Midsommar – il villaggio dei dannati è il film di Ari Aster che ha confermato il talento e la visionarietà del regista newyorkese, che aveva già conquistato pubblico e critica con il suo Hereditary, altro horror targato A24. Con Midsommar ci addentriamo nei territori del folk horror per seguire due fidanzati, Dani e Christian, e gli amici di lui, che decidono di fare un viaggio in Svezia, presso una strana comunità situata ad Harga. Uno degli amici di Christian, infatti, è un membro di questa comune, e vuole far conoscere al gruppo le tradizioni della sua “famiglia” e coinvolgerli nelle celebrazioni di mezza estate. Al loro arrivo i ragazzi vengono accolti da gente bizzarra, vestita di bianco e adorna di fiori: ma ancora non sanno cosa gli aspetta.
Midsommar è un film complesso e stratificato, con un finale che nei paragrafi successivi andremo ad analizzare, ma anche un’inquietante mitologia che prende spunto dal (vero) folklore scandinavo e dalla creatività del regista.
Questo amore è una camera a gas
Prima di addentrarci nella nostra spiegazione, riepiloghiamo brevemente i meccanismi che muovono la relazione dei due protagonisti di Midsommar, Dani Ardor (Florence Pugh) e Christian Hughes (Jack Reynor). I due ragazzi stanno insieme da quasi quattro anni, ma lui ormai si sente più vincolato ai gravi problemi personali di lei che guidato dall’amore e dalla passione. Lui vorrebbe chiudere questa storia asfittica, ma non riesce a trovare il coraggio e l’occasione giusta per farlo. I suoi amici insistono perché lasci la fidanzata, da loro giudicata problematica, e provano a convincere Christian con la prospettiva di un viaggio in Svezia, tra belle ragazze, conquiste e sex club, ma lui tergiversa.
Una sera, la sorella di Dani, Terri, affetta da disturbo bipolare, manda un messaggio sinistro alla ragazza e poi si toglie la vita uccidendo anche i suoi genitori. A causa di questo episodio, Christian mette da parte qualsiasi tentativo di lasciare Dani e, anzi, si vede costretto a invitarla a unirsi a lui e ai suoi amici per il viaggio in Europa. Lei è perfettamente consapevole che Christian non è più coinvolto nella loro storia e potrebbe chiudere il rapporto, ma pur rinfacciandogli un’evidente disaffezione nei suoi confronti, lo vincola in maniera sempre più serrata perché, irrazionalmente, non vuole separarsi da un altro affetto stabile, dopo aver perso i suoi familiari in modo così tragico.
Il finale di Midsommar chiude il cerchio e ci riporta all’inizio del film
Per la spiegazione del finale di Midsommar – il villaggio dei dannati, dobbiamo fare un passo indietro a tornare all’inizio del film. Il grande murales che appare nei primi minuti della pellicola, una sorta di polittico diviso in cinque scene (realizzato dall’artista Mu Pan) che anticipa tutto ciò che accade nel film, fino alla fine. Nella prima parte del quadro infatti, vediamo una scena invernale, con la morte che incombe in una notte in cui la neve scende senza sosta. La figura al centro della scena è Dani ed è aggrovigliata in un tubo che, come un cordone ombelicale, la unisce ad altre tre figure umane, quelle di sua sorella e dei suoi genitori. La sorella di Dani infatti, si suicida collegando un lungo tubo di gomma a quello di scappamento dell’auto, dal box sotto casa all’appartamento in cui vive con i suoi, facendo in modo che i due anziani coniugi muoiano nel sonno, senza neanche accorgersi di cosa stia succedendo.
Nella seconda scena, più colorata e primaverile della precedente, vediamo Dani affranta, mentre viene consolata da Christian, ma sopra di loro, seduto su un albero, come se tramasse qualcosa, c’è Pelle, l’amico che li porterà in vacanza in Svezia, ad Harga presso la comunità di cui è originario. Pelle, in questa scena è raffigurato un po’ come il lupo cattivo di Cappuccetto Rosso o il gatto e la volpe di Pinocchio: un po’ in disparte, ma pericolosi.
