Sebbene molti dei recenti film d’animazione si siano allontanati dal musical, le opere più forti della Disney continuano ad essere quelle con canzoni al loro interno. Encanto ne è la prova, perché nessun film è riuscito a riscuotere tanto successo dai tempi di Frozen (2013) con le sue canzoni. Il fatto potrebbe non sorprendere più di tanto se si considera che, nel caso di Encanto, è stato Lin-Manuel Miranda (autore di Hamilton) a comporre i brani. E se il suo solo nome non bastasse per garantire un successo musicale, qui lo troviamo affiancato da quello del compositore Germaine Franco, che ci ha fatto tanto piangere in Coco (2017).
Insieme tornano a farci emozionare con una colonna sonora da Oscar e un cast magnetico che dà voce a delle melodie in cui suoni colombiani si intrecciano e costruiscono un percorso culturale autentico in un mondo di finzione. Cast che per la prima volta si è riunito sul palco dell’Hollywood Bowl per un concerto-evento disponibile su Disney+ a partire dal 28 dicembre, offrendo agli abbonati un posto in prima fila per un evento senza precedenti. Una buona occasione per ripercorrere la storia di Mirabel e la sua famiglia attraverso le otto canzoni del film, performate sul palco hollywoodiano con un’orchestra di 80 persone, 50 ballerini ed effetti speciali spettacolari. I brani si basano sui diversi generi musicali popolari in Colombia e, probabilmente, hanno riscosso tanto successo perché Lin-Manuel Miranda è riuscito a creare un’intera colonna sonora in cui ogni canzone fa riferimento ad un genere e un’influenza diversa: “La pressione sale” deriva dal Reggaeton/Trap, “Non si nomina Bruno” è una forma di cha-cha-cha, “Un miracolo” è un valzer (raramente si vede una canzone Disney, tanto meno una “I want song“, in ¾) e “Cos’altro farò?” ricorda il rock latino in spagnolo. Per comprendere meglio questo successo, vediamo insieme le canzoni di Encanto nel dettaglio.
La famiglia Madrigal
La prima canzone di Encanto è un’ampia e canonica introduzione dei personaggi, in particolare della magica famiglia Madrigal con le loro abilità magiche. La narrazione è portata avanti dalla protagonista Mirabel, messa sotto pressione da un gruppetto di bambini affinché presenti i membri della sua famiglia: ci parla di sua zia Pepa, che influenza il meteo con il suo umore; di sua mamma Julieta, che guarisce le persone con il cibo cucinato da lei; delle sorelle Louisa, dotata di una forza sovrannaturale, e Isabela, che rende ogni cosa perfetta con i fiori che crea; di sua cugina Dolores, che riesce ad ascoltare da lontano anche i più fievoli bisbigli e di suo cucino Camilo, che può cambiare forma ed aspetto a suo piacimento. Prova ad accennare qualcosa sullo zio Bruno, ma è evidente che non è ancora il momento di parlare di lui.
Sin dalle primissime note però ci tiene ad introdurre un personaggio fondamentale per la trama: la casa, che nello sviluppo della storia di Encanto è diventata ben più di un luogo, ma un personaggio attivo, dinamico e sempre presente. Chiara metafora della famiglia, perché se i suoi membri sono in armonia tra loro allora la casa sarà salda, ma con l’avvento dei primi problemi essa sarà la prima che mostrare delle crepe. Un personaggio vivo che permette la costruzione di momenti comici, ma anche emozionanti e coinvolgenti. Infine c’è Mirabel. Lei non ha alcun potere, nessun talento. Ce lo rivela anti-climaticamente Dolores rompendo bruscamente l’aspettativa di quei bambini curiosi di saperlo, di noi spettatori e contemporaneamente anche l’ascesa melodica. Del resto, ciò che fa Miranda in Encanto è un continuo costruire e decostruire, anticipando qui alcuni temi musicali che incontreremo nel corso del film come quello di Abuela Alma.
