Le cose che non ti ho detto è un film tratto da una storia vera: per questo dramma familiare, il regista e sceneggiatore William Nicholson, si è ispirato infatti alla separazione dei suoi genitori. In particolare, da questo episodio cruciale vissuto dalla sua famiglia, Williamson ha tratto la piece teatrale The Retreat to Moscow, che ha adattato anche per il cinema. L’autore ha raccontato che quando ha fatto vedere il film ai suoi genitori, ebbero reazioni diverse.
Le cose che non ti ho detto racconta la storia di Grace (Annette Bening) ed Edward (Bill Nighy) una coppia sulla sessantina che vive un’esistenza tranquilla in una cittadina costiera in Gran Bretagna. Sono sposati da 29 anni, ma lui Ed, comunica a sua moglie che vuole lasciarla per un’altra donna. Per Grace non sarà facile, ma con l’aiuto di suo figlio Jamie (Josh O’Connor) – che già sapeva delle intenzioni di suo padre – Grace capirà che non è mai troppo tardi per essere davvero felici.
Come scrive The Guardian, quando i genitori del regista hanno letto la sceneggiatura del film, sua madre l’ha giudicata un po’ noiosa, mentre suo padre ha avuto qualcosa da dire solo sui cani. Quando però i due hanno visto il film finito, le loro reazioni sono state differenti (e opposte): suo padre si è dimostrato più reticente, mentre sua mamma ne è rimasta “assolutamente devastata”, perché ha rivissuto il trauma di essere stata lasciata dopo quasi trent’anni di vita insieme. La differenza delle reazioni allo script, sottolinea la divergenza caratteriale tra i due, che viene sottolineata anche nel film.
Anche il figlio ha un ruolo fondamentale nella storia, sempre a The Guardian William Nicholson ha spiegato:
“Quando si è figli di genitori separati, non si riesce a sfuggire al senso di colpa. A volte ho dei flash della loro separazione e ripenso a quanto si sia ritrovata sola e io non ho fatto abbastanza per supportarla”.
Oggi i genitori di Nicholson che hanno ispirato Le cose che non ti ho detto, sono morti da tempo, ma la madre del regista ha vissuto con lui e la sua famiglia per gli ultimi 16 anni della sua vita, proprio perché lui si sentiva in colpa per averla “abbandonata” a suo tempo. Le cose che non ti ho detto è ricordato anche per le belle poesie che chiudono il film.