Nel finale de La caduta – Gli ultimi giorni di Hitler, l’Armata Rossa invade Berlino, costringendo gli ultimi capi nazisti alla resa incondizionata nei confronti degli Alleati; Hitler, non derogando dal suo proposito, si toglie la vita all’interno del bunker, subito dopo aver sposato Eva Braun, seguito subito dopo da Goebbels e dalla sua famiglia; il gerarca, consegnata la città ai sovietici, si uccide con tutta la famiglia. Nella scena finale del film, il ‘giovane hitleriano’ Peter si allontana da Berlino in bicicletta, facendosi largo tra i soldati russi, in compagnia di Traudl Junge, unica superstite dal bunker, incontrata per le strade della città desolata.
Il film di Oliver Hirschbiegel, con Bruno Ganz nei panni di Adolf Hitler, racconta, come noto, gli ultimi giorni della dittatura prima dell’arrivo sovietico a Berlino; il cancelliere, deciso a non arrendersi, fa di tutto per evitare la disfatta, mentre l’esercito sovietico marcia sulla città simbolo del potere nazista; fra complotti, paranoie e promesse disattese, Hitler vede sfumare una dopo l’altra tutte le possibilità di salvezza; l’ultima carta, in mano alla dodicesima armata del Generale Wenck, si rivela perdente, e il Fuhrer è costretto a capitolare, non prima di aver ordinato che alcuni dei suoi uomini chiave, tra cui Himmler e Goring, sospettati di tradimento per aver aperto negoziati con il nemico, vengano giustiziati, cosa che comunque non accadrà.
Unico a salvarsi dalla furia, sarà Albert Speer, architetto del potere nazista, risparmiato dal Fuhrer nonostante il rifiuto di ottemperare alla richiesta di fare tabula rasa di Berlino, lasciando il deserto agli invasori, e trucidando la popolazione, considerata come ‘debole’. Conscio dell’avvicinarsi della tragedia, Hitler sposa Eva Braun e si uccide insieme a lei.
A quel punto Goebbels assume il Cancellierato, ma decide immediatamente di togliersi la vita, non riuscendo a garantire una resa condizionata della Germania agli alleati; il gerarca si uccide, con pillole di cianuro, insieme alla moglie e ai figli; Junge resta dunque l’unica superstite del bunker, e fugge dalla città con Peter, disilluso esponente della gioventù hitleriana che ha visto il suo plotone sterminato e i suoi genitori trucidati. Il film si conclude con una testimonianza della vera Junge, non prima di aver mostrato, attraverso alcune scritte, il destino di tutti i personaggi storici del film.
Il film è parzialmente ispirato alla biografia di Traudl Junge, ed è stato candidato all’Oscar 2005 come Miglior film straniero.