mani di lui che sfiorano prima le giarrettiere, poi, per circa 30 secondi, le mutandine di lei. La sequenza, in un crescendo di sensualità, mostra Cora che guida gentilmente la mano di Frank in mezzo alle proprie gambe, per poi invitarlo ad entrare definitivamente in lei, fino al raggiungimento del climax.
Il desiderio e la necessità di estremo realismo sono stati da subito ben chiari nella mente di Rafelson, assecondato in questo da Nicholson, già all’epoca peraltro considerato come uno dei maggiori sex symbol di Hollywood. Come riportato da Karina Longworth in una puntata del suo podcast You Must Remember This, l’inquadratura delle mutandine stava per garantire al film un rating X (riservato ai film pornografici), ma Rafelson, con uno stratagemma, riuscì a non farla eliminare: “Scuriremo il negativo, così i peli del pube non si vedranno; poi, una volta ottenuto il visto censura, lo riporteremo alla gradazione normale”: Dal canto suo, Nicholson era intenzionato ad ottenere il massimo grado di verosimiglianza possibile; l’attore, infatti, avrebbe voluto presentarsi sul set con un’erezione in corso, e chiese a Rafelson di fornirgli una protesi da infilare sotto i pantaloni; il regista, però, non prese sul serio la richiesta dell’amico, e di fronte alla sua delusione, al momento delle riprese, replicò: “Se ci tieni tanto al realismo, vai di sopra e vedi un po’ cosa riesci a fare”. Nicholson, che riporta l’aneddoto, conclude dicendo che le cose non andarono come avrebbe voluto, a causa della sua “ansia da prestazione”.
D’altro canto, in un’intervista raccolta in un articolo a firma di Gene Siskel, critico cinematografico del Chicago Tribune, Jessica Lange conferma che in quella scena non vi è nulla di spontaneo: “In quelle scene d’amore, Jack recitava tanto quanto me; entrambi sapevamo che per fare quel film non ci saremmo potuti risparmiare, e Jack in questo senso è stato davvero molto disponibile, non si è mai tirato indietro”.