Nope, il nuovo film di Jordan Peele, arriva dopo gli straordinari successi di Get Out – Scappa e Us, film in bilico tra il thriller e l’horror che non hanno mai mancato di avere una trama articolata, ricca di metafore e contesti che toccano spesso la critica sociale, politica e razziale.
Nope a differenza delle altre pellicole è forse il film che riesce ad arrivare in modo più diretto allo spettatore, sempre ricco di letture, ma la storia questa volta funziona anche se osservata con occhio distratto, con un film che è capace di segnare sicuramente nuove vette per il genere horror, con gli stessi appassionati che hanno già eletto il film come uno dei migliori di questa annata cinematografica. In queste righe cercheremo di dare una spiegazione al finale di Nope, per chiunque si sia perso alcuni passaggi importanti del film.
Il ranch di cavalli
OJ Haywood (Daniel Kaluuya) e sua sorella Emerald mandano avanti il ranch di famiglia dopo la misteriosa morte del padre, avvenuta quando dal cielo hanno cominciato a piovere oggetti metallici di varia natura e uno di questi ha colpito in pieno viso l’uomo.
Loro addestrano cavalli per tutte quelle scene di stunt cinematografiche che richiedono l’uso di animali, ma l’azienda subisce il contraccolpo del green screen e degli animali realizzati in computer grafica. Una sera però OJ vede un disco che sfreccia a forte velocità tra le nuvole. Ne parla alla sorella che dopo un momento riluttante, se ne convince e decidono di fotografare l’evento, così da rivendere lo scoop da Oprah e ottenere una ribalta in un momento di forte crisi. Motivo per cui si avvalgono di Angel, un tecnico di un negozio di elettronica che gli installerà delle videocamere di sicurezza e Antlers, montatore cinematografico di successo che ha la fama di riuscire ad ottenere sempre l’inquadratura perfetta.
La squadra è pronta per la missione che li proietterà nella fama, ma proprio quando tutto sembra pronto, Oj ha dei dubbi sulla natura di quell’oggetto volante che vede nel cielo.
Il disco volante è un UFO?
Sarà proprio OJ a insinuare il dubbio nel gruppo: e se quel disco non fosse non UFO? Il ragazzo arriva alla conclusione quando nota che il disco volante – che lui stesso rinominerà Jean Jacket, motivo per cui lo useremo anche qui – ha dei comportamenti bizzarri. Lui è un esperto addestratore di cavalli e anche Jean Jacket sembra seguire alcuni comportamenti simili a quelli degli animali.
Ecco dunque la teoria che troverà subito conferma: Jean Jacket non è un disco volante o un UFO, bensì una sorta di creatura dall’istinto animalesco, sicuramente aliena, ma diversa dalla concezione classica che si può avere di un alieno, dato che essa si muove e agisce per istinto, o anche per semplice fame.
Cosa succede nel parco di Jupe
Prima di proseguire è bene specificare il ruolo di Jupe, interpretato da Steven Yeun. Esso ci viene presentato come un ex bambino prodigio della televisione, uno dei pochi superstiti dello spettacolo televisivo Gordy’s Home, dove Gordy, la scimmia protagonista, mettendosi paura dallo scoppio di un palloncino, cominciò ad aggredire il cast, uccidendolo o lasciandolo ferito gravemente. Jupe, nascondendosi sotto un tavolo, riesce a salvarsi dalla furia della belva.
Questo è un evento che segna irrimediabilmente il futuro del ragazzo, che divenuto adulto, marito e padre, ora cerca di rivivere quei momenti di gloria con spettacoli di medio successo in questo parco dei divertimenti situato poco lontano dal ranch degli Haywood. Jupe, che si sente quasi una persona toccata da un miracolo, un prescelto del destino, scopre per primo questo disco volante e ne capisce subito la natura: esso ha gli stessi istinti di sopravvivenza di un animale e lo spettacolo di punta del suo parco è proprio il dare da mangiare al disco volante poveri cavalli inermi (cavalli che Jupe comprerà dagli Haywood).