Nelle scene successive del dipinto, vediamo l’ingresso del gruppo di amici ad Harga, in un villaggio immerso nella natura, l’accoglienza che riceveranno dai membri della radiosa comunità locale, che in realtà è una setta sanguinaria, e l’orso che notano al loro arrivo nel villaggio, chiuso in una piccola gabbia. Nella stessa scena, è raffigurato l’evento scioccante al quale assisteranno subito dopo il loro arrivo: il sacrificio di due anziani della comunità che, al culmine di un solenne rituale di addio, si lanciano spontaneamente da una rupe altissima. Nel quadro i due anziani si trasformano in angeli, nel film di Ari Aster invece la loro caduta è decisamente meno poetica e “dolce”. Uno sfracellamento realistico, con tanto di colpo di grazia finale, che per Dani è uno shock, ma anche il punto di inizio verso una nuova consapevolezza. La morte dei due anziani le permette, con una “terapia d’urto”, di prendere coscienza della morte altrettanto tragica dei suoi genitori (non a caso nel film le due morti si “sovrappongono”).
Nell’ultima scena del quadro, infine, alcune ragazze vestite di bianco danzano attorno all’albero di maggio (il palo decorato con fiori e foglie) mentre su di loro incombe un sole antropomorfo, che ha lo stesso sorriso e lo stesso sguardo di Dani nel finale del film, quando Christian viene ucciso. Anche in questa scena, come nelle altre, la morte accompagna i protagonisti, stavolta in forma di scheletri.
Nel finale di Midsommar, dopo un lungo percorso, Dani viene incoronata Regina di Maggio, ha trovato una nuova famiglia, quella della comunità di Harga, e può finalmente lasciar andare Christian, scegliendo di vendicarsi in modo feroce per i torti che lei ritiene di aver subito dal fidanzato. Un percorso che le era stato anticipato da Pelle, quando agli inizi del film le spiega che anche lui ha perso i genitori, ma ha trovato la famiglia che gli mancava.
So quello che stai passando, anche io ho perso i miei genitori, sai.
I miei genitori sono morti in un incendio.
Perciò, credimi se ti dico che so cosa si prova, Perché lo so, molto bene.
La differenza è che non mi sono mai sentito perduto, perché avevo una famiglia.
Che ognuno di noi merita. E tu la meriti.
Perché Dani fa uccidere Christian?
Come abbiamo spiegato nei paragrafi precedenti, prima del viaggio in Svezia e durante il loro soggiorno ad Harga, Dani è consapevole del fatto che Christian non la ami, ma invece di chiudere il rapporto, per il bene di entrambi, continua a farsi del male mandando giù qualsiasi mancanza, come un veleno.
Dopo la sua incoronazione a Regina di Maggio, Dani si avvicina ad un fienile e guarda attraverso il buco della serratura. Quando vede Christian impegnato in un inquietante rapporto sessuale rituale con la giovane Maja (con tutte le anziane del villaggio nude a incitare i due copulanti e a spingere le terga del giovane per una fecondazione più efficace), a quel punto impazzisce del tutto e vede il rito come un tradimento, senza sapere che Christian è stato drogato. Nei momenti successivi, dopo aver preso coscienza del fatto che non è più sola e ha una grande famiglia che la sostiene, Dani decide che può fare a meno del suo fidanzato e si vendica delle umiliazioni subite.
Christian, già paralizzato e impossibilitato a fuggire, viene introdotto nella carcassa disossata e svuotata di un orso bruno e così “vestito” viene introdotto nel fienile di forma triangolare insieme ad altri due membri della comunità ancora vivi e ai cadaveri in avanzato stato di decomposizione di alcuni degli amici di Christian “aggiustati” in vari modi (con rami secchi al posto delle braccia, ecc)
La morte di Connie, Mark, Josh e Simon
La morte dei personaggi secondari di Midsommar ha suscitato più di qualche dubbio negli spettatori che si sono chiesti che fine avessero fatto alcuni di loro, il cui macabro destino è raccontato in maniera meno lineare. Qualcuno ha azzardato anche una teoria secondo la quale le morti di Connie, Josh, Mark e Simon, siano legate individualmente ad ognuno dei quattro elementi (Terra, Fuoco, Aria e Acqua).
La morte di Connie (Ellora Torchia) ha sollevato diversi dibattiti tra i fan del film di Ari Aster. La ragazza tenta di fuggire da Harga insieme a Simon, sappiamo che è andata via, ma non la vediamo più se non alla fine, morta, mentre il suo corpo viene trasportato con una carriola. Non sappiamo come è morta, ma le condizioni in cui è il suo cadavere, con il volto livido, i capelli sudici e delle alghe sul corpo, lasciano intendere che sia stata annegata e poi recuperata.
