La commedia Napoli Milionaria! di Eduardo De Filippo si conclude con la celebre frase “Adda passà ‘a nuttata”, che significa letteralmente “Deve superare la notte”, o meglio, “Bisogna aspettare che la notte giunga al termine”. È una battuta che uno dei protagonisti, Gennaro Jovine, pronuncia in riferimento alle condizioni di salute della piccola Rita, alla quale è stato somministrato un farmaco che potrebbe salvarle la vita e bisogna aspettare che faccia effetto, si spera entro il mattino successivo. In realtà la frase ha un significato molto più ampio, che riguarda la situazione della famiglia Jovine e il contesto storico che attraversava Napoli in quel periodo. Nel tempo è diventata un modo di dire, quando si affronta un periodo difficile e l’unica cosa da fare è aspettare che passi, predisponendosi però a migliorare la propria situazione.
Napoli Milionaria! è una commedia divisa in tre atti, ambientati in un basso napoletano, un’abitazione tipica dei vicoli popolari, abitati da famiglie numerose che si arrangiano per arrivare a fine mese. Il primo atto è ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale, mentre il secondo e il terzo, nell’immediato dopoguerra. Due situazioni apparentemente diverse, ma come scopriremo, non prive di difficoltà e miserie. Nel primo atto la moglie di Gennaro, Amalia, cerca di far quadrare il bilancio familiare tenendo su un’attività di contrabbando: vende caffè e generi alimentari, che tiene nascosti in casa, il tutto con la paura di essere scoperta dai fascisti. In questa fase Amalia è spinta dalla necessità di mantenere la famiglia e ribadisce che tiene in piedi l’attività solo “per fare un favore” a persone che conosce, ma in realtà inizia a dimostrarsi aggressiva, sia nei confronti dei clienti che dei contrabbandieri “rivali” e soprattutto cinica e sprezzante nei confronti di chi vive una situazione economica precaria e le chiede un aiuto.
Nel secondo e terzo atto, la situazione è molto cambiata, la guerra è finita e Amalia non vende più riso, pasta e farina di contrabbando ma gestisce altri “traffici” non meglio specificati, con la connivenza del suo amante e compare, Errico, detto “Settebellezze”, che in assenza di Gennaro – dato per disperso in guerra – si comporta come se fosse il suo compagno, spesso in maniera arrogante. Amalia ha dismesso gli abiti scuri e umili di quando c’era la guerra, ma adesso indossa abiti appariscenti, gioielli ed è sempre profumata. Organizza sontuose cene di compleanno per Settebellezze, presentandosi agli invitati in pelliccia, come una diva dei vasci, generosa e fintamente materna con la sua corte, ma avida negli affari. Il ritorno inaspettato di Gennaro dal fronte però, però metterà Amalia di fronte ad una realtà ben mascherata da lussi e spacconerie: la famiglia è allo scatafascio, la figlia è rimasta incinta di un americano che poi l’ha lasciata, il figlio, che un tempo aveva un impiego, è dedito a furti. È questa la “nottata” alla quale si riferisce davvero Gennaro Jovine con la sua frase. La guerra è finita, ma è rimasto il buio, soprattutto nel cuore delle persone.
Quando Amalia sarà costretta a girare tutta Napoli per cercare un farmaco che sua figlia Rita deve prendere urgentemente e a darglielo – senza pretendere nulla in cambio – sarà il ragioniere Spasiano, con il quale lei si era dimostrata meno generosa, sottraendogli beni e proprietà e mandandolo sul lastrico. Rita ha la sua medicina e forse si salverà, ma c’è una famiglia da ricostruire a cominciare dalle fondamenta morali e Gennaro si fa carico di mostrare a tutti quello che sono diventati e di guidarli verso un nuovo capitolo delle loro vite. E allo stesso modo, anche Napoli deve “superare la nottata” e ricominciare a ritrovare sé stessa, nel buio senza luce di un dopoguerra tutt’altro che luminoso.
Napoli Milionaria, scritta da Eduardo De Filippo nel 1945, è stata adattata più volte per la televisione, e una delle versioni più conosciute resta quella del ’62, con Eduardo, Regina Bianchi nel ruolo di Amalia. Nel 2013, la Rai ha mandato in onda un altro adattamento, diretto da Luca Miniero e interpretato da Massimiliano Gallo e Vanessa Scalera. Al cinema invece, lo stesso Eduardo ha interpretato un adattamento di Napoli Milionaria uscito nel ’50, che vedeva tra i protagonisti anche Totò. Nonostante sia un’opera drammatica, regala anche momenti e battute esilaranti, tra cui quella, famosissima, in cui il povero Gennaro è costretto a fingersi morto, per scongiurare un’ispezione da parte della polizia. Sotto il letto in cui egli finge di essere vegliato da parenti affranti, Amalia nasconde derrate alimentari di tutti i generi.