Recandosi per pura curiosità a vedere uno spettacolo, OJ troverà certezze nei suoi dubbi quando Jean Jacket, arrivata in anticipo rispetto al solito orario, non mangerà il cavallo, ma si concentrerà su Jupe e tutti i poveri spettatori dello spettacolo. OJ aveva dunque ragione, Jean Jacket è un animale che si compone principalmente di un disgustoso sistema digerente. Tutti i rumori che la creatura emette spostandosi nel cielo, non sono altro che le urla di animali o esseri umani che vengono letteralmente digeriti della creatura.
La costruzione del personaggio di Jupe è dunque assai importante per inserire un’ulteriore chiave di lettura per contestualizzare meglio il messaggio del film. Lo stesso atto di “ammaestrare” Jean Jacket è una sorta di risposta da parte di Jupe al trauma subito da bambino che non ha mai superato. Sin dal suo primo incontro con OJ lo vediamo sempre tentennare quando parla del passato e l’unico modo per esorcizzare il terrore è quello di idolatrare il suo passato, rivivere i fasti perduti nel tempo, con tanto di una stanza piena di cimeli del perduto show televisivo.
Ma ammaestrare non è la risposta, bensì la causa al problema (e Jordan Peele non perde occasione per sottolineare sempre l’abuso di potere di fronte a questioni di tipo razziale): Jupe cerca di fare con Jean Jacket quello che non è capitato con Gordy, ovvero ammaestrare lo spettacolo, renderlo business, ma quando sono gli stessi animali che si ribellano, siamo noi che ci ritroviamo a fuggire e a distogliere lo sguardo, che sia un cavallo, una scimmia o una creatura che sembra dominare i cieli.
La resa dei conti
Capita la natura di Jean Jacket, OJ dispensa anche l’ultimo consiglio: quando la presenza della creatura si fa vicina, bisogna distogliere lo sguardo, giacché Jean Jacket, esattamente come i cavalli, può intendere lo sguardo diretto come un segno di sfida.
Purtroppo la missione non gira per il verso giusto, quando sul ranch si presenta un redattore di TMZ che cerca di riprendere a sua volta l’oggetto volante, ma i due fratelli non ci stanno, quello è il loro scoop, e mentre il povero redattore viene mangiato da Jean Jacket, OJ fa da esca, facendosi inseguire dalla creatura, mentre Antlers riesce a filmare tutta la scena grazie a una camera da presa analogica. Ma il montatore subisce il contraccolpo della magnificenza dell’oggetto e di quello che ha appena ripreso. L’uomo esce fuori di testa e si lascia mangiare, assieme alla camera con dentro il filmato, da Jean Jacket. Angel si salva dalla furia della creatura, lasciando OJ ed Emerald senza nulla in mano mentre Jean Jacket si trasforma in una sorta di creatura ancora più grande, con forme estetiche che sembrano ricordare un animale marino, pronta a divorare i due poveri fratelli.
Nei film di Jordan Peele non manca l’ironia, atta a sottolineare quanto l’ossessione di alcuni personaggi travalichi il senso del pericolo che stanno vivendo in quel momento. Ne è un esempio il giornalista di TMZ, un giornale specializzato in gossip, e l’operatore Antlers.
Il primo è sul luogo dello scoop del secolo, nonostante è conscio di essere prossimo alla morte, non smette di richiedere a gran voce di riavere la sua videocamera perduta poco prima, piuttosto che un aiuto per essere salvato. Antlers invece rappresenta molteplici visioni che si applicano perfettamente a seconda del contesto inserito. Nella ricerca dell’inquadratura perfetta, Antlers è alla stregua di un regista che chiede e pretende la perfezione, cercando angolazioni e luci diverse, ottenendo il risultato per la missione in oggetto (una foto o un filmato della creatura), ma senza accontentarsi mai. Armato della sua camera analogica, dato che al passaggio di Jean Jacket ogni apparecchio elettrico cessa di funzionare, la prende in braccio come se stesse tenendo un fucile. Jean Jacket vede quell’azione come un segno provocatorio, qualcuno che chiede la sua sottomissione, come aveva già tentato Jupe mesi prima, e divorando Antlers si libera dalle catene di un’ulteriore padrone che vorrebbe ammaestrarlo per un fattore puramente estetico.
