La modella Emily Ratajowski ha espresso il suo disappunto per il film Blonde di Andrew Dominik dedicato a Marilyn Monroe e disponibile su Netflix dal 28 settembre, che ritiene feticizzi “il dolore e la sofferenza femminile“. Tramite un video TikTok ha condiviso la sua opinione sul film presentato in concorso a Venezia 79, che vede Ana de Armas interpretare l’icona divistica ed è stato fin da subito vittima di polemiche per il suo approccio da favola nera alla storia di Marilyn.
@emrataSo done with the fetishization of female pain and suffering. Bitch Era 2022♬ original sound – Emrata
La Ratajkowski ha iniziato il suo TikTok dicendo di non aver ancora visto il film ma di averne “sentito parlare molto“.”Non mi sorprende sapere che è l’ennesimo film che feticizza il dolore femminile anche nella morte“, ha detto la Ratajkowski, 31 anni. “Lo facciamo in molti, molti modi diversi, ma voglio che questo cambi“. La modella indica quelli che, a suo dire, sono esempi storici di come la società feticizzi il dolore femminile. “Guardate Amy Winehouse, guardate Britney Spears, guardate il modo in cui siamo ossessionati dalla morte di Diana“, ha aggiunto. “Sapete cosa è difficile da feticizzare? La rabbia“, ha detto la Ratajkowski. “Mi arrabbierò quando vedrò questo film, lo so già. Ma non è una novità, e sì, mi arrabbierò“.
La Ratajkowski non è la sola ad avere un’opinione negativa di Blonde, che ha anche suscitato reazioni negative per la sua rappresentazione dell’aborto. In realtà, Netflix non ha mai presentato Blonde come un vero e proprio biopic, anzi, lo ha messo in evidenza come un ritratto romanzato della Monroe che “reimmagina con coraggio la tumultuosa vita privata della leggenda di Hollywood – e il prezzo che ha pagato per la fama“.
Lo stesso Andrew Dominik, presentando il film a Venezia 2022, è riuscito a inquadrare la natura finzionale del suo film: “Marilyn Monroe una volta disse: “Quando si è famosi, ci si imbatte sempre nell’inconscio delle persone”. Come si pone una bambina indesiderata di fronte all’essere diventata la donna più desiderata del mondo? Deve dividersi a metà? Proporre un’immagine sfolgorante al mondo, mentre l’io indesiderato soffoca all’interno. E non è forse il cinema stesso una macchina del desiderio? L’abbiamo in qualche modo uccisa noi stessi con il nostro sguardo?. Lei ora esiste, come la polvere di una stella esplosa, sotto forma di migliaia di immagini che fluttuano nel nostro inconscio collettivo, nei film, nelle fotografie, sui muri, nelle pubblicità, sulle fiancate dei furgoni dell’aria condizionata e la sua luce – come quella di una stella – viaggia ancora verso di noi, anche se lei si è spenta da tempo“.