Steven Spielberg ha dichiarato di essere molto dispiaciuto per aver indirettamente causato uno sterminio nella popolazione degli squali statunitensi, nella seconda metà degli anni ’70, dopo l’uscita del suo primo grande successo, Lo squalo, appunto.
Ospite in una puntata di Desert Island Discs, storica trasmissione radiofonica BBC, in cui a ciascun intervistato viene chiesto di scegliere le dieci canzoni che porterebbe con sé su un’isola deserta, Spielberg ha espresso tutto il suo dispiacere per la mania della caccia allo squalo che imperversò per qualche anno sulle coste statunitensi, a seguito del grande successo de Lo Squalo.
“Come mi sentirei su un’isola deserta circondata da squali? Avrei paura… non di essere divorato, ma che gli squali possano ancora avercela con me per tutti quegli anni di caccia indiscriminata, dal 1975 in poi. Sono a tutt’oggi molto dispiaciuto per quello sterminio. Sicuramente è avvenuto a causa del successo del film e del libro.”
Spiega George Burgess, il direttore dell’Osservatorio per la ricerca sugli squali in Florida, sempre alla BBC: “Dopo l’uscita del film, migliaia di pescatori si riversarono sulle coste orientali degli Stati Uniti in cerca di uno squalo da accaparrarsi come trofeo. Era una cosa alla portata di tutti, non servivano grandi barche o attrezzature particolari. Una persona qualunque poteva benissimo riuscire a catturare anche un grosso esemplare. Fu come una enorme scarica collettiva di testosterone.”
A partire dal 1975, la popolazione di queste creature marine nelle coste orientali degli Stati Uniti scese di circa il 50%, secondo uno studio condotto da Burgess. Ricerche successive quantificarono con ancora maggior precisione l’entità dello sterminio; fra il 1986 e il 2000,nell’Oceano Atlantico del Nord Ovest, si ebbero cali del 86% nella popolazione degli squali martello, del 79% in quella degli squali bianchi, e del 65% fra gli squali – tigre.
Prosegue Burgess: “Nessuno aveva remore di alcun tipo, perché si era radicata la convinzione che gli squali mangiano le persone.”
Peter Benchley, autore del libro best-seller da cui l’omonimo film è tratto, precisa: “Gli squali non attaccano gli esseri umani, e di certo non sanno cosa sia il rancore. In natura non esiste uno squalo assetato di vendetta e affamato di carne umana. Al contrario, loro ci considerano scarni e quindi ben poco appetitosi. Lo squalo è un’opera di finzione, e se avessi saputo all’epoca quello che so ora su queste creature, non avrei mai scritto quel romanzo.”