Sebbene il regista di Puerto Escondido abbia sempre negato che il film sia ispirato ad una storia vera, la vicenda di Mario Tozzi narrata nella pellicola sembra che ricalchi le vicissitudini dell’imprenditore veneto Claudio Conti che, nell’omonima cittadina messicana, ha avviato, a partire dai primi anni ’80, una fiorente attività di ristorazione; in particolare, uno dei suoi primi locali, l’Art Café, è stato di ispirazione a Gabriele Salvatores per il film. A questo proposito, ricorda lo stesso Diego Abatantuono: “La domenica mattina presto (durante le riprese, ndr) andavamo nel suo bar per vedere ’90° minuto, è normale che tra italiani cercassimo di stare tutti insieme anche perché lì non c’era granché per cui la sera, per passare un po’ di tempo, ci riunivamo spesso nel suo bar“. Va detto anche che il film è liberamente tratto dal romanzo omonimo di Pino Cacucci.
Nato a San Michele, presso Verona, Claudio Conti scopre il Messico e la cittadina di Puerto Escondido, nella regione dell’Oaxaca, durante un viaggio intrapreso a bordo di un van con il fratello Fabio, nel 1982. Partiti da Austin, Texas, a bordo di un Volkswagen, i due scendono, fino ad arrivare alle antiche rovine Maya in Guatemala, dove il viaggio termina. Ma ad aver stregato Conti è il “paradiso” della piccola città messicana, come lui stesso l’avrebbe definito in una telefonata alla sorella Marina. All’inizio l’afflusso di turisti nella zona è minimo, ma dopo qualche tempo dal suo insediamento definitivo, l’imprenditore apre il ristorante Spaghetti House che attrae frotte di clienti; negli anni, il locale cambierà nome in “Da Claudio” e, successivamente, in Art Cafè. All’apice del successo imprenditoriale, anche grazie alla notorietà legata al successo del film, Conti apre il Bananas, uno snack bar con musica dal vivo e a seguire, nel 1996, inaugura persino un piccolo albergo, l’Hacienda Revolution.
Il 3 giugno 2008, mentre è al lavoro all’interno del suo nuovo locale, il Playa Zicotela, Conti viene prelevato a forza da un gruppo di uomini armati che lo portano via. Il rapimento, a scopo d’estorsione, organizzato da una delle numerose bande locali della zona, viene reso pubblico, soltanto un mese dopo, il 2 luglio, dai familiari di Conti attraverso un’intervista a L’Arena, un quotidiano locale veronese. Le trattative per il pagamento del riscatto procedono per qualche tempo, ma poi, all’improvviso, si interrompono e il 2 marzo del 2009, tutti i maggiori quotidiani italiani riportano la notizia della morte di Conti.
A confermare l’omicidio, uno dei sequestratori, Primitivo Ramirez, arrestato dalla polizia messicana, per altri reati, solo qualche giorno prima. Saputa la notizia, Abatantuono ha così commentato ad Adnkronos: “Sono molto dispiaciuto per la morte di Claudio ma a dire la verità me l’aspettavo. Quando ho saputo che l’avevano rapito, conoscendo il posto, ho temuto il peggio; l’ho conosciuto bene durante le riprese di ‘Puerto Escondido’, lo ricordo come un uomo attivo, vivo e combattivo; l’ultima volta che l’ho visto è stato a Verona, sua città natale, insieme al mio amico Ugo Conti, anche lui nel cast di ‘Puerto Escondido’. Ci ritrovammo lì durante una delle sue visite alla famiglia, e da allora non l’ho più sentito“.