Le otto montagne, film vincitore del premio della giuria a Cannes 2022, con Luca Marinelli e Alessandro Borghi, è ispirato a una storia vera? Paolo Cognetti, autore del romanzo omonimo da cui il film è tratto, non dissipa tutti i dubbi, ma offre un’interessante prospettiva: “Le otto montagne non è la mia autobiografia, però raccoglie veramente tante cose fondamentali della mia vita. Sono stato fortunato forse di iniziare a scriverla nel momento giusto, di maturità di uno scrittore. Dopo vent’anni che scrivevo, avvicinandomi ai quaranta ho affrontato questa storia così centrale per me. La storia che ho raccontato non è un’autobiografia, ma nasce in maniera chiara dalla mia vita e dai rapporti con quei luoghi“.
I luoghi di cui parla Cognetti sono quelli montani della Valle d’Aosta, dove libro e film sono ambientati. A Graines, dove trascorre le estati, Pietro, ragazzo di buona famiglia torinese, fa la conoscenza di Bruno, figlio di una famiglia di allevatori locali. Fra i due, nascerà una solida amicizia, in grado di superare il passare degli anni, e varie difficoltà. Pietro e Bruno, dopo essersi persi di vista per qualche tempo (Pietro, aspirante documentarista, si allontanerà più volte dall’Italia per lavoro) costruiranno insieme una baita su un terreno ereditato da Pietro alla morte del padre.
Cognetti ricorda ancora: “Queste estati in montagna (per i miei genitori, ndr) erano un ritorno ai luoghi abbandonati per venire in città, e che per me sono stati una scoperta meravigliosa. Mi hanno sempre affascinato questi ragazzini degli alpeggi, sporchi, con abiti da adulti, e che scappavano via quasi come animali appena ti avvicinavi. Avrei tanto voluto diventare amico di uno di loro. Ho realizzato questo desiderio raccontandolo nel libro.” Se Pietro è il chiaro alter ego dell’autore, Bruno è la quintessenza di queste rozze figure alpestri.
Cognetti ricostruisce così la sua parabola: “Ho fatto documentari per qualche anno e me ne sono allontanato quando, con la crisi economica, trovare qualche soldo per realizzarne è diventato sempre più difficile e frustrante. Proprio allora sono andato in montagna. fondamentalmente perché in quel periodo ero infelice, ho scoperto che la montagna mi mancava tanto, e ho pensato che forse lassù avrei potuto ricominciare. È stato anche un desiderio d’avventura, di fare un esperimento sulla mia vita. Da questo, dai ricordi d’infanzia, dalle persone che ho incontrato in montagna è nato il desiderio di scrivere Le otto montagne.”
Luca Marinelli, (Pietro), e Alessandro Borghi (Bruno tornano a recitare insieme dopo l’esperienza di Non essere cattivo (2016) che ha cementato il loro rapporto personale. Borghi a questo proposito ha confessato: “Sono davvero legato a Luca ed è stato facile per me entrare nel personaggio perché non devo fingere di volergli bene, non devo recitare in quel senso e questa è un’ottima premessa per lavorare insieme. Ogni volta che mi ritrovo ad interpretare un ruolo cerco sempre un fondo di verità, per questo è stato facile nel caso de Le otto montagne. I registi del film ci hanno aiutato molto e lo stesso hanno fatto le montagne, che, nella mia mente, sono state fin dall’inizio del film il centro della storia. Abbiamo avuto occasione di restare sulle montagne e di viverle a fondo.”
Replica Marinelli: “Avevamo un rapporto di amicizia prima del film e abbiamo usato questo filtro per creare un’altra amicizia, sullo schermo, tra Pietro e Bruno. È stato facile ma abbiamo dovuto interpretare due personaggi completamente diversi da quello che siamo noi. In un certo senso è stato semplice, abbiamo affrontato questo processo mano nella mano come avevamo fatto sette anni fa – nonostante per tutto questo tempo ci fossimo allontanati dal punto di vista professionale, lavorativo. Ci siamo ritrovati dopo tutto questo tempo e sono stati otto mesi di lavorazione davvero intensi.”
Le otto montagne è attualmente in programmazione nei cinema italiani.