Arthur Fleck, il protagonista di Joker di Todd Philips, è affetto dalla sindrome pseudobulbare, o PBA, caratterizzata dall’impossibilità di controllare i muscoli facciali, dando il là a innaturali smorfie o risate spontanee, come nel caso dell’antieroe del film di Todd Philips.
Chi è colpito da questa patologia, proprio come il Fleck di Joker, è soggetto ad episodi di pianto o riso non direttamente scaturiti da reali emozioni. Nelle manifestazioni cliniche più serie, la malattia porta anche a difficoltà nella masticazione e nella deglutizione (disfagia) oltre a causare spasticità nella lingua: caratteristiche, queste, non presenti nel personaggio del film.
In un’intervista ad Indiewire, Joaquin Phoenix, interprete di Arthur Fleck, ha parlato della malattia del suo personaggio come di una reazione anticonformista alle regole di una società sempre più chiusa in se stessa: “Lui si comporta così, e reagisce in maniera inappropriata, di fronte a un mondo che non lo capisce; da bambino, a scuola, un suo compagno si fa male, e lui ride. Come fai a spiegare una cosa del genere al tuo preside? In fondo, credo che piano piano, nel corso del film, quella che emerge in Arthur è la sua vera natura, una natura che la società cerca di soffocare“.
Nel film, peraltro, la condizione esteriore di Fleck diventa anche espressione dei suoi accentuati disagi psicologici (l’uomo, infatti è da tempo in cura presso una psichiatra, per problemi di depressione e schizofrenia); un disagio che si farà sempre più invalidante lungo tutto il corso del film, fino ad arrivare al finale, che chiude la vicenda, lasciando però la porta aperta al sequel, in sala a fine 2024, in cui vedremo Joker, rinchiuso nel manicomio criminale di Arkham, innamorarsi, ricambiato, della giovane dottoressa Harleen Quinzel; il film, intitolato Joker: Folìe à deux (richiamo a un’altra patologia psichiatrica) sarà con tutta probabilità un musical, e vedrà Lady Gaga nei panni di Harleen (qui le prime foto di scena)