Il film: A Quiet Place II, 2020. Regia: John Krasinski. Cast: Emily Blunt, Millicent Simmonds, Noah Jupe, John Krasinski, Cillian Murphy. Genere: Horror. Durata: 97 minuti. Dove l’abbiamo visto: Al cinema.
Trama: Dopo i tragici eventi di A Quiet Place, la famiglia Abbot deve affrontare i pericoli del mondo esterno mentre lotta silenziosamente per sopravvivere. Costretti ad avventurarsi nell’ignoto, si rendono presto conto che gli alieni guidati dal suono non sono l’unica minaccia in agguato oltre il sentiero di sabbia.
A Quiet Place 2 è arrivato nelle sale cinematografiche a giugno 2021, preceduto da un successo al botteghino negli Stati Uniti dopo la pandemia e da un’accoglienza piuttosto generosa da parte della critica. Prodotto perfetto per l’evasione a tema horror di cui gli spettatori continuano a rimanere affamati, il sequel di uno dei film di terrore più interessante degli ultimi anni si rivela sorprendentemente efficace ed eleva il sodalizio famigliare tra John Krasinski e Emily Blunt a uno dei progetti editoriali più interessanti del genere, aspetto che analizzeremo in questa recensione di A Quiet Place II.
A Quiet Place II, la trama: zitti o morti
La storia di Quiet Place II parte proprio da dove finisce il capitolo precedente. Il personaggio di Emily Blunt, Evelyn, è una quasi final girl perennemente in fuga, che deve proteggere la sua famiglia, composta da un neonato, il figlio Marcus (Noah Jupe) e la figlia Regan (Millicent Simmonds). Gli Abbott si spostano di continuo alla ricerca di un altro posto dove stare e pensano di averlo trovato nell’amico Emmett (Cillian Murphy) anche se, similmente ad altri personaggi interpretati dall’attore di Peaky Blinders, non è chiaro se ci si possa realmente fidare di lui o meno.
La sceneggiatura di A Quiet Place II si muove contemporaneamente nel passato e nel presente narrativo, ritagliandosi lo spazio per mostrarci l’incidente che ha portato le terribili creature guidate dal suono ad annientare la maggior parte della società, cosa che il film sfrutta anche per introdurre il personaggio interpretato da Cillian Murphy, che a suo modo riempie il vuoto lasciato dallo stesso Krasinski.
La famiglia: tra terrore e protezione
In questo caso, John Krasinski non solo dirige, ma scrive anche la sceneggiatura del film e si riserva una presenza attoriale nel già citato prologo. Sebbene la suspense connaturata al primo capitolo vada scemando, le nuove dinamiche che interessano gli Abbott sono poste in maniera interessante. Le regole del gioco già le conosciamo: bisogna tacere per evitare che le creature letali individuino i protagonisti, ma il pretesto del viaggio verso il luogo della speranza permette in questo sequel di avanzare un’analisi individuale dei personaggi e di incrementare la tensione con il montaggio parallelo di alcune scene in cui coesistono elementi visivi e sonori.
Blunt, Simmonds e Jupe continuano ad affidare al linguaggio dei segni e all’espressività dei loro volti il compito di coinvolgere emotivamente lo spettatore, trascinandolo in un turbinio di terrore e dolore, sentimenti che cozzano con la protezione che si vorrebbe offrire alla propria famiglia. Proprio in questo senso, risulta ancora più chiaro il motivo del successo dei due film di John Krasinski che, nella loro essenza, vogliono porsi come riflessioni sul concetto di genitorialità. La cornice di A Quiet Place è chiaramente quella dell’orrore, dunque suspense e jump scares tengono alta l’attenzione degli spettatori, ma il vero terrore viene dalla paura profonda e irrequieta di non essere in grado di proteggere i propri figli.
“Sonorità” attoriali
Chiaramente, A Quiet Place II non riesce a consegnare allo spettatore delle sequenze iconiche e ispirate come il primo capitolo – era quasi impossibile ripetersi e Krasinski ha comunque imboccato la strada narrativa migliore in questo sequel. Tuttavia, ancora una volta, l’ex pupillo di The Office mostra di avere piena comprensione dell’arte attoriale e di volerne fare il fulcro della propria regia. Tensione e al contempo identificazione sono i tratti che i protagonisti di A Quiet Place devono incapsulare nei loro volti, rendendosi vero e proprio veicolo di una nuova scia del cinema horror, che affida alla fisionomia il compito di identificare svolte narrative tipiche del genere (il sorriso finale di Florence Pugh in Midsommar ne è un esempio perfetto).
Nei suoi 97 minuti di durata, John Krasinski si conferma un regista particolarmente capace di comporre immagini memorabili e, soprattutto, di generare tensione drammatica a partire da ciò che lo spettatore sente e non: continuiamo a soffrire in anticipo per le terribili conseguenze che un suono emesso per sbaglio – la caduta di una penna a terra, ad esempio – potrebbe avere. Gran parte del merito del successo di questo secondo capitolo, è doveroso precisarlo, va infatti al montatore Michael P. Sawyer, il cui contributo è fondamentale per conferire ulteriore dinamismo a una storia piuttosto chiara e semplice nei suoi intenti. Non vediamo l’ora di rituffarci nell’universo di A Quiet Place con il prequel A Quiet Place: Day One (2024), firmato da Michael Sarnoski, per capire come questo sodalizio horror tra immagini e suono continuerà.
La recensione in breve
A Quiet Place II funziona benissimo come intrattenimento horror mainstream; il sequel firmato da John Krasinski ne eleva l'universo narrativo e sonoro a uno dei prodotti editoriali più interessanti degli ultimi anni.
- Voto CinemaSerieTv