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Home » Film » Inception: la spiegazione del finale del film

Inception: la spiegazione del finale del film

La spiegazione del finale di Inception, il film di Christopher Nolan con Leonardo DiCaprio che ci lascia domande senza apparenti risposte.
Gabriele BarducciDi Gabriele Barducci1 Agosto 20228 min lettura
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Inception Cobb controlla la trottola
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Dopo gli applausi e le lodi de Il Cavaliere Oscuro, Inception rappresenta senza ombra di dubbio il progetto più ambizioso di Christopher Nolan. Lo stesso regista raccontò che la sua opera era rimasta nel cassetto da tantissimi anni, in fase di realizzazione già dai tempi di Memento, ma attendeva il momento propizio per limare tutti i raccordi di trama e per trovare le giuste risorse per realizzarlo in modo impeccabile.
Inception si rivela sin dal suo concept un film narrativamente ambizioso, un heist movie onirico, dove una squadra di esperti rapinatori non si adopera a rubare oggetti di grande valore, denaro o gioielli, ma informazioni segrete, note che un soggetto evita anche di trascrivere per tenerle al sicuro nella propria mente. Dom Cobb (Leonardo DiCaprio) è dunque uno dei più abili estrattori di informazioni dalla mente umana, ma nel momento in cui si possono estrarre informazioni, è possibile impiantarne di nuove nella mente di qualcuno?

Tramite una particolarissima macchina dei sogni, gli estrattori possono addormentare un soggetto, rintracciarne il sogno per poi entrarvi. Un po’ come funziona per Matrix e non a caso Nolan ha sempre indicato il film delle sorelle Wachowski come primaria fonte di ispirazione.

La missione: l’innesto di un’idea

Inception Dom Cobb inizia la missione di innesto

Fulcro del film è dunque la richiesta dell’industriale Saito (Ken Watanabe) di innestare un’idea nella mente di un suo giovane concorrente, Fischer (Cillian Murphy), in procinto di ereditare il potente impero del padre morente. Saito non vuole correre rischi e vorrebbe che il giovane Fischer divida l’impero così da non trovare concorrenza nel settore di riferimento.
Generalmente l’idea comune è che facilmente si possono rubare informazioni, mentre innestarle è difficile, ma Cobb accetta l’incarico, giacché anni prima è riuscito ad innestare un’idea nella mente della moglie Mal (Marion Cotillard), ora defunta.

I due si erano addentrati così in profondità nel mondo dei sogni, restandoci per talmente tanti decenni che avevano perso la cognizione di cosa fosse reale e cosa no. Innestando un’idea nella mente di Mal ovvero che quello non era il mondo reale, Cobb è poi riuscito ad uscire da questo lunghissimo sogno, cosciente di essere tornato alla realtà e dai figli che ha avuto con la moglie, ma l’idea innestata si è espansa a macchia d’olio senza preavviso, portando Mal a credere che stesse ancora sognando. Nei sogni l’unico modo per uscirne è morire. Nel giorno del loro anniversario, Mal si è quindi gettata da un palazzo davanti gli occhi del marito, affermando che loro stavano ancora sognando e che morire era l’unico modo per tornare davvero alla loro vita assieme.

In seguito al suicidio, Cobb è ricercato dalla polizia e impossibilitato a rimettere piede negli Stati Uniti, viaggia così nel globo, accettando lavori di estrazione finché, appunto, non si imbatte nella proposta di Saito: un innesto per il quale, a missione conclusa, il magnate aiuterà Cobb ad ottenere l’immunità per rientrare negli Stati Uniti.

La ricerca di Saito

Inception Ken Watanabe è Saito in una scena del film

Nella squadra che Cobb costruisce, si inserisce volontariamente anche Saito, giustificando la partecipazione come una sorta di assicurazione, così da vedere con i propri occhi che l’innesto sia stato portato a termine. Purtroppo il magnate nipponico rimane ferito gravemente durante il primo livello del sogno dato che la mente di Fischer – addestrata a respingere eventuali estrattori onirici – materializza uomini armati che funzionano come un sistema immunitario, cercando di eliminare gli intrusi e difendere l’organismo. Saito dunque perisce in ogni livello del sogno sempre troppo presto, non rispettando il “calcio”, ossia l’azione di risveglio collettiva che permette al gruppo di tornare alla realtà tutti assieme, perdendosi in un limbo onirico, lo stesso luogo dove Mal e Cobb avevano passato decenni della loro vita.

A lavoro finito e con l’idea innestata nella mente di Fischer – dividere l’impero che riceverà in eredità così da costruire qualcosa di suo, come avrebbe voluto suo padre – il gruppo risale i diversi livelli del sogno per tornare alla realtà. Cobb va alla ricerca di Saito, lo trova e tornano assieme alla realtà. Da qui assistiamo agli ultimi minuti del film che, accompagnati dalla splendida “Time” di Hans Zimmer, ci mostrano l’agognato epilogo con Cobb che torna negli Stati Uniti, arriva a casa, lancia il suo totem sul tavolo, la trottola, per poi distrarsi e correre ad abbracciare i suoi figli.