Un miracolo
In più di qualche occasione Lin-Manuel Miranda ha dichiarato che questa è stata la canzone più difficile da scrivere, come tutte le “I want/I wish song” (ovvero quelle canzoni in cui i protagonisti esprimono in musica il desiderio ardente di realizzare un loro specifico sogno). In questo caso la musica è quella di un valzer colombiano, sulle cui note canta una fantastica Stephanie Beatriz (Brooklyn Nine-Nine) nel ruolo di Mirabel, in italiano doppiata da Margherita De Risi. Una melodia dall’accento ritmico diverso rispetto alle altre e che Miranda usa per raccontare il sogno della protagonista di sentirsi davvero parte della famiglia. Se in una prima versione della storia cercava disperatamente di trovare un proprio talento, gli sceneggiatori (Jared Bush, Charise Castro Smith, Lin-Manuel Miranda) hanno preferito mostrarci una Mirabel che avesse già superato questo desiderio, ma bramosa di essere vista e di rendere orgogliosa la sua famiglia nonostante la sua mancanza. Creano così un personaggio più vicino a noi spettatori e, in qualche modo, raccontano un po’ anche la nostra storia.
La pressione sale
La canzone più orecchiabile delle otto è cantata da Louisa, sorella maggiore di Mirabel, che con la voce di Jessica Darrow (in italiano Alessia Amendola) ci canta del peso delle aspettative della famiglia. Ci racconta la sua lotta con il senso di responsabilità scaturitogli dall’essere “quella forte” della famiglia: lei sposta i ponti, solleva chiese e fiumi, si prende cura dei membri della sua famiglia e di chiunque nel villaggio senza che nessuno si preoccupi di fare altrettanto con lei o semplicemente di ringraziarla. Senza che nessuno capisca che anche lei, nonostante la forza di un colosso ha delle fragilità. Questo la rende nervosa, è evidente dal suo esilarante tic all’occhio, ma soprattutto preoccupata dal senso di inutilità che potrebbe coglierla se la sua magia dovesse scomparire da un momento all’altro (non saprei che fare / chi diverrò / se cadrò – che ruolo avrò / se vacillo).
Louisa ci racconta il modo in cui ha interiorizzato questo stress emotivo e la composizione musicale di Miranda in questo caso è quanto più appropriata, perché riesce a rendere in musica la situazione del personaggio attraverso un sapiente uso dell’accento ritmico: lo fa alternando un fraseggio ritmato ad uno più serrato, interrotto spesso bruscamente da momenti più melodici. Come nella prima canzone, anche qui ripropone e porta alle estreme conseguenze il suo costruire e decostruire una melodia che non esplode mai veramente, esattamente come Louisa che cerca sempre di trattenersi e mantenere la calma e il controllo. Ci sono però dei momenti in cui ha bisogno di respirare e liberarsi di questo peso, resi in musica dai “woah”.
Non si nomina Bruno
Senza dubbio il maggior successo musicale del film. Un brano polifonico di salsa interpretato da un ensemble che comprende Carolina Gaitán, Mauro Castillo, Adassa, Rhenzy Feliz, Diane Guerrero e Stephanie Beatriz. Quando Mirabel chiede a Pepa di suo zio Bruno, sua zia si rifiuta di parlarne finché il marito Félix non inizia a vuotare il sacco. Così, con voci di diversi personaggi incantevolmente stratificate mentre ognuno racconta ciò che sa sulla misteriosa pecora nera della famiglia, la canzone descrive come la capacità di Bruno di vedere il futuro gli causasse problemi, perché molti vedevano le sue profezie come maledizioni.
Sebbene la canzone si muova attraverso stili musicali diversi nel corso della sua durata (dal pop all’hip-hop), Miranda mette in primo piano i suoni del pianoforte cubano e un’atmosfera cha-cha-cha accentuata dal ritornello (Non si nomina Bruno no-no-no). La base musicale di ispirazione latin-pop e con basi di folklore cubano trae ispirazione dai più tradizionali Tito Puente, Mario Bauza o Chucho Valdés, o dal più moderno Arturo O’Farrill. Una base fatta per ballare, ma che Lin-Manuel Miranda la rende più attuale e soprattutto accessibile a persone provenienti da ogni parte del mondo con elementi di hip-hop. Grazie a questa combinazione di tradizione e innovazione, nel gennaio 2022 è diventato il più grande successo della Disney dal 1995, raggiungendo la posizione n. 4 della Billboard Top 100. Ciò significa che il brano ha superato persino “Let It Go” di Frozen.
Cos’altro farò?
