Profumo – Storia di un assassino, film di Tom Tylower, non è ispirato una storia vera, ma sebbene gli eventi narrati nel film e nel romanzo di Patrick Suskind, Il Profumo, non si riferiscano precisamente a fatti realmente accaduti, una delle ispirazioni per il personaggio del protagonista, il profumiere Jean-Baptiste Grenouille, soprattutto in riferimento alla modalità d’esecuzione dei crimini, potrebbe essere rintracciata in Manuel Blanco Romasanta, noto come il “lupo mannaro di Allariz”, condannato all’ergastolo nel 1853 per l’omicidio di 13 persone.
Pochi e sparsi sono i dettagli conosciuti dell’esistenza di Manuel Blanco Romasanta. Nato il 18 novembre del 1809 a Regueiro, nella regione spagnola dell’Ourense, Manuel, per i primi 6 anni della sua vita, porta il nome di Manuela; a causa di un ritardato sviluppo degli organi sessuali, i genitori dell’infante credettero di aver dato alla luce una figlia; all’età di sei anni, nel corso di una visita medica, venne definitivamente accertata la presenza degli organi riproduttivi maschili, e da quel momento Manuela lasciò definitivamente il posto a Manuel. Il giovane sin dalla tenera età dovette peraltro combattere con un problema legato alla crescita, che si interruppe del tutto durante la prima adolescenza. Educato in una famiglia acculturata e benestante, Manuel imparò sin da subito a leggere e scrivere, anche meglio di molti adulti della zona. Dopo essersi sposato e ritrovato vedovo nel giro di pochi anni, Manuel lasciò il suo impiego da sarto per rifarsi una vita come commesso viaggiatore e guida turistica montana in Cantabria e nelle Asturie. La vita di Manuel, insomma, è tranquilla e scevra di eventi particolari, fino al 1844.
In quell’anno, infatti, è accusato di aver ucciso Vicente Fernandez, conestabile di zona, venuto a riscuotere da Romasanta un debito dovuto a un fornitore. Il corpo di Fernandez è ritrovato pochi giorno dopo il previsto incontro. e Romasanta, accusato immediatamente del delitto, in breve tempo fa perdere le sue tracce, e al termine del processo, viene condannato in contumacia a 10 anni di carcere. Dopo circa un anno, Romasanta torna a farsi vivo in un piccolo villaggio della zona, dove sbarca il lunario svolgendo piccoli lavoretti o facendo da cicerone per i nuovi arrivati. E sarà proprio la scomparsa di diversi nuovi abitanti, in particolare donne e bambini, a suscitare preoccupazione; il coinvolgimento di Romasanta nella loro scomparsa si tramuta da sospetto in realtà quando all’uomo viene contestata la vendita di vestiti e oggetti di valore appartenuti alle vittime. Nel settembre del 1852, una terribile denuncia aggrava ancora di più la posizione di Manuel; l’uomo infatti, avrebbe usato il grasso prelevato dalle sue vittime per farne del sapone. L’ultima accusa, unita alle diverse prove indiziarie raccolte, convince le autorità a portare Manuel a processo, con l’accusa di aver ucciso un totale di dieci persone.
Romasanta, a quel punto, si difende e sostiene di essere affetto da licantropia, Il resoconto offerto al processo dall’imputato lascia poco spazio alla fantasia: “La prima volta che mi sono trasformato, è stato sui monti di Couso. Mi sono imbattuto in due lupi dall’aspetto feroce. All’improvviso sono caduto a terra e ho cominciato a sentire le convulsioni, mi sono rotolato tre volte e pochi secondi dopo ero diventato anch’io un lupo. Noi tre abbiamo vagato per cinque giorni, in cerca di prede, poi all’improvviso, io sono rientrato nel mio corpo, quello che vedete davanti a voi oggi, Vostro Onore. Gli altri due erano di Valencia. Uno si chiamava Antonio e l’altro Don Genaro. Anche loro sono stati maledetti… abbiamo attaccato e mangiato molte persone perché avevamo fame.”
Le autorità, allora, chiedono a Romasanta di completare la trasformazione al cospetto della corte. Manuel risponde che la maledizione, lunga 13 anni, era scaduta, e quindi divenuta inefficace, una settimana prima. Sottoposto a diverse perizie mediche, Manuel viene considerato sano di mente, e le sue azioni omicide volontarie: “La sua inclinazione al vizio è volontaria e non forzata. Il soggetto non è pazzo, ottuso o monomaniaco, né queste [condizioni] sono state raggiunte durante la detenzione. Al contrario, lui [Romasanta] è a tutti gli effetti un pervertito, un criminale fatto e finito, capace di tutto, freddo, distaccato e le cui azioni non nascono dalla bontà, bensì sono operato con libero arbitrio, libertà d’azione e piena consapevolezza“.
Condannato alla pena capitale per garrotamento, il 6 aprile 1853, Romasanta vedrà la sua pena commutata in ergastolo. Un ipnotista francese, che si faceva chiamare “signor Philips”, infatti, riuscì a convincere la corte che Romasanta fosse affetto da una qualche forma di monomania. Dopo un decennio di detenzione, il 14 dicembre 1863 Romasanta fu trovato morto nella sua cella, per le conseguenze di un tumore allo stomaco.
Profumo – Storia di un assassino è tratto dal romanzo cult Il profumo, di Patrick Suskind.