Una giuria di Oakland ha ritenuto la Disney colpevole di uso illecito di proprietà intellettuale, al termine di un procedimento legale intentato dalla Rearden, una società statunitense di effetti speciali. Stando agli atti del processo, la Disney avrebbe utilizzato senza permesso il software denominato MOVA Contour, prodotto appunto da Rearden, per realizzare le sequenze in CGI del live action de La Bella e La Bestia.
La major è stata condannata al pagamento di un’ammenda pari a circa 600.000 dollari, una somma infinitamente minore rispetto ai 100 milioni di danni richiesti dai querelanti, la cui strategia accusatoria puntava a dimostrare il fatto che il grande successo al botteghino del film (più di un miliardo in tutto il mondo), fosse in gran parte dipeso proprio dall’utilizzo della CGI. La giuria non ha considerato valida questa teoria, ma ha ritenuto che la Disney abbia continuato a utilizzare il software anche dopo aver avuto la certezza di non possederne legalmente i diritti di sfruttamento.
La storia, come ci racconta The Hollywood Reporter, è lunga e complessa e chiama in causa molti passaggi di proprietà, anche fraudolenti, procedure fallimentari e in generale una certa qual confusione riguardo all’effettiva natura di questi diritti.
A cinque mesi dall’uscita de La Bella e la Bestia nelle sale, Rearden fece causa a Disney per uso improprio del suo software MOVA: all’interno della propria denuncia, Rearden sosteneva che l’azienda Digital Domain, diretta responsabile degli effetti speciali del film per conto di Disney, non possedesse, all’epoca dei fatti, i diritti di sfruttamento del software.
Per capire meglio l’origine di questa vicenda, bisogna però fare un passo indietro ulteriore, e tornare al 2016, quando il giudice federale Jon Tigar emise un’ingiunzione nei confronti di una società con base alle Isole Vergini, la Shenzhen Haiticheng Science and Technology and Virtual Global Holdings (SHST) affiliata della Digital Domain, rea di aver trasmesso i diritti di sfruttamento del software MOVA alla stessa Digital Domain, senza di fatto possederli. La SHST infatti, secondo la ricostruzione, aveva ricevuto il software nel 2013, al termine di una transazione commerciale, direttamente da Greg LaSalle, ex collega e amico personale di Steve Perlman, CEO della Rearden.
Tigar, nel 2017, al termine di un procedimento per direttissima, ha concluso che LaSalle non aveva alcun titolo per vendere il software e ha ritenuto la Digital Domain colpevole dell’infrazione, sollevando però nel contempo la Disney da qualsiasi responsabilità. Secondo la delibera, infatti, la major “non sapeva, né aveva ragione di sapere dell’infrazione commessa dalla Digital Domain, né, poteva sapere, precedentemente alla nostra decisione, che a detenere i diritti di MOVA fosse la Rearden“. Questa decisione ha aperto comunque le porte alla successiva contestazione da parte della Rearden nei confronti di Disney.
Come detto, la giuria di Oakland non ha accettato la tesi secondo cui il successo commerciale de La Bella e La Bestia sia da imputare all’uso della CGI, ritenendo però nel contempo la Disney colpevole di aver illecitamente utilizzato il software, sapendo di non poterlo fare; i giurati hanno infatti accolto un’altra delle tesi della Rearden, secondo cui la Disney sapeva della vendita fraudolenta di LaSalle già dal 2013, ben due anni prima, quindi, della stipula del contratto di collaborazione con la Digital Domain, siglato nel 2015.
La sentenza di Oakland potrebbe ora rivelarsi foriera di guai ulteriori per la Casa del Topo, che potrebbe trovarsi soggetta ad altri analoghi procedimenti per film come Infinity War o Endgame, usciti successivamente al pronunciamento di Tigar del 2017, in cui la Disney veniva di fatto informata delle problematiche legali attorno a MOVA.