Il film: Alien: Romulus, 2024. Regia: Fede Álvarez. Cast: Cailee Spaeny, David Jonsson, Archie Renaux, Isabela Merced, Spike Fearn, Aileen Wu. Genere: Horror, azione, fantascienza. Durata: 119 minuti. Dove l’abbiamo visto: Al cinema.
Trama: Mentre rovista nelle profondità di una stazione spaziale abbandonata, un gruppo di giovani coloni spaziali si trova faccia a faccia con la forma di vita più terrificante dell’universo.
A chi è consigliato? Non solo agli appassionati dell’iconica saga sci-fi, ma anche a chi ha giocato il clamoroso Alien: Isolation, di cui il film di Fede Álvarez adatta perfettamente l’estetica.
Con Alien: Romulus, finalmente nelle sale italiane, gli elementi della saga leggendaria iniziata con Ridley Scott vengono reinterpretati in grande stile, con una buona dose di carneficina, questa volta da Fede Álvarez. Che il regista uruguaiano fosse un nome di cui tener conto per il genere horror, ce ne siamo resi conto nel 2013, quando ha realizzato il remake del classico horror La casa. In seguito, ha sorpreso i fan dell’orrore anche con il soffocante Don’t Breathe e l’atipico esperimento seriale su Apple TV+ Calls. Ora, alla guida del settimo capitolo del franchise sci-fi, lo riconnette alle sue radici di survival horror, rimanendo fedele alla lore e rivitalizzando i classici dell’orrore degli anni ’70 e ’80, per le nuove generazioni di spettatori, come analizziamo nella nostra recensione di Alien: Romulus.
La lezione di Alien: Isolation
Alien: Romulus racconta di un gruppo di giovani coloni ed esploratori spaziali che scoprono l’esistenza di un impianto abbandonato della Weyland-Yutani, di dimensioni colossali, in orbita attorno al loro pianeta. Su questa stazione apparentemente deserta, trovano quella che sembra l’unica via di fuga dalla triste e cupa realtà che li circonda come minatori su un pianeta desolato. Tuttavia, ignorano che su quella stazione sono stati condotti esperimenti con lo Xenomorfo, alcuni dei quali particolarmente crudeli.
Non può esserci premessa migliore. Alla ricerca di un futuro migliore e di qualcosa con cui fare soldi, questo equipaggio eterogeneo di sopravvissuti dovrà affrontare la creatura più letale della galassia e cercare di uscire vivo da un labirinto oscuro su una traiettoria fatale. L’equipaggio principale, composto da personaggi realistici e quotidiani, trasmette perfettamente la sensazione che nessuno sia al sicuro: troviamo Cailee Spaeny (Civil War) nel ruolo di Rain; Isabela Merced (Madame Web) nel ruolo di Kay, e David Jonsson (Incontrarsi a Rye Lane) nel ruolo del sintetico Andy, impegnati a sopravvivere nei corridoi esagonali, interminabili e poco illuminati della stazione, mentre cercano di sfuggire ai facehugger in agguato.
Terrore claustrofobico e azione adrenalinica: l’equilibrato mix di Alien: Romulus
Dopo la deriva filosofica ed esistenzialista di Ridley Scott nei suoi due prequel più recenti, Alien: Romulus appare come un ritorno del franchise alle sue radici più primitive, incorniciato tra i suoi due esempi migliori: il terrore claustrofobico e maestoso di Alien e l’azione adrenalinica di Aliens. Il nuovo lavoro dell’uruguaiano Fede Álvarez riesce a mantenersi in equilibrio come un capitolo indipendente all’interno della saga, apportando la sua impronta autoriale, senza rinnegare il passato ma con uno sguardo rivolto al futuro dell’universo Xenomorfo.
Álvarez, affiancato dal suo partner di scrittura Rodrigo Sayagues, recupera l’essenza “operaia” dell’originale, restituendo il ruolo di protagonisti ai lavoratori oppressi dal sistema, costretti a lottare contro una macchina instancabile e indistruttibile che sfrutta il loro corpo fino all’esaurimento per ottenere ciò che le interessa, per poi disfarsene. Oltre a confrontarsi con il capitalismo, i giovani lavoratori guidati da Cailee Spaeny, “la nuova Ripley”, che si esprime con competenza (pur mantenendo le dovute distanze con Sigourney Weaver), si trovano anche a scontrarsi con il più letale “Alien” della galassia. Lo Xenomorfo creato da HR Giger è tornato più in forma che mai, grazie a un design che sfrutta al meglio sia la CGI sia gli effetti pratici, con il contributo dello studio di Phil Tippett, nella migliore rappresentazione sul grande schermo dai tempi dell’Alien Queen di James Cameron e Stan Winston.
Lo Xenomorfo: l’inconoscibile tra organico e meccanico
Lo Xenomorfo è il protagonista indiscusso di Alien: Romulus, di cui viene mostrato il lato più sanguinario e sadico, riempiendo lo schermo di pura malvagità e regalando alcuni dei momenti più spettacolari e originali dell’intera saga. La visione surrealista e biomeccanica di questo letale alieno, una delle creature più spaventose del cinema, viene riproposta nella sua forma più primordiale, presentandoci uno Xenomorfo che rispetta la famosa combinazione di organico e meccanico, conferendogli un aspetto profondamente inquietante, diverso da qualsiasi altra creatura e mostrandoci esplicitamente il suo ciclo vitale: dalla riproduzione alla crescita, attraverso il classico e violento processo di incubazione in un ospite umano. Vengono così riproposti i temi dello stupro e del parassitismo, che Giger stesso aveva voluto imprimere al ciclo vitale della creatura. La bocca retrattile dell’alieno e il suo sangue acido – quest’ultimo, in particolare, evidenziato da alcuni trailer – sono dettagli che sottolineano la natura spietata e inconoscibile di questo organismo perfetto, che terrorizza come mai prima d’ora.
Alien: Romulus è ciò che molti speravano di vedere in Prometheus, ciò che Ridley Scott ha iniziato a sviluppare con Alien: Covenant e il miglior esempio di ciò che ha reso il videogioco Alien: Isolation un tale successo. Espandere la storia del franchise e spiegare i suoi molti misteri non deve necessariamente tradursi in un’operazione incomprensibile, piena di buchi ed enigmi, né deve essere in contrasto con la creazione di un prodotto di intrattenimento e intrigo, arricchito da buone dosi di body horror. Dopotutto, è proprio questo che ha reso grande l’originale: la paura dell’ignoto, del diverso, di ciò che non possiamo comprendere.
La recensione in breve
Alien: Romulus si presta a un abbuffata collettiva, celebrando il gore più selvaggio della saga sci-fi. Trae con successo ispirazione dal primo capitolo della saga e da Alien Isolation: una corsa sulle montagne russe estremamente divertente, con continue allusioni ai film precedenti ma che non rinuncia mai alla propria impronta autoriale
Pro
- Rimane fedele all'essenza della saga, esplorando al contempo nuovi territori narrativi
- Riesce a bilanciare perfettamente azione e dosi di gore conducendoci in un'avventura intensa
Contro
- La parte centrale rischia, a tratti, di impantanarsi nella nostalgia