Alla fine del film Il bene mio, Elia decide finalmente di lasciare Provvidenza. Dopo aver a lungo resistito al cambiamento, capisce che continuare a vivere nel passato e nella solitudine non lo porterà alla pace. L’incontro con Noor, una giovane immigrata che si nasconde a Provvidenza, e il legame che si crea tra di loro, contribuiscono a fargli comprendere la necessità di andare avanti.
Il punto di svolta arriva quando Elia si rende conto che la sua ostinazione a restare nel villaggio è alimentata dalla paura di dimenticare il passato, ma anche dalla paura di ricominciare. Con l’aiuto di Noor, Elia capisce che onorare il ricordo della moglie non significa fossilizzarsi, ma trovare la forza di vivere di nuovo. Alla fine, Elia si riconcilia con il suo dolore e decide di partire, chiudendo simbolicamente la porta della sua casa e portando con sé solo l’essenziale.
Elia, aggrappandosi ai resti del suo passato, vive in una sorta di limbo, incapace di accettare la perdita e di affrontare un nuovo inizio. La decisione di lasciare Provvidenza rappresenta la sua accettazione della realtà e il riconoscimento che, per quanto doloroso, andare avanti è l’unico modo per trovare pace e forse una nuova speranza.
Il rapporto con Noor è centrale in questa trasformazione. Noor, con il suo desiderio di libertà e la sua voglia di vivere nonostante le difficoltà, diventa il catalizzatore per il cambiamento di Elia. In un certo senso, Noor rappresenta il futuro e la possibilità di rinascita, e attraverso di lei, Elia riesce a trovare la forza per chiudere il capitolo più doloroso della sua vita e guardare avanti.
Questo film del 2018 è diretto da Pippo Mezzapesa e interpretato da Sergio Rubini. Racconta la storia di Elia, l’ultimo abitante di Provvidenza, un paese distrutto da un terremoto. Nonostante gli sforzi delle autorità per convincerlo a trasferirsi in una nuova città costruita per gli sfollati, Elia rimane fermamente attaccato alla sua casa e al ricordo della sua defunta moglie Maria, morta durante il terremoto.