Lo script originale de L’attimo fuggente prevedeva che il professore John Keating avesse la leucemia. Lo sceneggiatore Tom Schulman e il regista Peter Weir hanno spiegato il motivo per cui hanno deciso di cambiare la storia del personaggio interpretato da Robin Williams nel film uscito nel 1989 e rimasto nel cuore di intere generazioni.
In una lunga intervista con Script Magazine, Tom Schulman e Peter Weir hanno richiamato alla mente l’amato classico cinematografico L’attimo fuggente, con un indimenticabile Robin Williams, spiegando come abbia avuto inizio la loro collaborazione per il film. Il giornalista Andrew Bloomenthal ha quindi approfittato dell’occasione per chiedere a Schulman cosa abbia portato alla modifica della sceneggiatura originale dell’opera, la quale prevedeva che Keating fosse malato di leucemia.
“Quando sono arrivato ad una fase successiva della sceneggiatura, intorno a pagina 70 o 80, ho iniziato a sentire il bisogno di spiegare perché Keating avesse questa filosofia del Carpe Diem, che era così importante per lui, così ho deciso che avrebbe avuto una malattia come può essere il linfoma di Hodgkin, dove puoi vivere anche 20 o 30 anni, ma alla fine ti accorcerà la vita e morirai prematuramente“, ha dichiarato Schulman, continuando a ricordare: “Quindi, ho scritto una scena in cui i ragazzi vengono in classe e Keating non c’è, e poi scoprono che è in ospedale. Vanno a trovarlo, ed è allora che vengono a sapere della sua malattia. Poi, il giorno successivo, lui torna in classe dopo essere sopravvissuto all’attacco acuto. Bene, quando Peter Weir ha ricevuto la sceneggiatura, ho sentito dallo studio che aveva un problema con il finale e ho pensato: ‘Qual è il suo problema?’, e i capi dello studio hanno detto semplicemente: ‘Dovrai parlarne con Peter'”.
A questo punto dell’intervista, ha preso la parola lo stesso Peter Weir, il quale ha dichiarato: “Mi è stata data la sceneggiatura da Jeff Katzenberg (all’epoca presidente dei Walt Disney Studios, ndr), che ha detto: ‘Ho proprio quello che fa per te’. Mi ha consegnato la sceneggiatura poco prima che partissi per Sydney. Non ho mai letto sugli aerei, ma a causa di questo curioso titolo – L’attimo fuggente – non ho resistito. Ho davvero amato la storia, fino a quando non sono arrivato alla fine, e sono rimasto così deluso. Quindi, quando Jeff ha telefonato un paio di settimane dopo e ha chiesto: ‘Cosa ne pensi?’, gli ho detto: ‘Guarda, sto per passare’. E lui ha chiesto: ‘Perché?’, ed ho detto: ‘Perché ripercorri l’intera storia, e si tratta di cogliere l’attimo, e hai questo insegnante meraviglioso e stimolante, ma poi arrivi alla scena con Keating in ospedale, e ti rendi conto che ha la leucemia, ed è solo per questo che diceva ‘Cogli l’attimo’? Ma in fondo chi non lo direbbe in quelle circostanze? Per quel che ricordo, Jeff mi ha detto: ‘E se tagliassi via il cancro?’. Quindi, dopo quella telefonata, ho strappato quelle quattro pagine e la storia scorreva ancora. Quindi, ho detto a Jeff: ‘In questo caso lo farò, ma come la prenderà Tom?’“.
Tom Schulman ha quindi raccontato la parte finale della “trattativa”, in cui lui e Peter Weir hanno raggiunto il compromesso che ha portato alla realizzazione de L’attimo fuggente così come lo conosciamo tutti: “Ho passato molto tempo a preoccuparmi quando Peter mi ha detto che aveva un problema con la scena dell’ospedale, perché le persone che hanno letto la sceneggiatura mi avevano sempre detto quanto ne fossero colpite. Ero riluttante a tagliare quella parte. Poi Peter ha detto: ‘Guarda, non ti farò togliere quella scena, ma se non lo fai, io non dirigerò il film. Poi ha detto qualcosa con cui sono completamente d’accordo, quando cioè ha spiegato che alla fine del film, quando i ragazzi sono in piedi sui loro banchi, sarebbe stato troppo facile fare quel gesto per qualcuno che sta morendo. Ma se non sta morendo, allora sappiamo che stanno difendendo davvero i valori che lui aveva insegnato loro, il che è molto più potente. Quando l’ho sentito, ho pensato: ‘Dannazione, Peter, hai ragione’. E le cose sono andate come sono andate“.