Un dito medio sul palco del Festival di Cannes.
Non c’è immagine più pura e rappresentativa di quella che ha catturato un giovane Quentin Tarantino vincere la Palma d’Oro nel 1994 per descrivere l’ondata d’urto di Pulp Fiction, il suo secondo lungometraggio con protagonisti John Travolta, Samuel L. Jackson, Uma Thurman e Bruce Willis. Nessuno era preparato al nuovo film dell’enfant prodige che solo un paio d’anni prima aveva fatto il suo ingresso nel mondo del cinema con Le Iene, diventando sin da subito un regista di culto.
Citazionismo post-moderno, dialoghi brillanti, situazioni over the top, divertimento, violenza e un gusto per la narrazione non lineare erano già gli elementi che definivano Tarantino come un autore all’epoca del suo primo film e che in Pulp Fiction troveranno la migliore forma possibile.
A distanza di quasi trent’anni, il film vincitore dell’Oscar (per la migliore sceneggiatura, scritta con Roger Avary) rimane una pietra miliare della storia del cinema e non solo. Perché tutti noi, prima o poi, dobbiamo fare i conti con Pulp Fiction, con la sua originalità spiazzante e i suoi misteri irrisolti.
Complice una struttura non lineare, diviso per episodi non consequenziali, Pulp Fiction sicuramente è ammaliante e magnetico, ma può anche risultare poco chiaro allo spettatore, smarrito nel cercare un vero e proprio senso alla storia (anzi, alle storie) che ci sono state raccontate.
Facciamo chiarezza, quindi, per capire al meglio il significato di Pulp Fiction.
Il significato del film
Potremmo trovare il significato di Pulp Fiction nell’essere un grande omaggio alle storie di genere pulp, come si può intuire dal titolo e come sappiamo dalla poetica di Quentin Tarantino. Questo genere che flirta con l’hard-boiled, il poliziesco e il crime andava molto in voga negli anni Trenta in America, grazie alla diffusione di riviste di racconti specializzate. Tarantino ha ripreso gli stilemi di questi racconti, composti da un linguaggio esagerato come esagerate erano le situazioni raccontate (crimini violenti, violenza senza freni, un certo gusto per il macabro) per dare vita a un film in episodi.
In questo film, infatti, si trovano alcune situazioni canoniche dei romanzi polizieschi, come ad esempio una rapina in un ristorante, un pugile che vince un incontro che avrebbe dovuto perdere diventando un bersaglio per la criminalità, il gangster che deve uscire con la moglie del boss senza cedere in facili tentazioni, portate però alle estreme conseguenze.
È un film sorprendente, Pulp Fiction, il cui fascino risiede proprio nella sua ciclicità e nella struttura atipica.
Il film si apre e si chiude, infatti, con la storia di “Zucchino” e “Coniglietta”, due amanti intenti a rapinare i clienti di un diner, storia che si interrompe e che lascia spazio a tre episodi non consequenziali. Nel primo Vincent Vega (John Travolta) deve passare una serata con la moglie del capo Mia Wallace (Uma Thurman), in una serata fatta di alchimia e flirt che si concluderà con un’overdose. Nel secondo, il pugile Butch dovrà fare i conti con Marsellus Wallace (Ving Rhames) che è alla sua ricerca per non aver rispettato gli accordi di un incontro di boxe truccato: i due si ritroveranno in uno scantinato, seviziati da eccentrici individui e solo ucciderli potrà salvarli.
Nel terzo episodio, invece, i due gangster Vincent e Jules (Samuel L. Jackson), dopo aver recuperato una valigetta molto importante per Marsellus (questa prima parte del racconto avviene dopo il prologo nel ristorante e prima dell’episodio con Mia), devono fare i conti con un incidente avvenuto in auto: un colpo di pistola parte accidentalmente, uccidendo il loro infiltrato Marvin e sporcando completamente di sangue il veicolo e loro stessi. Trovano aiuto in Jimmy (lo stesso Quentin Tarantino), un amico di Jules che li ospita a casa e nell’operato di Mr. Wolf (Harvey Keitel), specialista nel risolvere i problemi. I due si ritroveranno nello stesso diner dove i due ladri stanno per iniziare la rapina.
