Il film La teoria del tutto, è ispirato alla storia vera di Stephen Hawking e della sua relazione con la sua prima moglie, Jane Wilde, sfociata in un lungo matrimonio, culminato in un divorzio a metà anni ’90. Nello specifico, il film di James Marsh è tratto dal libro Verso l’infinito, scritto dalla Wilde. Negli anni successivi, poi, sia Jane che Stephen si sarebbero risposati; lei con un amico di famiglia, lui con una delle sue infermiere. La teoria del tutto vede protagonisti Eddie Redmayne e Felicity Jones.
Jane Wilde, promettente studentessa di Lingue a Londra, nel 1962 conosce il ventunenne Stephen Hawking, che studia Fisica ad Oxford. Fra i due nasce immediatamente un’intesa, ma, nel 1963, ancor prima che la conoscenza si trasformi in fidanzamento, Stephen riceve una diagnosi di “malattia del motoneurone”, all’epoca più comunemente nota come morbo di Lou Gehrig. Jane, però, non si fa abbattere dalla notizia, e dopo un breve fidanzamento, nel 1965 sposa Stephen, cui i medici hanno dato poco più di due anni di vita:
“Ci conoscevamo solo da un mese, quando arrivò la diagnosi. Ancora non uscivamo insieme, ma io ero già innamorata di lui; aveva degli occhi bellissimi, e un gran senso dell’umorismo, ridevamo sempre; la sua intelligenza mi affascinava, Guardavamo insieme il cielo, di notte, e lui mi parlava dell’universo in espansione, e di come, un giorno, avrebbe finito per contrarsi. Ero davvero convinta che mi sarei potuta dedicare senza problemi anima e corpo, per due anni, ad aiutare la persona che amavo, ad aiutarla a raggiungere i suoi traguardi. Aveva veramente un grandissimo potenziale”.
La vita quotidiana, però, presenta sin da subito delle difficoltà, che Jane affronta con dedizione e forza di volontà, anche dopo l’arrivo dei figli Robert, nel 1967, e Lucy, nel 1970:
“Mi occupavo della casa, e badavo a Stephen, completamente e ininterrottamente; lo lavavo e lo vestivo, e all’inizio, lui non voleva essere aiutato da nessun altro; oltretutto, i primi tempi lui non voleva saperne di usare la sedia a rotelle; uscivamo tutti insieme… io tenevo per un braccio Stephen e con l’altro braccio il bambino; ma poi il bambino voleva camminare, e io non potevo rincorrerlo. Andare avanti così era impossibile, ma in qualche modo credevo che saremmo riusciti a fare tutto, che avremmo avuto una bella casa, cresciuto una bella famiglia. All’inizio forse ero troppo ottimista, giovane e piena di euforia, e avevo convinto Stephen che la malattia sarebbe rimasta sullo sfondo, che avremmo potuto far finta di nulla.”
Ma la malattia di Hawking non è l’unico ostacolo a una vita coniugale soddisfacente; Wilde, in diverse interviste, e in un passo della biografia, ricorda come il marito fosse così completamente devoto ai suoi studi, da dimenticare la realtà che gli stava accanto:
“Il nostro era un matrimonio poligamo; c’eravamo io, Stephen, la malattia del motoneurone e la Fisica. A volte l’adorazione di Stephen per la Fisica mi dava da pensare; era capace di starsene per un intero weekend immobile sulla sedia a rotella, gomito sul ginocchio, come il Pensatore di Rodin, senza minimamente fare caso a me, o ai bambini; stava male? Era a disagio? Io non sapevo che fare, e mi preoccupavo. Poi, all’improvviso, il lunedì mattina, mi guardava sorridendo, e diceva: “Ho risolto un’equazione!”. Io non capivo se questi suoi periodi di isolamento ermetico nascevano dall’indifferenza al mio bisogno di parlargli, o semplicemente da un senso di oblio, e per me tutto questo era una autentica tortura”.