Mark (Will Poulter) commette il grave errore di fare pipì su un tronco d’albero collocato ai margini del villaggio, senza sapere che si tratta di un’area di culto dove vengono sparse le ceneri dei defunti della comunità. Nel momento in cui viene sorpreso a fare i suoi bisogni all’aperto, il ragazzo firma la sua condanna a morte. Il modo in cui viene ucciso non ci viene mostrato esplicitamente ma suggerito da una scena in cui alcuni bambini parlano di giocare a “scuoiare lo sciocco” e da un’altra a seguire (quella della morte di Josh) in cui appare un uomo che indossa una maschera di pelle umana, fatta proprio con la faccia di Mark, orribilmente scuoiata.
Josh (William Jackson Harper) è ad Harga per fare ricerche per la sua tesi universitaria (tesi che poi sarà oggetto di una lite con Christian). Una notte, incurante del divieto che gli era stato esplicitato, decide di andare nel fienile a fotografare di nascosto le pagine del Rubi Radr, il testo sacro degli Hargas dettato da colui che loro ritengono una sorta di “eletto”, un ragazzo gravemente disabile di nome Ruben. In quel momento, qualcuno sorprende Josh e lo colpisce con un grosso martello (lo stesso utilizzato per finire i due anziani all’inizio del film). Nel momento in cui Josh sta per essere ucciso, nel fienile entra un uomo seminudo, che indossa una maschera di pelle umana fatta con il viso di Mark. Alla fine del film ritroveremo Josh, o meglio, la sua gamba, semisepolta nel terreno.
La morte più spettacolare e scenografica però è quella di Simon (Archie Madekwe). Dopo che Christian ha scoperto il cadavere di Josh, entra in un capanno e trova il corpo di Simon orribilmente smembrato e disposto nella cosiddetta posizione dell’aquila di sangue. Nella mitologia dei vichinghi, questo tipo di uccisione molto cruenta consisteva nel disporre il corpo della vittima in posizione prona, aprirgli la gabbia toracica sulla schiena, tagliando le costole dalla spina dorsale e tirare fuori i polmoni, che in questo modo sembravano due “ali” insanguinate.
Chi è l’uomo che indossa la maschera di pelle umana
Una delle scene più inquietanti di Midsommar è quella in cui Josh viene ucciso con una martellata e trascinato via: in quel momento appare qualcuno che indossa una maschera di pelle umana, scuoiata dalla faccia di Mark. Molti spettatori si sono chiesti chi sia l’uomo con la maschera e l’ipotesi più accreditata è che sia Ulf, il tizio che aveva aggredito Mark dopo averlo sorpreso ad urinare su un albero sacro. Dopo quell’aggressione, Ulf continua a fissare Mark con intenzioni malevole, durante un pranzo rituale.
Pelle alla conquista del mondo: un piano diabolico per popolare la comunità Harga
Durante il loro soggiorno ad Harga, ai ragazzi viene spiegato che la comunità suddivide il ciclo vitale di ogni individuo in quattro stagioni. Si inizia con la giovinezza (primavera), il pellegrinaggio (in estate), si approda ad una fase di impegni e di lavoro (autunno) e poi si diventa mentori (inverno) fino a quando, sopraggiunta l’età di 72 anni, ci si congeda dal mondo e dalla comunità con un suicidio. Questo perché si preferisce morire quando si è ancora nel pieno delle proprie facoltà e prima che sopraggiungano l’inevitabile declino, la sofferenza e le malattie.
Durante il film inoltre, viene spiegato che nella comunità di Harga, dove vige l’endogamia, gli anziani cercano di tutelare le linee di sangue consentendo solo le unioni sessuali che possono aiutare la crescita della “famiglia”. Questo non impedisce ovviamente le unioni incestuose – che hanno anche esiti disastrosi, come possiamo vedere nel film – e quindi la comunità periodicamente accoglie dei forestieri che possano contribuire a rinnovare le linee di sangue locali.
