È un Jon Landau a briglie sciolte quello che presenta alcune scene del sequel di Avatar durante un evento stampa a Roma. Il produttore fa percepire l’entusiasmo per il film in uscita a dicembre descrivendo il lavoro di James Cameron “capace di rivolgersi al pubblico di tutto il mondo”, grazie alle tematiche affrontate nei quattro sequel previsti e di cui sono già state scritte le sceneggiature.
Dice Landau: “James Cameron ha scritto temi universali, perché il pubblico si deve riflettere all’interno del film. Una di queste tematiche è il ruolo della famiglia, intesa non solo in senso biologico, ma anche come quella che scegliamo di avere e a cui sentiamo di appartenere”.
Proprio per questo motivo, sempre grazie alle anticipazioni del produttore che non hanno fatto altro che aumentare l’attesa, Avatar: La via dell’acqua non avrà un solo punto di vista: “La storia non sarà raccontata solo dal punto di vista degli adulti, ma anche da quello dei loro figli adolescenti, che sono alla ricerca della propria identità e del loro posto nel mondo”. Una scelta che potenzia il tema narrativo di questo sequel, in cui la famiglia Sully deve lasciare la propria casa e cercare rifugio altrove su Pandora, entrando a far parte di un altro clan in cui si sentono outsiders.
Un tema universale che si collega anche al primo capitolo, che come abbiamo approfondito nel nostro speciale Se odiate Avatar odiate le generazioni di oggi si rivolge anche e soprattutto alle nuove generazioni : “Le nuove generazioni hanno una sensibilità diversa sull’ambiente ed è per loro che ridistribuiamo il primo Avatar al cinema. Il film si apre e si chiude con Jake che apre gli occhi. Avere consapevolezza del mondo che ci circonda, questo significa ‘Io ti vedo’ ed è questa la metafora che deve arrivare al pubblico. Anche questo è un tema che si ripresenterà nel sequel”.