Il film Pantafa termina con Marta che affronta direttamente la Pantafa per salvare sua figlia e si rende conto che la figura spettrale non è solo frutto della fantasia di Nina, ma una manifestazione di un trauma irrisolto. Marta capisce che la guarigione di Nina passa attraverso il riconoscimento del dolore che entrambe hanno vissuto. L’ultimo confronto mette in luce questo legame emotivo, con Marta che riesce finalmente a spezzare il potere della Pantafa, abbracciando Nina e promettendole protezione.
In linea generale, il finale della pellicola, diretta da Emanuele Scaringi, ruota attorno alla vera natura della misteriosa entità e al rapporto tra Marta (Kasia Smutniak) e sua figlia Nina (Greta Santi). La storia si svolge in un piccolo villaggio di montagna, dove Marta e Nina si trasferiscono nella speranza che l’aria di montagna aiuti Nina, che soffre di strani disturbi del sonno e incubi sempre più inquietanti. La bambina racconta di una presenza oscura, la Pantafa, che si siede sul suo petto durante la notte, impedendole di respirare.
Nel finale, Marta scopre che le visioni di Nina non sono semplici incubi, ma manifestazioni di una figura legata alle leggende locali: la Pantafa è infatti un’antica entità del folklore popolare, associata al fenomeno della paralisi del sonno. La situazione precipita quando Nina sembra sempre più intrappolata in un mondo tra sogno e realtà, incapace di distinguere le sue paure dall’incubo reale.
Nel climax del film, Marta affronta direttamente la Pantafa per salvare sua figlia. Si rende conto che la figura spettrale non è solo frutto della fantasia di Nina, ma una manifestazione di un trauma irrisolto. Marta capisce che la guarigione di Nina passa attraverso il riconoscimento del dolore che entrambe hanno vissuto. L’ultimo confronto mette in luce questo legame emotivo, con Marta che riesce finalmente a spezzare il potere della Pantafa, abbracciando Nina e promettendole protezione.