Quando incontriamo Pelle (Vilhelm Blomgren), il ragazzo sta attraversando la sua “estate”: è uscito dalla sua comunità per andare in pellegrinaggio, ma resta fortemente vincolato alla sua famiglia, tanto che in primavera torna a casa portando in dono un gruppo di amici che potrebbe contribuire a popolare Harga. Non a caso, quando Pelle e gli altri ragazzi sono seduti in un locale, all’inizio del film, e si parla di un’avventurosa vacanza in Svezia, lui dice a Christian:
E non scordarti delle belle svedesi che potrai inseminare a giugno!
Christian quindi viene usato per lo scopo prefissato, cioè, l’accoppiamento con una ragazza della comunità, e poi viene eliminato alla maniera di Harga, molto scenografica e ricca di simbologie. In più scene vediamo che Pelle è impegnato ad abbozzare qualcosa su un taccuino, come se al di là della predisposizione artistica, avesse proprio un “disegno” da portare avanti.
Cosa c’è di vero in Midsommar?
In più occasioni il regista di Midsommar – il villaggio dei dannati ha spiegato che l’ambientazione del film, il contesto culturale, i riti e le celebrazioni sono in parte ispirati al folklore e alla realtà di alcune festività legate al solstizio d’estate, mentre altri dettagli sono inventati.
Per quanto riguarda la location, ad esempio, esiste una località in Svezia che si chiama Harga ed è situata sul lato del paese che affaccia sul Mar Baltico, ma non assomiglia al villaggio che vediamo nel film. Oltretutto, nonostante Midsommar sia ambientato in Svezia, in realtà le riprese sono state effettuate a Budapest.
A proposito dei riti che vediamo nel film, Ari Aster ha dichiarato:
Molti rituali si riferiscono in un modo o nell’altro a delle vere tradizioni e al folklore, ma mi sono preso molte libertà. Quindi sì, ci sono alcune cose nel film che sono pura invenzione mentre altre sono assolutamente tratte dalla realtà. Ad esempio i peli pubici nel cibo e il sangue mestruale nella bevanda sono collegati alle ricerche che ho fatto.
Una delle scene più sconvolgenti del film è quella dell’ättestupa, ovvero quella in cui i due anziani del villaggio, che ormai sono approdati alla fine del loro ciclo vitale, si gettano dal precipizio. Sono considerate ättestupa anche alcune rupi nei paesi scandinavi, dalle quali si ritiene che in epoche preistoriche venivano gettati (o si gettavano) persone anziane che non erano più in grado di badare a se stesse o alla comunità.
Infine, le danze sfrenate attorno all’albero di maggio, nel finale di Midsommar, che vedono l’elezione di Dani a Regina, potrebbero essere ispirate in parte all’antichissima leggenda dell’Hårgasägnen, secondo la quale il diavolo si travestì da suonatore di violino per avvicinare alcuni ragazzi e spingerli a danzare fino alla morte. Questa leggenda, ambientata proprio nella vera Harga, racconta del diavolo che, dopo il tramonto, dal fitto del bosco, inizia a suonare una musica ipnotica, che costringe chi la ascolta a ballare senza riuscire a fermarsi.
In altre scene assistiamo a fenomeni particolari, che non hanno nulla di mitologico o soprannaturale, ma fanno parte della realtà, come il sole di mezzanotte. Lo spettatore può essere portato a credere che il sole in ore notturne sia frutto di un trip lisergico, ma in realtà è un fenomeno molto affascinante (e assolutamente da vivere, se decidete di fare un viaggio in Norvegia) che si verifica nei mesi estivi. Chi scrive lo ha vissuto di persona e può assicurarvi la luce diurna alle due di notte è davvero un trip naturale, anche se può avere degli effetti particolari sul sonno.
Il volto nascosto di Midsommar: sorella dove sei?
Nel corso del film, come avrete notato, la sorella di Dani, Terri, fa numerose apparizioni inquietanti. Ad esempio vediamo il suo riflesso allo specchio, nel buio, quando Dani si rifugia in una casupola dopo aver assunto un misterioso tè ai funghi.
Una delle apparizioni meno evidenti però, è verso il finale del film, quando Dani viene eletta Regina di Maggio e viene collocata sul piedistallo. Nel momento in cui viene portata in processione, sullo sfondo verdeggiante di vegetazione, appare un volto che non è sfuggito ai fan più attenti: è proprio il volto di Terri, con un occhio sbarrato e il tubo di scarico che le esce dalla bocca.