È chiaro che a Quentin Tarantino non interessa donare al film una profondità che non sia puramente quella ludica, composta da citazioni, divertimento e sorprese. Il senso di Pulp Fiction si ritrova nei dialoghi banali e quotidiani affrontati con eccessiva serietà, nell’esplosione di violenza grottesca che riempie lo schermo, nel modo in cui la colonna sonora colora le sequenze rendendole indimenticabili.
Cosa significa Pulp Fiction?
Questo perché, sin dal cartello iniziale, il film sembra svelare la propria natura di opera di genere di puro intrattenimento. Le due definizioni di pulp mostrate sin da subito allo spettatore nascondono la spiegazione della natura dell’opera. La prima: “soffice massa umida di materia informe“, che corrisponde non solo alle viscere umane e alla natura della storie (sporche, grezze, indefinibili) ma anche alla qualità della carta delle riviste pulp a cui Tarantino si è ispirato, di bassissima qualità. Infatti, la seconda definizione recita: “Rivista o libro contenente argomenti luridi e con stampa su carta ruvida non lavorata“.
L’utilizzo della parola Fiction sottolinea ulteriormente il rapporto di finzione – appunto -, di invenzione narrativa a cui lasciarsi abbindolare e abbandonare. Nulla è da prendere sul serio: non le situazioni esagerate, non la violenza senza filtri (un marchio di fabbrica di Tarantino che solo in The Hateful Eight acquista un senso realistico e orrorifico) atta solo a divertire il proprio pubblico, non il destino dei personaggi (che viene lasciato in sospeso per quasi tutti).
Quello che stiamo guardando è una raccolta di storie d’intrattenimento. Pescando dalle visioni con cui è cresciuto, del cinema exploitation, grezzo e viscerale quanto i racconti pulp dei magazine, Tarantino dà vita a un’opera inclassificabile e immortale.
Qual è l’ordine giusto delle storie?
Non resta che mettere ordine alla struttura della storia raccontata in Pulp Fiction, seguendo la cronologia degli eventi (e non quella in cui viene mostrata nel film), ma tenendo presente che il fascino del film ne risentirebbe.
L’ordine cronologico esatto delle storie sarebbe il seguente:
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- Il capitano Koons dona l’orologio del padre al giovane Butch (prologo all’episodio L’orologio d’oro)
- Vincent e Jules recuperano la valigetta di Marsellus (prologo dopo i titoli di testa)
- I due gangster sono costretti a cambiarsi da Jimmy con l’aiuto di Mister Wolf (l’episodio La situazione Bonnie)
- I due ladri al diner stanno per rapinare il locale (prologo del film, prima dei titoli di testa)
- Jules e Vincent si confrontano coi ladri ed escono dal locale (ultima parte dell’episodio La situazione Bonnie)
- Jules e Vincent consegnano la valigetta a Marsellus e Vincent passa la serata con Mia Wallace (l’episodio Vincent Vega e la moglie di Marsellus Wallace
- Butch risolve le cose con Marsellus e parte in moto con la propria ragazza (l’episodio L’orologio d’oro)
È interessante notare come la struttura cronologica di Pulp Fiction sembrerebbe focalizzarsi di più sul personaggio del pugile interpretato da Bruce Willis, la cui storia dell’orologio d’oro apre e chiude il film. A dispetto del finale aperto e all’apparenza inconcludente del film, che vede Jules e Vincent uscire dal locale, la cronologia ordinata degli eventi regala una degna conclusione, anche di speranza nei confronti del personaggio di Butch.
Un finale degno delle migliori storie pulp, aperto e soddisfacente, ma che rovinerebbe il fascino immortale di un film che non ci stancheremo mai di vedere.