Il finale: Cobb è tornato alla realtà o è ancora nel sogno?

Inception la trottola nel finale del film

Prima di addentrarci nella spiegazione del finale è bene parlare della trottola sopraccitata: la trottola di Dom Cobb è un totem, ovvero un oggetto con una funzione particolare che riesca a indicare con certezza se il suo portatore sta ancora sognando o se è nella realtà. Come facilmente intuibile, nella realtà, la trottola dopo un po’ smette di girare per arrestarsi, mentre nel mondo dei sogni la trottola gira all’infinito.

È proprio qui che Nolan non ci da una vera e propria risposta, tagliando di netto l’ultima scena, con la macchina da presa che indaga e pazientemente attende il fermarsi della trottola o meno, ma possiamo dire con assoluta certezza – grazie a dettagli sparsi sapientemente nel film – che nel finale Cobb sia tornato nella realtà e che la trottola dunque sia destinata a fermarsi nei pochi secondi successivi alla fine della scena.

Bambini, anelli, trottole e il percorso dell’eroe

Inception il casto in un'immagine promozionale

Partiamo subito da un concetto fondamentale che si è perso durante la visione del film: la trottola non è il totem di Cobb, bensì della moglie Mal. Una trottola che gira all’infinito è l’innesto che Cobb ha fatto sulla moglie, palese segno che il mondo che condividevano era un sogno. Il totem di Cobb è la fede che porta al dito che, a una seconda visione del film, possiamo ben notare come durante le fasi del sogno resti al suo dito, mentre nella realtà no. La trottola è l’espediente narrativo che collega lo spettatore al film, una seconda certezza per Cobb, che capiamo sin da subito essere diventato un personaggio assai sensibile alla questione sogno o realtà. Nella fase finale, dunque, per quanto poco visibile chiaramente, possiamo notare come Cobb non abbia la fede, dunque una prova a supporto che sia tornato effettivamente alla realtà.

Una seconda prova è data dai figli di Cobb, che durante il film vediamo più piccoli e sempre di sfuggita, mentre nel finale, quando riusciamo a vederli anche in viso, notiamo come siano entrambi più grandi rispetto a quanto visto nei minuti precedenti. In aiuto ci arrivano anche i titoli di coda del film, che ci mostrano come siano stati scelti quattro attori a interpretare i due figli di Cobb, così da segnare il salto temporale (capiamo anche che Cobb manca da casa da poco più di due anni).

Una terza prova è più un riferimento al viaggio che compie il personaggio di Cobb: il suo è il classico percorso dell’eroe, che ha bisogno di redenzione. Dunque alla fine di quella che per lui è una seconda grande Odissea, adesso è giunto il momento di tornare davvero a casa, redimersi totalmente e abbandonare per sempre il mondo dei sogni.
Bisogna anche considerare che uno dei taciti obiettivi del film è proprio quello di lasciare allo spettatore il dubbio su quanto ha visto, per trarre così le sue conclusione.  Ma sei si è pragmatici, si può asserire comnn certezza che Cobb, nel finale, si trova nel mondo reale, finalmente felice assieme ai suoi figli.

La filosofia viene in aiuto

Inception Cobb gira la trottola

Volendo approfondire in modo maggiore i temi del film, possiamo abbracciare diversi riferimenti e pensieri filosofici per fornirvi un’ennesima chiave di lettura sul film.

Partiamo dal presupposto che, esattamente come Matrix, la consapevolezza di essere in un sogno accresce le abilità del personaggio all’interno dello stesso sogno. Pensiamo ad Arthur quando si ritrova a combattere nell’albergo senza gravità. Egli è consapevole, pensa e ragiona (il classico motto “Cogito ergo sum” ci viene in soccorso), motivo per cui mantenere il senno nel sogno è l’unico modo per accorgersi di essere in un mondo non reale. Il vecchio Saito che Cobb incontra alla fine della sua ricerca ha ormai perso coscienza di sé stesso, con il sogno che è diventata la sua realtà. Rivedere Cobb e rivedere la trottola fa scattare qualcosa in lui: lo riporta, concretamente, alla realtà, uccidendosi molto probabilmente con la pistola che ha accanto, dunque uccidendo quel costrutto per tornare nel proprio corpo originario.

Un altro aspetto assai particolare lo possiamo trovare in una lettura metacinematografica dello stesso film: nel momento in cui vediamo il film per la prima volta, arrivati alla fine, siamo stati vittime di un innesto proprio da parte del regista. Concettualmente, tutto Inception è una prova concreta di come ha funzionato l’operazione di Cobb, giacché è impossibile aver chiuso la visione senza chiedersi se la trottola alla fine stia girando o meno. In quel momento abbiamo vissuto una storia, abbiamo vissuto una vita o meglio, abbiamo vissuto un sogno. Nel semplicistico confronto tra sogno e realtà che si fondono, prima della visione avevamo una mente sgombra di idee, per poi uscire dalla sala con un tarlo, un’idea che ci accompagnerà nelle ore successive.

Una piccola curiosità per chiudere questo articolo: il piccolo attore che interpreta la versione più giovane di James, il figlio di Cobb, è il figlio di Christopher Nolan.

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