Al contrario di Louisa, Mirabel ha un rapporto conflittuale con sua sorella Isabela. Una rivalità alimentata dal fatto che quest’ultima ha un dono magico che la rende sempre perfetta agli occhi di tutti, mentre la nostra protagonista si sente costantemente la delusione della famiglia. Immaginate la sua gioia dopo aver scoperto che per salvare l’Encanto avrebbe dovuto parlare proprio con lei. Mirabel cerca di scusarsi, ma la conversazione non va esattamente come previsto e, in preda alla rabbia, Isabela fa crescere inaspettatamente un cactus tra le sue file di rose. Com’era stato per Mirabel con “Un Miracolo” e per Louisa con “La pressione sale”, con questa canzone anche lei si libera finalmente dal suo peso: quello di essere sempre perfetta, in ogni caso. Diane Guerrero (Orange is the New Black), attrice americana ma di origini colombiane, e Diana Del Bufalo danno voce allo sfogo di Isabela che finalmente riesce a creare tutte le piante che desidera, che siano esse carnivore o ficus che strangolano. Ad accompagnarla sono note diverse delle altre, per le quali Miranda ha tratto ispirazione dal rock spagnolo degli anni ’90. Una chitarra elettrica guida la ribellione canora di Isabela, che in “Non si nomina Bruno” ci era stata presentata con la voce tipica delle Principesse Disney (acuta, morbida, dolce), ma che qui si sente finalmente libera di far uscire il suo vero timbro.
Dos Oruguitas
Un canzone che fa leva sulle corde della chitarra e del cuore. Sebastián Yatra intona la struggente canzone mentre Abuela racconta a Mirabel la storia di come ha perso suo marito e, nel suo più profondo dolore, ha ricevuto il miracolo che ha sempre cercato di proteggere fino a quel momento. In America Latina è molto diffusa l’idea di una magia tra le cose ordinarie, spesso simboleggiata dalla nozione di “Encantos”: terre sacre che sembrano magiche, miracolose, e con le quali gli abitanti coesistono senza metterne in dubbio l’esistenza. Con questo spirito i registi hanno creato una casa e di una città che emergono magicamente dal terreno come risposta a una preghiera in un momento di disperazione.
In letteratura quasi tutti questi incanti nascono dal dolore, per questo la terra regala ad Alma un miracolo quando implora un modo per sfuggire alla violenza. La canzone rappresenta quindi il climax emotivo di Encanto e inaugura la tanto attesa riconciliazione tra abuela Alma e Mirabel in uno splendido tripudio di simboliche farfalle gialle, un omaggio all’autore colombiano Gabriel Garcia Marquez (Cent’anni di solitudine). La canzone è delicata, radicata in suoni acustici più dolci che ricordano le tradizioni popolari della Colombia e di altre parti del Sud America.
Tutti voi
Un elemento interessante delle opere di Lin-Manuel Miranda è che tende ad assegnare motivi e temi strumentali/vocali a persone, eventi e luoghi. Una tecnica davvero efficace per costruire una storia, che ha usato molto in Hamilton e che ripropone anche in Encanto. Diventa chiaro nella canzone finale, culmine di tutti gli eventi accaduti, che ci dà l’impressione di riascoltare l’intera colonna sonora in pochi minuti.
Ciascun personaggio ripropone il proprio tema ma con un calo delle percussioni e del ritmo: questo è solo un momento di dolcezza per mostrare a Mirabel quel riconoscimento che cercava da anni e che ha finalmente ottenuto dalla sua famiglia. Un epilogo che ci suggerisce che forse un dono ce l’aveva anche lei: quello dell’empatia, spesso sottovalutato, ma l’unico capace di salvare famiglie e relazioni.
Colombia, Mi Encanto
L’ultima canzone di Encanto, messa in scena quando i Madrigal scoprono che il loro miracolo è tornato, che non si è esaurito veramente, e nei titoli di coda. Energica, divertente ed esaltante, incarna probabilmente al meglio lo spirito culturale della Colombia e segue il ritmo Vallenato, folklore tradizionale colombiano caratterizzato dall’uso della fisarmonica. Ad interpretarla è il cantautore colombiano Carlos Vives, un perfetto accompagnamento per l’appagante finale di questo musical Disney firmato da Lin-Manuel Miranda. Una lettera d’amore al Paese sudamericano.