La spiegazione del finale e il destino di OJ
Arriviamo finalmente alla spiegazione del finale di Nope, analizzando l’ultima scena. Jean Jacket adesso è cinque volte più grande di prima e OJ si sacrifica per lasciare il tempo a Emerald di scappare. La ragazza scappa, ma la creatura la raggiunge in tempi brevi fino al parco divertimenti di Jupe, ormai abbandonato dopo il pasto di Jean Jacket. Emerald sgancia un grande palloncino nel cielo che attira l’attenzione della creatura che non sa se mangiare o meno l’oggetto che si trova davanti. In questo momento di tentennamento, Emerald attiva una cabina fotografica verticale, con la camera che punta al cielo, per scattare finalmente la foto da portare a Oprah, un istante prima che Jean Jacket divori il palloncino che, durante la digestione, esploderà, annientando la creatura.
Nella polvere alzata dall’azione, all’arrivo delle forze dell’ordine, scopriamo anche che OJ è riuscito a salvarsi, in sella al cavallo Lucky, quello che Jean Jacket ha risparmiato preferendo mangiare Jupe e gli altri spettatori dello spettacolo. Ora OJ e Emerald hanno la foto da mostrare a Oprah, con la speranza di vivere il loro quarto d’ora di notorietà.
Cosa significa il titolo Nope?
Seguendo il contesto presentato poche righe sopra, viene spontaneo chiedersi come mai la scelta di utilizzare un titolo così particolare per questo film. Estrapolando Nope abbiamo la sua traduzione in No, un segno di ribellione nel rapporto padrone-schiavo, lo stesso che si trova nell’ammaestrare un animale che improvvisamente decide di non abbassare più lo sguardo e di ribellarsi al padrone.
Un gioco assai particolare di specchi dove la pratica del dominio viene perseguita anche nel settore cinematografico verso le sue maestranze. Rivedendo le fasi iniziali del film, OJ sul set di una pubblicità mentre tiene fermo il cavallo ha perennemente lo sguardo rivolto verso il basso, fatica a farsi sentire, è un fantasma che acquista consistenza solo quando risplende della luce dell’esuberante sorella.
Nope è un film che parla tantissimo dell’industria del cinema e lo fa in diversi modi, da piccoli feticci estetici, come la felpa di produzione de Il Re Scoprione indossata da OJ, ottenuta forse come disturbo dato che alla fine “hanno scelto di usare i cammelli invece dei cavalli”, oppure dalla forma finale che assume Jean Jacket, con quella che possiamo identificare come una bocca che somiglia tantissimo a un otturatore di una macchina fotografica, a riprendere nuovamente questa sovversione di ruoli dove molto spesso, piccole celebrità come Jupe, vengono fagocitate e digerite violentemente da un industria che tende a spremere fino all’ultimo le sue piccole o meno star, per poi lasciarle senza nulla in mano, se non con un pugno di ricordi e traumi.
Infine, è assai interessante di come Nope sia un film pieno di videocamere: su un set televisivo, camere di sorveglianza, quelli grandi di stampo cinematografico e quelle analogiche per una ripresa grezza, viscerale, ma estremamente vera e autentica. I due fratelli Haywood, definiti più volte come “la nobiltà del Cinema” per via della parentela con il primo fantino mai filmato nella storia del Cinema, finiranno l’avventura ottenendo l’agognata fotografia su pellicola istantanea a piastra di metallo, trovando successo proprio in quella nobiltà di vecchi mezzi cinematografici, dove la tecnologia ha fallito e onorando le proprie origini.