Joker: Folie à Deux, sequel di Joker, di Todd Philips, con Joaquin Phoenix nel ruolo di Arthur Fleck, uomo tormentato e solitario, liberamente ispirato all’omonimo villain dei fumetti DC Comics, ha avuto una genesi molto peculiare, svelata per la prima volta dallo stesso Philips in un’intervista; il regista afferma infatti che fu lo stesso Phoenix, poco prima della fine delle riprese del primo film, a dirgli di non essere pronto ad abbandonare così presto il suo personaggio e di essersi visto in sogno, proprio nei panni di Joker, impegnato in una performance teatrale.
Un’ispirazione che – racconta Philips a Variety – avrebbe fatto nascere l’idea, poi abbandonata per l’insorgere della pandemia, di organizzare alcuni spettacoli teatrali in cui Phoenix si sarebbe dovuto esibire, in costume da Joker, in canzoni e balli. Questo embrionale progetto, si sarebbe poi evoluto appunto in Joker: Folie à Deux, un film in cui l’elemento musicale ha una importanza capitale.
Joaquin mi aveva detto di essersi sognato come Joker su un palco, mentre io gli parlavo attraverso un auricolare. Abbiamo cominciato a discutere della possibilità di fare alcuni spettacoli, salvo accorgerci di due problemi; prima di tutto, ci sarebbero voluti quattro anni per mettere in piedi tutto; secondariamente, Joaquin avrebbe davvero potuto dedicare ogni seera della sua vita per sei mesi a quest’impresa? Stavamo riflettendo se farlo su scala minore, più raccolta, quando poi arrivò il Covid.
Ora, tutto questo è appunto diventato Joker: Folie a deux, il racconto dell’amore tormentato tra Arthur, rinchiuso ad Arkham e Harleen Quinzel, detta Lee, sua indefessa ammiratrice (a sua volta liberamente ispirata ad Harley Quinn); i due finiranno in una relazione tormentata, punteggiata da sogni ad occhi aperti e numeri musicali tratti dal repertorio di Broadway