Scritto e diretto da Andrew Hunt, La macchina infernale è un thriller del 2022 che porta sullo schermo il racconto intenso – e a tratti surreale – di come il senso di colpa possa lentamente trascinare un essere umano nel baratro della follia. Protagonista della narrazione è Bruce Cogburn (interpretato da Guy Pearce), scrittore ritiratosi a vita privata dopo aver raggiunto l’apice del successo con la sua opera The Infernal Machine, titolo che dà il nome al film. La sua vita tranquilla e solitaria viene però messa sotto sopra quando inizia a ricevere lettere e messaggi criptici da quello che sembra un fan ossessivo, che si firma con il nome di William Dukent e che lo costringerà a fare i conti con un passato che pensava di essersi lasciato alle spalle. Se siete arrivati alla fine del film, saprete sicuramente quale sarà il destino del suo protagonista e chi si cela dietro la misteriosa corrispondenza, ma forse vale la pena soffermarsi su qualche dettaglio che potrebbe esservi sfuggito nella nostra spiegazione del finale de La macchina infernale.
Cosa è successo nel 1981 e come si collega al libro The Infernal Machine?
Il 21 giugno del 1981, il diciassettenne Dwight Tufford, aveva lasciato la sua casa di Aspen in Colorado e, dopo aver guidato per 23 ore, aveva raggiunto la città di Knoxville, in Tennessee, per compiere una vera e propria carneficina. Imbracciato un fucile ad alta precisione, il ragazzo era salito sul campanile nel bel mezzo del Campus e aveva preso di mira la folla sottostante, uccidendo tredici persone e ferendone oltre una ventina. Durante il processo, però, Tufford si era dichiarato innocente, affermando di aver preso ispirazione dalla controversa opera di Bruce Cogburn, The Infernal Machine, a suo parere un’opera fondamentale per capire il diabolico piano che Dio ha in serbo per gli esseri umani. Nel libro, infatti, il prete protagonista della narrazione, una volta scoperto il sordido progetto del Creatore, decide di vendicarsi rifacendosela sugli uomini; da qui lo spunto per la strage compiuta da Tufford, un evento che avrebbe poi spinto Bruce Cogburn a ritirarsi a vita privata, schiacciato dal senso di colpa.
Una cospirazione contro Bruce
Dopo aver fatto visita a Dwight Tufford nel carcere di massima sicurezza nel quale si trova rinchiuso, Bruce scopre che William Dukent ha intrattenuto delle conversazioni anche col il detenuto, soprattutto in merito a un codice segreto tedesco che sarebbe nascosto all’interno del libro; lo scrittore capisce, inoltre, che Tufford lo considera l’unico responsabile della sua vita in carcere e, per questo, vorrebbe ucciderlo. Tornato a casa, Bruce scopre che il suo agente Jerry ha ricevuto un manoscritto – firmato proprio da William Dukent – nel quale sono state trascritte tutte le telefonate tra l’uomo misterioso e lo scrittore ma anche ciò che Bruce ha detto quando non pensava di essere ascoltato; rinviene infatti un registratore legato al collo del suo cane. Ma non è tutto: anche la Higgins, agente di polizia che aveva aiutato Bruce nelle prime fasi della sua ricerca della verità, si rivela in realtà essere una complice di Dukent ingaggiata per intimidirlo. L’uomo inizia così a sentirsi come se tutti stessero cospirando contro di lui.
Nel frattempo, dopo essere evaso di prigione, Dwight si reca a casa di Bruce per ucciderlo ma finisce per rimanere vittima del suo stesso fucile. Mentre il detenuto è a terra morente, Bruce gli confessa di non essere il vero autore di The Infernal Machine, ponendo fine all’ossessione di Dwight per il libro e per il suo significato.
Chi è in realtà William Dukent?
William Dukent è in realtà uno pseudonimo, formato dalle lettere iniziali delle 13 vittime della strage del 1981. Dietro questo falso nome si nasconde Elijah, ex studente di quando Bruce era insegnante nonché vero autore dell’opera The Infernal Machine di cui lo scrittore si è impossessato. Lo scopriamo tramite un flashback mentre Bruce, deciso a scrivere una confessione a riguardo, si sta dirigendo verso l’ufficio postale. Proprio in quel momento, l’uomo si rende conto che il messaggio cifrato tedesco nascosto nel libro potrebbe condurlo verso la verità. Arrivato tramite le coordinate contenute nel messaggio cifrato in uno stabile abbandonato, Bruce incontra finalmente il suo ex studente, che appare in sedia a rotelle, con il volto mezzo bruciato e attaccato alla bombola dell’ossigeno. Elijah confessa di essere stato lui a scrivergli per tutto il tempo sotto il falso nome di William Dukent e spiega a Bruce che, avendo lui rubato il suo primo manoscritto, avrebbe dovuto aiutarlo a scrivere il suo secondo libro, diventandone una sorta di protagonista. Scopriamo anche che Bruce aveva deciso di rubare il libro di Elijah solo dopo che quest’ultimo sembrava essere morto in seguito a un tentato suicidio; ma il ragazzo era invece sopravvissuto e, durante la sua esperienza di pre-morte, si era reso conto che non esisteva alcun Dio con il quale potersela prendere per le sorti del mondo.
Come finisce La macchina infernale?
Elijah mostra a Bruce il manoscritto del nuovo libro – intitolato Il divino apostate e riportante la firma dello stesso Cogburn – all’interno del quale vengono narrate tutte le vicissitudini affrontate dallo scrittore in seguito alla prima apparizione di William Dukent. Nel frattempo, Elijah sta provando a mandare il manoscritto per email a Jerry, l’agente di Bruce. Ma prima che l’email riesca ad essere inviata, nello stabile abbandonato scoppia un’incendio provocato da una fuoriuscita di ossigeno dalla bombola di Elijah, lasciando Bruce come unico superstite nonostante sia rimasto travolto dalle fiamme. Nel finale del film vediamo un altro flashback nel quale Bruce, dopo aver letto l’opera del suo giovane studente, lo incoraggia a diventare uno scrittore. Ci viene mostrato anche Elijah tentare il suicidio – nella speranza di avere un confronto faccia a faccia con Dio – dandosi fuoco proprio davanti agli occhi del suo professore. Mentre ripercorre questi ricordi Bruce, devastato dall’esplosione, riesce ad arrivare all’ufficio postale per imbucare la sua lettera di confessione.
Perché Bruce scrive una confessione?
L’intento dello scrittore è duplice: in primo luogo, Bruce sente il bisogno di redimire la propria anima, confessando al mondo di non essere realmente l’autore dell’opera che lo ha consacrato nel mondo della letteratura, ma di aver derubato uno scrittore probabilmente più talentuoso di lui. In secondo luogo, desidera liberarsi del senso di colpa che per anni lo ha afflitto a causa della strage compiuta da Dwight Tufford: non avendo scritto The Infernal Machine, non è stato lui la fonte di ispirazione per la terribile strage compiuta dal ragazzo.