Il film: Anatomy of a Fall (Anatomie d’une chute) del 2023. Regia di: Justine Triet. Cast: Sandra Hüller, Swann Arlaud, Milo Machado-Graner, Antoine Reinartz, Samuel Theis. Genere: thriller, drammatico. Durata 150 minuti. Dove lo abbiamo visto: anteprima stampa al Festival di Cannes, in lingua originale.
Trama: Sandra è una scrittrice tedesca che viene accusata dall’omicidio del marito, morto in seguito ad una caduta dall’ultimo piano dello chalet di famiglia. Seguirà un intenso processo, in cui l’unico testimone è il figlio ipovedente della coppia.
Molto spesso nei festival cinematografici i cosiddetti “film di genere” vengono spesso trascurati, sia nel palmares che a livello di attenzione mediatica, a favore di pellicole più autoriali e sperimentali, o dai temi “importanti” e attuali. Potrebbe essere il caso anche di questo ottimo film firmato dalla regista francese Justine Triet, che invece meriterebbe molta più attenzione ed apprezzamenti di quanto sia avvenuto finora qui a Cannes 76: semplicemente perché, come vedremo in questa recensione di Anatomy of a Fall, la regista sfrutta al meglio gli stilemi del genere proprio per ad andare a fondo all’interno di un burrascoso rapporto di coppia che, però, risulta sempre estremamente sincero e credibile.
Una trama da giallo, un ritmo da legal thriller…
La trama prende il via in quello che sembra un pomeriggio come tanti altri: la scrittrice Sandra è nel suo chalet tra le alpi francesi pronta per essere intervistata da una giovane studentessa di Grenoble, quando il marito comincia a suonare della musica ad altissimo volume che rende impossibile continuare il dialogo tra le due donne, che decidono di rimandare l’incontro ad un altro momento. Subito dopo l’intervistatrice, anche il figlio della coppia – Daniel, 11 anni ipovedente e sempre accompagnato dal fedele cane – lascia lo chalet per la troppa confusione e va a fare una passeggiata nei dintorni. Quando torna a casa, ai piedi dello chalet trova il corpo esanime del padre, probabilmente caduto dalla finestra dell’ultimo piano.
Si è suicidato o è caduto per sbaglio? O forse potrebbe essere stato qualcuno a spingerlo? La polizia sembra pensarla proprio così e l’unica e naturale accusata è ovviamente la moglie, visto che è altamente improbabile che chiunque altro si possa essere introdotto in casa senza che nessuno se ne accorgesse. Sandra a quel punto chiede l’aiuto di un avvocato che conosceva tempo addietro e inizia così un lungo processo che vede come testimone principale il giovanissimo Daniel.
Ed è proprio attraverso il processo e le varie testimonianze che seguiranno che andremo a scoprire sempre di più della coppia e dei loro segreti, oltre che ovviamente quanto è veramente accaduto quel tragico pomeriggio. O forse no?
…e un finale da dramma d’autore
La prima cosa che viene spontaneo dire sul film di Justine Triet è che appassiona lo spettatore fin dalla primissima scena e lo tiene costantemente in tensione per due ore e mezza. Lo fa con una regia asciutta ma perfetta, che fa un utilizzo intelligente di flashback, controcampi e soprattutto primissimi piani che, soprattutto nel caso del bambino (il bravissimo Milo Machado Graner), riescono perfettamente a restituirci le sensazioni e le difficoltà dei protagonisti.
In più, può contare sull’ennesima performance eccezionale della tedesca Sandra Hüller – già molto premiata e apprezzata in passato per pellicole quale Requiem e Toni Erdmann, entrambe da recuperare assolutamente – che conferisce al personaggio, e quindi all’intero film, la giusta ambiguità: è lei vittima di tutto questo o è invece il carnefice? Una domanda che a molti spettatori potrebbe rimanere anche dopo il bellissimo finale del film, ma poco importa. Perché è una domanda che in realtà viene spontaneo farsi più volte durante queste due ore e mezza di visione: non necessariamente riguardo all’incidente mortale, ma all’intera relazione che ci viene raccontata.
Anatomia di un matrimonio
Al di là del mistero e al di là della sua scorrevolezza, la vera grandezza di Anatomy of a Fall è che la caduta a cui il titolo si riferisce è duplice: quella, ovviamente, mortale dell’uomo, ma anche e soprattutto della coppia, solo apparentemente felice. A differenza di quanto già visto tante altre volte, assistiamo direttamente, in quanto spettatori neutrali, ad uno scontro tra marito e moglie soltanto una volta, in un flashback potentissimo – e intelligentemente interrotto proprio nel momento cruciale – in cui emerge tutta la bravura e la naturalezza della Hüller.
Per tutto il resto del film, invece, ascoltiamo sempre e solo delle versioni “soggettive” date e filtrate dalle varie testimonianze, chiaramente faziose e falsate, di uno psicologo, degli avvocati, di Sandra stessa. Non ci è dato, in quanto spettatori, sapere come siano andati davvero i fatti, chi avesse torto o ragione durante la lite, chi fosse la reale causa del malessere che ormai aleggiava nella coppia. Non ci è dato sapere perché, in fondo, è la stessa cosa che accade nella vita reale, dove molto spesso non vi è torto o ragione. E sono spesso i figli, le persone che più amiamo, e che più vorremmo proteggere, ad essere costrette a fare una scelta e, poi, viverne le conseguenze. Questo è il vero delitto.
La recensione in breve
Anatomy of a Fall è un ottimo legal thriller che ha anche il coraggio di spingersi oltre il confine del film di genere: appassiona lo spettatore per tutte le due ore e mezza della sua durata grazie ad una sceneggiatura intelligente e la performance di lusso della protagonista Sandra Hüller, ma in più ha anche il grande merito di far riflettere in modo non banale sui rapporti di coppia e anche su quelli madre/figlio.
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