Io speriamo che me la cavo è stato girato tra la Puglia e la Campania, con alcune location nel Lazio, anche se è ambientato a Napoli nell’immaginario paese di Corzano, il cui nome doveva richiamare la cittadina di Arzano (realmente esistente, e situata in provincia di Napoli) che veniva citata spesso nel libro di Marcello D’Orta da cui è tratto il film.
Come spiega Il Davinotti, le riprese in Puglia del film con Paolo Villaggio sono state effettuate a Taranto (nella scena di apertura si vede anche l’Ilva), Altamura (la stazione), Taranto e Corato. Per quanto riguarda le location in Campania, invece, segnaliamo Villa Pignatelli di Montecalvo a San Giorgio a Cremano (Napoli) e la Reggia di Caserta (per le scene della gita) e Tivoli, dove c’è il Palazzo del Seminario, che nel film è la scuola elementare dove insegna Villaggio. Sempre a Tivoli, c’è anche l’Ospedale San Giovanni Evangelista, dove viene ricoverata la mamma di Gennarino.
Arzano, di cui si parla nel libro di Marcello d’Orta che ha ispirato il film, è un comune italiano di oltre 30mila abitanti che si trova in provincia di Napoli in Campania. Questo luogo svolge il ruolo di cerniera con la seconda fascia periferica della città del sole, quella che porta alla zona frattese-atellana. D’Orta insegnò in una scuola elementare di Arzano (e anche in altre scuole del napoletano) e raccolse i temi dei bambini che furono inclusi nel libro Io speriamo che me la cavo, che negli anni ’80 divenne un fenomeno editoriale.