Il sindaco del rione sanità, film del 2019 è ispirato alla storia vera del protagonista Antonio Barracano, che in realtà si chiamava Luigi Campoluongo, detto “Naso di cane”, a causa di una vistosa cicatrice sul naso, dovuto al morso di un uomo con cui litigò. Morto nel 1969, Campoluongo ufficialmente era un mobiliere, ma in realtà era un guappo e anche una sorta di giudice popolare del Rione Sanità, a Napoli, che operava a cavallo fra legalità e criminalità. Questo personaggio ispirò la commedia teatrale di Eduardo De Filippo di cui il film di Mario Martone è un adattamento cinematografico.
Come riportato nel libro Vita di Eduardo da Giammusso, De Filippo conobbe davvero Don Luigi Campoluongo, del quale raccontò che: “Si chiamava Campoluongo. Era un pezzo d’uomo bruno. Teneva il quartiere in ordine. Venivano da lui a chiedere pareri su come si dovevano comporre vertenze nel rione Sanità. E lui andava. Una volta ebbe una lite con Martino ‘u Camparo, e questo gli mangiò il naso. Questi Campoluongo non facevano la camorra, vivevano del loro mestiere, erano mobilieri. Veniva sempre a tutte le prime in camerino. “Disturbo?” chiedeva. Si metteva seduto, sempre con la mano sul bastone. “Volete ‘na tazza ‘e cafè?”. Lui rispondeva “Volentieri”. Poi se ne andava”. In pratica, un personaggio che pur non essendo un vero e proprio camorrista, nel suo quartiere si sostituiva allo Stato, ricevendo la gente, sedando contrasti e mantenendo una sorta di ordine, spesso ricorrendo alla violenza.
La figlia di Campoluongo, Luisella, raccontò al Mattino, che quando ci fu una retata di guappi nel rione, Campoluongo si nascose al cimitero, nella cappella di famiglia e vi rimase per ben otto mesi. La stessa Luisella gli portava da mangiare.
Campoluongo diventò così popolare, che ebbe modo di conoscere numerose celebrità, il suo pronipote infatti raccontò: “Mio nonno faceva parte dell’associazione che organizzava la festa del Monacone, ovvero la cerimonia che si svolge tutti gli anni in onore di san Vincenzo Ferreri, il santo del rione Sanità, uno dei 52 patroni della città. Fu amico di numerosi attori, cantanti, personaggi dello spettacolo, che andavano a trovarlo nel suo basso: da Vittorio De Sica a Sofia Loren, da Franco Franchi a Ciccio Ingrassia, da Eduardo a Pasquale Squitieri”
Campoluongo conobbe anche Totò, ma prima che diventasse celebre e per motivi legati ad un dissidio con il fidanzato di una ragazza. Totò corteggiava la ragazza in questione e il suo fidanzato si rivolse a Campoluongo per “appianare” la situazione. Quando il sindaco del rione Sanità mandò una spedizione punitiva da Totò, la leggenda vuole che questi non si lasciò intimidire e costrinse gli scagnozzi del guappo a tornare con la faccia piena di lividi. Una cosa che colpì Campoluongo, al punto tale che volle conoscerlo.
La trama del film ruota attorno ad Antonio Barracano, Sindaco del Rione Sanità e figura che amministra la giustizia secondo criteri al di fuori della legge. Quando conosce Rafiluccio, intenzionato a uccidere il padre, l’uomo decide di intervenire per sedare il diverbio e riconciliare padre e figlio. La vicenda è esemplificativa del modus operandi tipico del guappo e sindaco di quartiere. Il film è interpretato da Francesco Di Leva nei panni di Antonio Barracano; nel cast compaiono anche Massimiliano Gallo, Adriano Pantaleo ed Ernesto Mahieux.