Col passare degli anni, all’aumentare della fama internazionale dello scienziato, tra scoperte, conferenze e pubblicazioni, le difficoltà legate alla disabilità di Hawking si fanno sempre più imponenti, e, come mostrato nel film, la necessità di avere aiuti esterni continuativi diventa indifferibile. Wilde, nelle interviste, riflette con amarezza su quest’aspetto, e nota come la celebrità del marito abbia rappresentato un impedimento al miglioramento della sua qualità di vita, nonché un elemento di disturbo per la quiete familiare:
“Negli anni, ho assunto varie persone, badanti o infermieri che fossero… alcuni vedevano com’era la situazione di Stephen e sparivano nel nulla; altri, invece, sono rimasti, e hanno messo a soqquadro la nostra vita; veneravano Stephen e se avessero potuto, avrebbero baciato la terra che la sua sedia a rotelle calpestava; e noi, io e i tre bambini, finivamo in un angolo. Forse ero stata troppo ingenua, ma pensavo che chi si occupa di una persona disabile dovesse semplicemente svolgere il suo compito, rispettando il resto della famiglia. Beh, la maggior parte di queste persone non si è comportata così; ai loro occhi, era come se noi non avessimo il diritto di abitare nella stessa casa con un simile genio. Ero disperata, non potevo più andare avanti così, ero esausta”.
Nel 1977, Jane, frequentando il coro della chiesa locale, conosce Jonathan Hellyer Jones, un giovane vedovo, che diventa immediatamente parte della famiglia, aiutando Stephen in tutte le sue attività quotidiane e alleviando così il peso dell’assistenza dalle spalle di Jane: “Francamente penso che se non fosse arrivato lui, mi sarei suicidata, è questa la verità vera… sarei disonesta se non ammettessi quanto può essere difficile prendersi cura di una persona con le necessità di Stephen“. Fra i due negli anni scoppierà l’amore, anche se inizialmente il rapporto rimarrà platonico: “Eravamo entrambi molto soli, e alla fine ci siamo trovati. La solitudine ci ha unito.”
Nel 1985 Hawking subisce una tracheotomia d’urgenza, che gli toglie l’uso della parola; da quel punto in avanti lo scienziato comunicherà tramite un sintetizzatore vocale; l’operazione si era resa necessaria a causa di una grave polmonite. I medici avevano prospettato l’interruzione dell’accanimento terapeutico, ma Jane aveva dato il consenso all’intervento salvavita: “Non potevo lasciarlo morire così… ero l’unica che poteva tenere in vita Stephen“. Da quel momento, però, la vita per Jane si fa sempre più difficile: “Gli anni successivi sono stati tremendi, estenuanti, sia dal punto di vista fisico che dal lato psicologico; ho pensato più volte di buttarmi nel fiume, ma naturalmente non sono mai andata fino in fondo, per via dei miei figli.”
Dopo qualche anno, la distanza tra marito e moglie diventerà incolmabile, I due, dopo essersi separati nel 1990, finalizzeranno il divorzio nel 1995, anno in cui Hawking sposerà una delle sue infermiere, Elaine Mason, Due anni dopo, nel 1997, Jane sposerà infine Jonathan; la donna ricorda così gli ultimi anni del suo matrimonio con Stephen:
“Per un po’ di tempo siamo andati avanti per inerzia, non c’era alternativa. Con Stephen io avevo preso un impegno, e non credevo ce l’avrebbe fatta senza di me; volevo che lui potesse continuare a lavorare con tranquillità, e volevo dare ai miei figli una famiglia stabile. A volte ho l’impressione che la gente pensi io lo abbia abbandonato, ma non è così.. io e Jonathan abbiamo cercato di far funzionare le cose; entrambi volevamo tenere unita la famiglia e far sì che Stephen potesse continuare a vivere con noi. Quando ripenso al momento in cui io e lui ci siamo lasciati, mi viene da piangere, e rivedere quel momento su schermo è stato difficile. “
Stephen Hawking è morto nel 2018, a 76 anni, per le conseguenze della malattia; Jane, dopo una carriera universitaria come professoressa di Lettere, è ora in pensione e scrive romanzi.