Il film Storia di mia moglie finisce con un ultimo confronto tra Jakob e Lizzy sui suoi dubbi e sulla portata delle sue infedeltà coniugali. In un sorprendente colpo di scena, si scopre che i sospetti di Jakob sono sempre stati fuorvianti; alla fine, è come se volesse avere ragione e volesse che Lizzie lo tradisse, in quanto ciò avrebbe rafforzato il suo ego fratturato alimentato dai sospetti nel gioco del gatto e del topo che abbiamo visto.
Ma l’essersi sbagliato sull’infedeltà di Lizzie finisce per costringerlo ad affrontare le conseguenze delle proprie paure e delle proprie azioni. Al centro di questo potente confronto c’è la riflessione del film sull’inevitabilità della mortalità, che funge da catalizzatore per la trasformazione personale di Jakob.
Poiché Jakob non può essere l’uomo sulla terraferma che è a bordo, finisce per avere una relazione con una sciocca ragazza impressionata dalla virilità che non riesce a esprimere quando è sulla terraferma con la moglie. Alla fine, quando Jakob sta viaggiando su un tram, vede Lizzie camminare per strada; fa una telefonata e scopre che Lizzie è morta da anni e che si trattava solo della sua immaginazione.
Storia di mia moglie racconta la storia di Jakob Störr (Gijs Naber), un capitano di mare responsabile di navi da carico. Dopo essersi ammalato in mare, il suo cuoco gli consiglia di prendere moglie. Indifferente all’idea, Jakob informa un amico che intende sposarsi e che non fa molta differenza chi sia la moglie. Suggerisce che sposerà la prossima donna che entrerà nel caffè. Vedendo la bella Lizzy (Léa Seydoux), propone di sposarsi il giorno seguente e lei suggerisce di aspettare una settimana.
Il film rappresenta il debutto alla regia in lingua inglese del regista Ildikó Enyedi ed basato sull‘omonimo romanzo del 1942 di Milán Füst. È interpretato da Léa Seydoux, Gijs Naber, Louis Garrel, Sergio Rubini e Jasmine Trinca.