Lo scrittore e regista di Blonde, Andrew Dominik, ha scritto il suo adattamento del romanzo di Joyce Carol Oates. Durante l’intervista a Indiewire il regista parla principalmente del trasporto emotivo a cui è stato sottoposto durante la lavorazione del film: “Blonde è stato come un trip di acidi. Ogni giorno guardi la tabelle delle cose da fare e pensi: “Come farò a fare questa giornata? Non ce la farò mai”. E poi, in qualche modo, riesci a farcela, perché c’è un’urgenza in tutto questo. Il che, credo, si traduce nel film finito“.
Il lungo periodo di gestazione – tra progettazione e riprese è passato oltre un anno – potrebbe essere stato una tortura per Dominik, ma il risultato è uno studio epico del trauma e dello sfruttamento hollywoodiano. Sempre durante l’intervista il regista parla principalmente del trasporto emotivo a cui è stato sottoposto durante la lavorazione del film. Ammette che ci sono stati dei momenti in cui la realizzazione del film lo ha fatto vacillare: “Ci sono state molte volte in cui ho giurato di rinunciare a Blonde. È un film che ti spezza il cuore. Vorresti lasciarlo andare ma non mi lasciava in pace“.
Sicuramente un punto di forza del film è l’interpretazione di Ana de Armas nel ruolo di Marilyn Monroe. L’attrice si cala nel ruolo in modo così completo, sia emotivamente che fisicamente, che ci sono ricreazioni di immagini iconiche e scene di film in cui l’attrice porta in scena l’essenza di Marilyn. “È sempre stata migliore di quanto pensassi. Voglio dire, non avrei potuto girare quel film in 45 giorni senza di lei, perché era la roccia attorno alla quale doveva funzionare tutto“. Grazie all’interpretazione di Ana de Armas il film assume una “sorta di panico che dà al film una qualità viscerale“, ha aggiunto Dominik. Inizia così a raccontare il suo processo creativo che ha portato alla realizzazione di Blonde in 45 giorni: “Mi piace mettere le persone sotto pressione. Almeno dietro la macchina da presa, perché penso che funzionino meglio. C’è qualcosa di crudo e autentico in questo.”